Autore archivio: amministratore

Association of International Chambers of Commerce (AICC) :Successo per l’evento di debutto!

AICC

Fondata a Ginevra ai primi mesi del 2019 la fondazione dell’Association of International Chambers of Commerce (AICC) e presieduta dalla Camera di Commercio italiana per la Svizzera (CCIS), dall’idea di Claudio Bozzo, Presidente della stessa CCIS in Svizzera francese e da inizio anno anche Presidente dell’AICC, la suddetta associazione coinvolge ad oggi dodici Camere di Commercio internazionali con sede in Svizzera romanda ed è il primo esempio in Svizzera di associazione dedicata alle Camere di Commercio internazionali.

Nel corso di una delle prime sedute dell’AICC, i membri del Board hanno votato per stabilire a quale Camera affidare la presidenza dell’Associazione durante il suo primo anno di attività. Visto il forte accento italiano all’origine del progetto, i Board Members hanno all’unanimità concordato di assegnare la Presidenza alla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS).

In un contesto come quello ginevrino dove l’internazionalità gioca un ruolo chiave, le attività organizzate dalla CCIS aspirano, soprattutto negli ultimi anni, a coinvolgere un pubblico cosmopolita al quale promuovere e far conoscere il Made in Italy. Proprio questa è una delle motivazioni principali per le quali è stata fondata l’AICC: la business community di Ginevra non è un pubblico facile da coinvolgere ma è una comunità con un’elevata influenza sulla città e con un importante potere di acquisto. Su proposta della CCIS, le dodici Camere di Commercio costituenti l’AICC si sono quindi impegnate a collaborare col fine ultimo di cercare di coinvolgere i propri soci e favorire l’incontro e il networking fra gli stessi; di conseguenza, i partecipanti agli eventi AICC provengono da almeno dodici nazioni diverse. Ecco allora che l’obiettivo principale è rispettato: la realizzazione di eventi ad hoc ideati per il pubblico internazionale della città.

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Secondo punto fondamentale alla base della fondazione dell’AICC, l’intervento di speakers di una certa rinomanza. La partecipazione di un pubblico numeroso e internazionale permette infatti di coinvolgere agli eventi targati AICC degli speaker di alto livello che possano intrattenere e stimolare la platea presente. È questo il caso dell’evento di inaugurazione dell’AICC che si è svolto il 29 ottobre scorso.

In quell’occasione, i rappresentanti delle dodici Camere di Commercio internazionali, dopo essersi confrontati per mesi al fine di ideare e pianificare l’evento nei minimi dettagli, hanno presentato l’AICC e il suo primo International Networking Event alla città di Ginevra. Oltre 400 partecipanti di almeno dodici nazionalità diverse si sono dati appuntamento in una location d’eccezione: la World Trade Organization. Ambiente internazionale e stimolante, il WTO è stato il set ideale per discutere e approfondire il tema centrale dell’evento: il futuro del commercio internazionale.

In nome dell’internazionalità di cui l’AICC si fa portavoce, l’arco di tempo che ha preceduto la conferenza è stato allietato dalle note della pluripremiata pianista giapponese, Yuuko Suzuki.

Il concerto è stato poi seguito dalla tanto attesa conferenza inaugurale dell’evento, durante la quale Claudio Bozzo ha per primo preso la parola per ringraziare i presenti e presentare l’AICC. Bozzo ha poi introdotto e ceduto la parola al Consigliere di Stato Pierre Maudet. In quanto responsabile del Dipartimento dello Sviluppo Economico, l’interessante e arguto intervento di Pierre Maudet si è perfettamente inserito all’interno del contesto generale del confronto che, come già anticipato, ha visto approfondire la tematica del futuro del commercio.

In un secondo momento, è stato proprio il Direttore Generale del WTO, Mr. Roberto Azevêdo, ad analizzare l’argomento tenendo un entusiasmante discorso sul future of trade. Di fronte a un pubblico numeroso ed entusiasta, Mr. Roberto Azevêdo ha incuriosito i presenti con le sue parole dirette e sincere e non si è risparmiato neanche di fronte alle domande provenienti dal pubblico partecipe e attento che ha preso d’assalto la sala S1 del WTO.
Terminata la conferenza, i partecipanti sono stati accompagnati nell’Atrium del WTO dove lo spazio dedicato agli sponsor si integrava perfettamente con la zona riservata invece al networking tra i partecipanti.

Nell’Atrium, la discussione è infatti proseguita e si è ampliata godendo del banchetto allestito dal catering ufficiale della serata. Ulteriore dettaglio: la prima parte dell’aperitivo di networking ha visto la partecipazione di un gruppo di giovani musicisti brasiliani che hanno intrattenuto i presenti con della musica da cocktail. Personalità che sono solite frequentare gli ambienti delle organizzazioni internazionali, come consoli e ambasciatori, ma anche avvocati, banchieri, uomini d’affari, professori e esperti di comunicazione hanno avuto occasione di dialogare di fronte ad un bicchiere di buon Prosecco italiano.

Debutto da record quindi per l’AICC il cui primo International Networking Event ha ricevuto solo commenti positivi e fa ben sperare per i prossimi eventi in programma. A buon ragione la CCIS si è esposta ed ha ottenuto la presidenza dell’AICC il cui obiettivo principale, ovvero il potenziamento delle relazioni tra le Camere di Commercio internazionali, è stato pienamente rispettato. Se il mondo delle relazioni internazionali vi appassiona o siete interessati a conoscere Ginevra dal suo punto di vista cosmopolita, non mancate il prossimo evento targato AICC che si terrà nel mese di marzo 2020.

CCIS-SAIG

Valeria: L’italiana dell’altra Italia

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Oggi per la consueta intervista del nostro “italiano dell’altra Italia”, abbiamo ospite Valeria Simone, laureata in Scienze delle Attività Motorie e Sportive e Infermiera. Anche a lei chiederemo la sua esperienza da “expat”, il suo percorso di avvicinamento alla cultura svizzera e alla vita ginevrina.

Valeria ti andrebbe di raccontare ai nostri lettori qualcosa di te e della tua scelta professionale?

Mi chiamo Valeria Teresa Simone e sono nata a Bari il 20 aprile 1986.
La danza è sempre stata la mia passione. Da quando all’età di 6 anni la mia mamma mi ha iscritta ad una rinomata scuola di danza della città, Asd Nuova Danzarte, l’amore per la musica, il ritmo, il senso del rigore e del rispetto delle regole, mi hanno accompagnato per tutta l’adolescenza e mi accompagnano tutt’ora.

Subito dopo la maturità classica, sono partita un anno a Torino per inseguire il grande sogno di diventare una ballerina professionista. Sono stati mesi duri: per la prima volta lontana da casa, dalla famiglia, dagli amici, mi sono trovata subito confrontata di fronte alla realtà di non essere abbastanza alta, abbastanza magra, abbastanza brava. Tornata nella mia città natale, mi diplomo in Scienze delle Attività Motorie e Sportive con il massimo dei voti e inizio contemporaneamente a lavorare avviando per la prima volta a Bari i corsi di ginnastica ritmica alle bambine dai 4 ai 16 anni. L’insoddisfazione di non riuscire a entrare in graduatoria come professore di educazione fisica nelle scuole, mi spinge a tornare sui libri e raggiungere il traguardo di una nuova laurea, questa volta come infermiera. Nel frattempo mi sposo, rimango incinta e mio marito si trasferisce a Novara, chiamato a lavorare in un ospedale pubblico come tecnico perfusionista in cardiochirurgia.

Cosa ti ha spinto a lasciare Novara e arrivare a Ginevra?

Ancora una volta il malcontento di vivere in una città grigia e fredda per “noi del sud” abituati al sole e al mare, ci spinge oltreconfine. Aiutati anche da mio fratello che ci vive stabilmente, approdiamo a Ginevra e iniziamo la nostra nuova vita da expat con non pochi problemi e la nostra bimba Eleonora di 1 anno.

Dopo 3 anni di alti e bassi, a maggio 2018 scopro di essere di nuovo incinta: la nostra felicità è alle stelle e il 23 gennaio 2019 nasce la piccola Elsa. Felice di averla accanto a me, sento però un forte bisogno di circondarmi di altre mamme, di condividere le piccole conquiste di Elsa, di parlare e di ascoltare; cresce in me anche la voglia di ritrovare la forma fisica, ritornare alla danza, alla dolcezza dei gesti e alla musica. Casualmente leggo del Kangatraining, un allenamento postnatale che mira alla tonificazione del pavimento pelvico. Volo quindi in Francia per formarmi e apprendere questa metodica fondata da un’austriaca, Nicole Pascher, che 10 anni fa ha sviluppato il Kangatraining in collaborazione con ostetriche, medici, fisioterapisti e consulenti del portare.

Parlaci del Kangatraining e spiegaci di cosa si tratta?

Il Kangatraining è un allenamento per le neomamme che viene svolto con il proprio bimbo. È una ginnastica dolce, strutturata a fasi alterne: esercizi aerobici che mirano ad un allenamento del sistema cardiocircolatorio, e esercizi anaerobici di tonificazione muscolare con particolare attenzione a non sovraccaricare la fascia addominale e tutti i muscoli annessi e al recupero del pavimento pelvico indebolito dalla gravidanza e dal parto.

La particolarità del Kangatraining è che il bambino è sempre con la sua mamma e per la maggior parte del tempo è ben posizionato in un marsupio ergonomico o una fascia, dove spesso, si addormenta, lasciando alla sua mamma la possibilità di concentrarsi sul suo allenamento. La mamma ha quindi la possibilità di ritornare in forma senza preoccuparsi di dover lasciare il bimbo a qualcuno, ritrovando il proprio benessere psicofisico e al tempo stesso incontrare, conoscere e socializzare con altre mamme. Anche il bimbo riceve stimoli importanti per il suo sviluppo psicomotorio e grazie al contatto fisico con la sua mamma, vedrà soddisfatto un suo bisogno fondamentale che lo aiuterà a crescere con maggiore serenità e sicurezza.

Quando è possibile iniziare a praticare il Kangatraining?

Si può praticare il Kangatraining a partire dalla 6-8 settimana dopo un parto naturale e dalla 10-12 settimana dopo un cesareo. In entrambi i casi è necessario aver consultato il proprio ginecologo alla visita postparto; la valutazione del pavimento pelvico da parte di un professionista è fortemente consigliata.

Per partecipare al corso non è necessario acquistare un marsupio: per tutta la durata del corso infatti, le mamme avranno a disposizione gratuitamente i migliori supporti ergonomici. Inoltre, una ostetrica/consulente del portare collabererà regolarmente con me per garantire comodità e sicurezza a ogni bambino e mamma (in attesa di conseguire io stessa la formazione di consulente del portare).

I corsi inizieranno il 25 novembre a Florissant ma prevedo per l’inizio dell’anno prossimo di avviare altri corsi in altri quartieri di Ginevra e estendermi fino a Losanna. Per rimanere aggiornati delle news non esitate a consultare la pagina facebook: Kangatraining Genève o a contattarmi per mail: valeria@kangatraining-geneve.ch o per telefono al n° 076 750 01 04.

La notizia di Ginevra vuole ringraziare Valeria Simone per il contributo offerto a questa ennesima pagina dedicata ai nostri professionisti italiani a Ginevra.

Tradizionale pranzo mensile per i nostri anziani del quartiere

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Si fanno sempre più numerosi i nostri commensali del quartiere che desiderano passare un momento conviviale tra le mura della sede SAIG. Per l’appuntamento mensile di novembre, l’equipe della nostra società guidata dal responsabile del progetto, Menotti Bacci, ha accolto 27 invitati per proporgli un’eccellente momento culinario.

Questo incontro, ogni volta si trasforma in una giornata di festa dedicata alle persone della terza età del nostro Comune e, certamente, non sono le minestrine a soddisfare le esigenze culinarie dei nostri ospiti, bensì il desiderio di gradire la vera cucina italiana attraverso le capacità dell’equipe SAIG. Il menu prevedeva un vellutata di zucca con lasagne al forno tradizionali. Anche il dolce non è stato da meno con una gustosa panna cotta alle fragole. Un applauso scrosciante dei nostri commensali ha ringraziato l’impegno del gruppo lavoro.

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Durante gli incontri culinari con le persone anziane, sono proprio momenti come questi che ci fanno capire quanto sia importante l’azione della SAIG che, in collaborazione con l’Unità d’Azione Comunitaria di Servette / Saint-Jean / Petit-Saconnex (Servizio Sociale della Città di Ginevra), tesa a diversificare i punti di contatto con la popolazione e a incrementare le possibilità delle persone anziane marginalizzate di ricrearsi nel proprio quartiere una rete di contatti sociali e di incontri amicali. Siamo ben consapevoli che, con un po’ della nostra disponibilità, si possono realizzare cose grandissime ripagate con il sorriso donato da chi ha partecipa a questo appuntamento mensile, sorriso che ci ripaga ampiamente per tutti gli sforzi compiuti.

Come dimostrano i risultati, lavorare per questo e con queste persone è sempre un piacere ed il risultato è garantito. Siamo convinti che questo tipo di collaborazione ha dato e darà grandi soddisfazioni ai nostri anziani, come lo dimostra il clima che si è respirato, anche in questa splendida occasione.

Uno degli obbiettivi che la SAIG intende raggiungere è incrementare ed arricchire l’aspetto conviviale, importante tanto quanto l’offerta del cibo, che regala ai nostri affezionati “nonni” momenti di scambio e di confronto, fondamentali ad ogni età, ma ancora più preziosi nel momento della fragilità della vecchiaia, durante la quale la solitudine o l’amicizia e la compagnia possono fare veramente la differenza.

Questo progetto, uno dei tanti fiori all’occhiello delle numerose attività della SAIG, è divenuto, per le persone della terza età che vi partecipano, un appuntamento ambito per la qualità dell’accoglienza, le numerose soddisfazioni morali che si ottengono e delle proposte culinarie, sempre diverse e sempre curate, che i nostri cuochi propongono.

La Mostra “Noi, lavoratori e lavoratrici stagionali … Ginevra 1931-2019”

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Il giorno 29 ottobre scorso, una delegazione della SAIG, nelle persone del Coordinatore Carmelo Vaccaro e del presidente dell’Associazione dei Calabresi, Francesco Decicco, si è recata alla mostra intitolata “Noi, lavoratori e lavoratrici stagionali … Ginevra 1931-2019”, promossa dalla città di Ginevra, e progettata e prodotta dagli Archivi protestanti, dal Labor College e da Rosa Brux, per dare un riconoscimento ai lavoratori stagionali, di ieri e di oggi.
La mostra sarà aperta al pubblico dal 30 ottobre al 24 novembre 2019 al Commun (Edificio di arte contemporanea),

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Questo progetto è nato da una mozione del Consiglio Comunale della Città di Ginevra adottata il 17 settembre 2014 dal titolo “Perché hanno costruito la Svizzera e Ginevra: rendere omaggio ai lavoratori stagionali”. A seguito di un invito a presentare proposte lanciato congiuntamente da Agenda 21 – Città sostenibile e Servizio culturale, il Consiglio di amministrazione ha selezionato il progetto espositivo proposto dagli Archivi protestanti, dal Labor College e da Rosa Brux. Per gli organizzatori della mostra, “evocare questo passato e tornare alla sua posta in gioco è cercare di sviluppare un’altra prospettiva sulle migrazioni di ieri e di oggi”. “Questa mostra fa anche parte di un più ampio sistema municipale, guidato da tutta l’amministrazione, che mira a promuovere la diversità e la lotta contro stereotipi e discriminazione”, ha affermato il sindaco, Sandrine Salerno.

Si tratta di una bella ed importante occasione mediante la quale la città di Ginevra rievoca la storia dei lavoratori stagionali che hanno prestato la loro opera nella città di Calvino, storia che va dalla creazione dello status stagionale alla sua scomparsa nel 2002, e che affronta alcune questioni relative alla migrazione di manodopera al giorno d’oggi. Combinando approcci storici, commemorativi e artistici, la mostra testimonia le dure condizioni di vita e di lavoro che la Svizzera ha riservato a queste persone. Dà loro la parola attraverso molti documenti storici, archivi personali, interventi artistici e storie filmate prodotte per questa occasione. “Le arti e la cultura facilitano così la possibilità di diventare consapevoli, di sentire situazioni personali e traiettorie di vita che troppo spesso vengono ignorate, persino negate”, afferma Sami Kanaan, consigliere amministrativo responsabile della cultura.

Ma che cos’era “lo status di “stagionale”? : Per soddisfare le sue esigenze economiche, nel 1931 la Svizzera creò questo status, che combina la concessione di un permesso di soggiorno e di lavoro fino a 9 mesi a condizioni molto restrittive, vietando il “ricongiungimento familiare” e qualsiasi cambio di datore di lavoro e cantone di residenza.

Nella seconda metà del 20 ° secolo, centinaia di migliaia di lavoratori dell’Europa meridionale furono chiamati a contribuire alla prosperità di Ginevra e della Svizzera, in particolare nelle costruzioni, nei settori industriali, dell’agricoltura e alberghiero. La maggior parte di queste persone proveniva da Italia, Spagna, Portogallo o paesi dell’ex Jugoslavia.

Eventi e visite guidate

Nell’ambito della mostra è in programma un vasto e variegato programma di eventi: proiezioni di film, concerti-conferenze, conferenze, incontri-dibattiti, “caffè dei cittadini”, scambio di esperienze migratorie. Quattro visite guidate gratuite sono organizzate anche il sabato 2, 9, 16 e 23 ottobre con uno storico e / o un artista.

Informazioni pratiche
Noi, lavoratori e lavoratrici stagionali… Ginevra 1931-2019
Le Commun, rue des Bains 28, 1205 Ginevra.
Inaugurazione il 29 ottobre 2019 alle 18h.
Dal 30 ottobre al 24 novembre 2019.
Dal martedì alla domenica, dalle 11 alle 18.
Ingresso gratuito
www.expo-saisonniers.ch

Alla SAIG ritorna la caccia: Cinghiale in salmì alla lucchese, con polenta

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L’inizio dell’autunno, mentre qualche foglia si stacca dall’albero, i cacciatori puliscono fucili per dedicarsi alla più antica attività di ogni essere vivente: la caccia! Se nei tempi antichi, per l’uomo la caccia fosse una questioni di sopravvivenza, da qualche secolo è diventata una tradizione che appassiona tutte le classi sociali.

In Europa, la caccia viene esibita nei menù di tanti ristoranti e vengono eseguiti diverse ricette di cacciagione. Con il consueto spirito festoso, lo scorso 31 ottobre, per il secondo Corso di Cucina mensile, la SAIG ha rispettato una delle tradizione autunnale proponendo una ricetta particolare, in sintonia con l’atmosfera invernale predominante a Ginevra: Cinghiale in salmì alla lucchese, con polenta. Questa famosa ricetta viene realizzata un po’ dappertutto ma senza qualche ingrediente come la si propone a Lucca e in Toscana. Difatti, la differenza sta nell’aggiungere il vino toscano e, soprattutto, le olive amare lucchesi, che dona alla pietanza quel particolare gusto.

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Il Corso, diretto magistralmente da Menotti Bacci, presidente dell’Associazione Lucchesi nel Mondo di Ginevra, che con la maestria che tutte le partecipanti gli riconoscono, ancora un volta alla SAIG si è festeggiato il buon cibo con le innumerevoli pietanze che il nostro made in Italy ci propone con la ricchezza culinaria delle nostre 20 regioni.

Con questa pietanza del nord Italia, ma tipicamente personalizzate da tutte le regioni della Penisola, le signore si sono divertite ad immergersi tra gli ingredienti farinosi della lasagna e il sapore audace e selvaggio del cinghiale. Un altro momento che arricchisce il viaggio culinario delle SAIG, attraversando le regioni italiane alla ricerca delle loro moltitudini culturali. Un’altra serata all’insegna dell’amicizia e della buona armonia.

Questo incontro bimensile, come espresso diverse volte, volge a stringere i legami tra le culture culinarie regionali italiana e, nello stesso tempo, a promuovere i nostri prodotti per il piacere di deliziare i palati dei cultori. L’equipe di quest’anno è stata molto interessata a questi corsi di cui si è palesata l’assidua partecipazione, nonché il numero sempre costante dei partecipanti.

La SAIG coglie questa occasione per informare che, considerando il notevole successo dell’iniziativa, il numero dei partecipanti è stato aumentato. Pertanto, sono aperte le iscrizioni per qualche posto a disposizione.

Per maggiori informazioni, si prega di inviare un mail a info@saig-ginevra.ch oppure, chiamare al 022 700 97 45.

“Dall’estinzione alla resurrezione

Curiosa, infatti, la storia del cinghiale in cucina. In epoca romana non c’era praticamente differenza tra il cinghiale e il maiale. Gli animali venivano allevati allo stato brado nei boschi; ci si limitava a catturarli e a macellarli al momento giusto. Poi, nel Nord Italia, a partire dal Medioevo molti contadini iniziarono a vivere fianco a fianco con i maiali, che inizialmente venivano utilizzati per lo smaltimento degli scarti domestici come la crusca e le ghiande.

Dalle selezioni effettuate dall’uomo deriva il maiale domestico (Sus scrofa domesticus). Mentre, in Italia, le specie selvatiche andarono via via diminuendo. Nel nostro Paese esistevano tre sottospecie: il cinghiale maremmano (Sus scrofa majori), quello sardo (Sus scrofa meridionalis) e una terza razza dell’Italia settentrionale ormai estinta da secoli. All’inizio del Novecento il cinghiale era praticamente confinato alla Maremma, alla Sardegna e ad alcune aree dell’Appennino Centro-meridionale.

Tra il XVIII e il XIX secolo il cinghiale era già estinto in Trentino, in Liguria, in Friuli e in Romagna. Poi, a partire dagli anni ’50, con l’abbandono delle campagne soprattutto nelle aree pedemontane, la popolazione cominciò a crescere. Ma a determinare il ritorno dei cinghiali, negli anni ’60 e ’70, furono soprattutto le reintroduzioni a scopo venatorio.

Molti esemplari, appartenenti alla stessa specie Sub scrofa majori ma più grandi, vennero reintrodotti dall‘Ungheria; altri migrarono dalla Francia; altri ancora vennero più o meno spontaneamente incrociati con il maiale domestico. Fino all’attuale boom della popolazione “cinghialesca”.”

S.E. l’Ambasciatore Silvio Mignano riceve una delegazione della SAIG a Berna

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L’8 ottobre scorso, una delegazione della SAIG si è recata a Berna, presso l’Ambasciata italiana ad incontrare il nuovo Ambasciatore, insediatosi nel mese di giugno di questo anno, il quale si è reso disponibile a rilasciare un’intervista mirata a farlo meglio conoscere ai nostri connazionali residenti in Svizzera ed anche particolarmente interessato alla realtà associazionistica rappresentata dalla nostra Società a Ginevra.

In un clima disteso e cordiale, alla presenza del coordinatore Carmelo vaccaro, dei presidenti delle associazioni Calabrese, Francesco Decicco, di quella Laziale, Guglielmo Cascioli, di quella Siciliana, Vincenzo Bartolomeo, del tesoriere Gino Piroddi, del responsabile della comunicazione, Riccardo Galardi e del consulente giuridico, Avv. Alessandra Testaguzza, il Dott. Mignano, ha risposto volentieri alla domande che riportiamo qui sotto.

D: Dott. Mignano, Ambasciatore d’Italia a Berna dal 14 giugno 2019, Lei inizia la Sua seconda missione in Svizzera, dopo aver ricoperto la carica di Console Generale d’Italia a Basilea.
Quale sarà la Sua linea programmatica nella sua importante veste di ambasciatore in un paese che ha profondi legami, non solo storico-culturali e linguistici, ma anche commerciali con l’Italia?

R: Le linee guida vengono indicate a un capomissione dal Governo e in primo luogo dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Certamente nel caso della Svizzera sarà importante approfondire e intensificare ulteriormente i rapporti bilaterali, che con la Svizzera, paese amico e vicino, sono già eccellenti, nonché favorire gli scambi commerciali (siamo già oggi il terzo partner della Confederazione) e gli investimenti. I servizi consolari restano una priorità, in considerazione di una collettività di 640.000 connazionali residenti in Svizzera, così come la promozione della lingua e della cultura italiana, le scuole e i corsi di lingua.

D: Ambasciatore, anche gli italiani residenti in Svizzera, e nel resto del mondo, risentono della crisi economica di cui da anni soffre l’Italia e che si ripercuote inevitabilmente sulle comunità dei nostri connazionali. Possiamo ad esempio citare, tra l’altro, la chiusura dei consolati e la riduzione del numero degli addetti consolari, che rendono più problematico il disbrigo delle pratiche amministrative, oppure la riduzione delle risorse destinate ai corsi d’italiano, che ostacola il mantenimento dell’identità culturale. L’insieme di questi provvedimenti incide limitatamente sul risanamento del debito pubblico ma produce effetti devastanti sul legame affettivo con la Madre Patria. Possiamo sperare che, in un futuro prossimo, la nostra Italia mostri maggiore attenzione alle esigenze degli italiani all’estero?

R: Io credo che vi sia già molta attenzione ai connazionali. Il Ministero, e in particolare la Direzione Generale per gli Italiani all’Estero, dà molta importanza ai servizi consolari. Abbiamo appena avuto una riunione d’area a Vienna, destinata a tutti gli uffici consolari europei alla presenza del Direttore Generale Luigi Vignali. Siamo consapevoli che occorra fare sempre meglio e sempre di più, ma credo che siamo già molto impegnati in questa direzione. Lo stesso vale per le scuole e per i corsi di lingua. Io considero questo settore fondamentale e vi presterò la massima attenzione. Quanto ai servizi, la chiusura di alcuni Uffici consolari, che comunque è avvenuta alcuni anni fa, non ha portato alla loro riduzione: anzi, le statistiche indicano un costante aumento dei servizi prestati.

D: Nonostante la cessione di una parte delle prerogative nazionali a favore di una più stretta integrazione europea, resta ancora agli Stati membri molta autonomia nella politica estera.
Quali sono i principali settori dei quali Ella si dovrà occupare nell’espletamento del Suo mandato, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra Italia e Svizzera?

R: Direi che sono quelli che ho indicato prima: relazioni bilaterali, investimenti, scambi commerciali, questioni consolari, promozione della lingua e cultura.

D: Quanto a COMITES e CGIE, ha avuto già modo di incontrare i rappresentanti di questi comitati? Quali sono le iniziative ed i programmi da mettere in campo per migliorare la coesione e l’aiuto ai 600.000 connazionali residenti in Svizzera?

R: Li ho già incontrati. Abbiamo anche avuto una prima riunione Intercomites. Credo molto nella necessità di avere un rapporto continuo con i comitati e con il CGIE. Le iniziative e i programmi devono essere decisi insieme, sulla base di proposte che vengano da Comites e CGIE e rispetto alle quali io sono molto aperto.

D: Le altre realtà associative presenti sul territorio, che si occupano in maniera più capillare delle esigenze di coloro che vivono in questa che è diventata per molti una seconda patria possono, secondo la Sua opinione, rappresentare un ulteriore mezzo per far sentire le istituzioni italiane più vicine agli italiani che, pur vivendo lontani, mantengono forti legami con il proprio paese d’origine?

R: Certamente. I Comites e il CGIE devono restare il punto di contatto istituzionale con l’Ambasciata e con gli Uffici consolari, come prevede la legge, ma personalmente sono aperto a incontri e al dialogo con ogni realtà attiva nel territori

Ringraziamo ancora il nostro Ambasciatore per la cordiale accoglienza e per la disponibilità a rispondere ai quesiti posti.
E, oltre a rinnovargli il benvenuto in Svizzera, la SAIG gli augura un buon e proficuo lavoro.

L’associazionismo: la storia di persone altruiste che hanno scritto la storia!

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Le Associazioni, già dai tempi delle prime guerre, hanno avuto sempre un ruolo determinante per la nostra collettività e, continuano ad aggrapparsi a quel cordone ombelicale che le lega al luogo d’origine. Inoltre, si sono rivelate un punto di riferimento per dare impulso alla cultura italiana, un punto di incontro tra la vecchia e la nuova emigrazione sino al progressivo arresto di quest’ultima.

Non esistono ricette già pronte per il “cambiamento” ma rimanere inoperosi ed assistere alla perdita di importanti rappresentanti della comunità locale o Nazionale non lucrativi, quali sono le Associazioni, è deprecabile!

Come possiamo contrastare questa deriva alquanto demoralizzante? Ragionando sui problemi che producono la mancanza d’interesse di molti e la sterilità d’azione che ne consegue. Particolare attenzione dovrebbe essere data, anche solamente in specifiche occasioni, a quelle fasce d’età che con la solitudine anche accerchiati dai famigliari ed evidenziarne la figura e la loro esistenza.

Dovremmo sentirci tutti in dovere di stringere legami sempre più saldi e di aiutarci reciprocamente, dovremmo sentire la necessità di stare insieme allo scopo di mantenere integro il bagaglio culturale che abbiamo ereditato dai nostri predecessori per trasmetterlo alle generazioni future.

Ripensiamo agli ideali ed azioni per incoraggiare l’avvicinamento delle nuove generazioni al mondo dell’associazionismo, creando una realtà associativa che rispecchi le loro esigenze.

In questa chiave di lettura occorre occuparsi di cose concrete, servono progetti attendibili di come riavvicinare le giovani generazioni al mondo delle Associazioni, allontanandoli dalle droghe, dalle organizzazioni criminali, facendo conoscere la loro storia, le loro tradizioni, la loro cultura, appoggiando le loro iniziative.

Un’idea che potrebbe essere concretizzata sarebbe quella di motivare le nostre discendenze, uscendo fuori degli schemi tradizionali e proponendo temi che interessano davvero il mondo giovanile. Proposte e progetti che riescano a dare risposte concrete alle esigenze più significative, per non perdere la speranza e combattere il rallentamento dell’evoluzione di una recessione difficilmente recuperabile, che porta all’emigrazione dei nostri giovani.

Non è necessario pensarla tutti, e su tutto, nello stesso modo, ma bisogna condividere l’esigenza comune di uscire da una logica tradizionalista per il bene della nostra Comunità palagonese che non aspetta altro di sentire il contatto reale con le proprie appartenenze, attraverso azioni rappresentative che devono volgere alla considerazione del cittadino e vederlo come “uguale” e non come fonte di profitto o come sottostante.

C.V.

“Scheda del volontariato in Italia: oltre 44 mila le associazioni

Secondo il primo rapporto nazionale del Csvnet (Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato) analizza lo stato del volontariato nel nostro paese.

I dati del primo rapporto del Csvnet pubblicato nel 2015 svela il volto del volontariato in Italia. La maggior parte delle associazioni (55%) opera nel campo dell’assistenza sociale (11.812) e della sanità (9.098). Solo il 4% ha un presidente con meno di 35 anni. L’età media dei volontari è di 48 anni.

– Campione d’indagine.
In totale, sono stati raccolti i dati riguardanti 44.182 associazioni: non solo quelle iscritte ai registri pubblici, ma anche quelle registrate unicamente nelle banche dati dei Centri di Servizio. Il risultato è fotografia più dettagliata del mondo del volontariato mai realizzata in Italia. La maggior parte opera nel campo dell’assistenza sociale (11.812) e della sanità (9.098): da sole queste due classi racchiudono il 55 per cento del totale delle associazioni. Seguono quelle che si occupano di cultura, sport e ricreazione. Anziani e minori sono le categorie primarie di utenti con il 25,4 per cento, mentre si dedicano a malati e disabili il 18 per cento delle organizzazioni. Si occupano di nomadi, immigrati o profughi il 5,7 per cento. Al nord e nel centro si trovano oltre la metà delle associazioni: Lombardia, Toscana, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna sono le regioni in cui le realtà del volontariato sono più radicate. Se però si confronta il numero di abitanti con quello delle organizzazioni, sono Friuli Venezia Giulia e la Valle d’Aosta ad avere più onlus. Al sud e nelle isole si registrano, invece, le percentuali più basse: rispettivamente il 17 e il 6 per cento del totale.

La metà delle associazioni opera con meno di 16 volontari: solo il 15 per cento ha un numero superiore a 50. Per quanto riguarda i soci, ne hanno meno di 60 il 50 per cento, mentre poco più del 10 per cento ha una base associativa molto estesa (oltre 500 soci). La rappresentanza legale è composta, per i due terzi, da uomini.

Solo il 4% delle associazioni ha un presidente under 35. I presidenti delle OdV hanno in media 58 anni, dieci in più rispetto ai volontari delle stesse organizzazioni, e arrivano a ricoprire quel ruolo dopo un periodo lungo di gavetta.

Età dei volontari. Secondo lo studio, l’età media dei volontari nelle associazioni è in linea con quella della popolazione, 48,1 anni a fronte del 48,7 della popolazione nel suo complesso.
Sempre tra i presidenti, gli uomini sono in prevalenza ancora più netta: solo un presidente su tre è donna, tendenza analoga a quella registrata nella maggior parte dei contesti organizzativi di qualsiasi tipo (aziendale o istituzionale) dove la presenza femminile è più forte alla base e si assottiglia andando verso il vertice.”

(SP) Fonte: www.redattoresociale.it

Doppia imposizione:Quando i cittadini italiani residenti all’estero pagano le imposte due volte

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Affrontiamo oggi il tema della famigerata doppia imposizione che tutti temono.

Capita a volte, difatti, di accorgersi che si stanno pagando le imposte in due paesi, quello di residenza effettiva e quello da cui provengono i redditi (o parte di essi, come stipendi o pensioni). L’Agenzia delle entrate, ad esempio, a fronte della mancata iscrizione all’AIRE dei cittadini espatriati, continua ad effettuare ritenute alla fonte senza tenere conto del fatto che, contestalmente, quelle stesse perosne stanno pagando le imposte, allo stesso titolo, anche nel paese di residenza. Vengono, insomma, considerate contribuenti in due paesi diversi.

Contro la cosidetta “doppia imposizione”, nel tempo i vari Stati, hanno firmato delle Convenzioni mirate ad impedire che la stessa persona paghi le imposte sia nel paese di residenze, sia nel paese da cui i redditi provengono.

Tra l’Italia e la Svizzera esiste una Convenzione contro le doppie imposizioni datata 9 marzo 1976, che si applica alle persone che sono residenti di uno o di entrambi gli Stati contraenti, riferendosi alle imposte sul reddito e sul patrimonio prelevate per conto di ciascuno degli Stati contraenti, delle sue suddivisioni politiche o amministrative e dei suoi enti locali, qualunque sia il sistema di prelevamento (per l’Italia si tratta del’imposta sul reddito delle persone fisiche; dell’imposta sul reddito delle persone giuridiche e dell’imposta locale sui redditi).

Ai sensi dell’art. 4, numero 4) di detta convenzione “La persona fisica che ha trasferito definitivamente il suo domicilio da uno Stato contraente all’altro Stato contraente cessa di essere assoggettata nel primo Stato contraente alle imposte per le quali il domicilio è determinante non appena trascorso il giorno del trasferimento del domicilio. L’assoggettamento alle imposte per le quali il domicilio è determinante inizia nell’altro Stato a decorrere dalla stessa data”.

Detto questo, va valutata la linea da seguire in caso di diniego di rimborso.

Si deve procedere a contestare formalmente il prelievo alla fonte operato dall’Italia e chiederne il rimborso, tramite una raccomandata con ricevuta di ritorno che interrompa amche i termini di prescrizione e di decadenza.

Tale istanza di rimborso, ai sendi dell’art. 38 del DPR 602/1973, deve essere chiesta, per non incorrere in decadenze, entro 48 mesi dalla data di versamento o dalla data in cui è stato effetuata la ritenuta. Occorre cioè tenere in considerazione la data di corresponsione dell’emolumento (es. in caso di pensione erogata dalla Stato italiano, tale giorno va individuato nei primi giorni del mese di riferimento, sussistendo già all’atto della effettazione delle ritenuta alla fonte l’interesse e la possibilità di richiedere il rimborso in applicazione all’art. 18 della Convenzione Italia-Svizzera sul divieto delle doppie imposizioni). Cio’ significa che un’istanza prodotta, ad esempio, il 19.04.2017, questa sarà considerataintempestiva per le ritenute operate sul reddito per l’intero anno 2012 e per i primi 4 mesi del 2013.

In genere l’Agenzia delle Entrate non procede al rimborso facilmente, soprattutto se il contribuente non è iscritto all’AIRE sostenendo essere tale mancata iscrizione, adempimento preclusivo di qualunque rimborso. Essa sostiene, difatti, che considera fiscalmente residenti, ai fini del pagamento delle imposte sui redditi, le persone fisiche che per la maggior parte del tempo di imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente, ovvero hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile. Secondi la prassi, “le persone iscritte nelle anagrafi della popolazione residente (quindi se non iscritte all’AIRE risulteranno ancora residenti presso il Comune italiano di ultima residenza in Italia) si considerano in ogni caso residenti in Italia e, pertanto, soggetti passivi delle imposte italiane”. L’iscrizione all’AIRE è, pertanto considerata, secondo l’interpretazione che fa l’Agenzia delle Entrate, preclusiva di ogni altro accertamento (presunziona assoluta) ed il trasferimento della residenza all’Estero non rileva fino a quando non risulti la cancellazione dall’anagrafe di un Comune italiano. Insomma il requisito formale della residenza anagrafica è sufficiente per l’acquisizione della residenza fiscale.

Ma va considerato che a volte, anche in presenza di iscrizione all’AIRE, l’Agenzia delle Entrate opera, le ritenute alla fonte, costringendo i contribuenti a presentare un ricorso innanzi alla Commissione Tributaria competente contro il provvedimento di diniego di rimborso da parte dell’ente preposto.

Ebbene, proprio recentemente, all’esito della presentazione di un ricorso da parte di un contribuente residente in Svizzera e non iscritto all’AIRE, la sottoscritta ha potuto constatare con somma soddisfazione, che in sede di emanazione della sentenza, la Commissione Tributaria Provinciale ha riconosciuto il criterio della residenza effettiva, ha cioé, accolto, le proprie eccezione in sede di impugnativa del diniego di rimborso delle imposte precedente inviato, secondo le quali l’iscrizione all’AIRE, a fronte dell’applicazione della Convenzione tra Italia a Svizzera del 1976 contro le doppie imposizioni, che prevale sulla legislazione interna, non è un adempimento in mancaza del quale si ha una preclusione assoluta di qualsiasi altro accertamento. Si è potuto dimostrare che la residenza effettiva era in Svizzera e che, dunque, le ritenute alla fonte negli ultimi anni operate alla fonte, erano illegittime.

Una volta dimostrata, dunque, che la residenza effettiva si trova in Svizzera e che la parte istante ha versato le imposte anche sulle pensioni italiane all’organo cantonale competente, la Commissione ha condannato l’Agenzia delle Entrate a rimborsare la quota parte delle imposte ritenute alla fonte.

Naturalmente, a sostegno ed a corredo delle impugnative vanno prodotti una serie di documenti, ma, a fronte dell’eventuale ed auspicabile accoglimento del ricorso, il contribuente all’estero vedrà riconosciuto il suo diritto alla restituzione delle imposte ritenute alla fonte nel paese in cui non ha la residenza effettiva.

Questo tema potrà essere più dettagliatamente discusso durante la Conferenza del 21 novembre 2019 alle 19.30 presso la sede SAIG.

Avv. Alessandra Testaguzza

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