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Pranzo anziani di Novembre: i Sorrisi di felicità dei nostri commensali aumentano

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Pranzo anziani di Novembre: i Sorrisi di felicità dei nostri commensali aumentano

Come previsto, progressivamente i nostri ospiti del pranzo mensile della SAIG a loro dedicato, sono costantemente in aumento. Erano 25 ad essere accolti nei locali della SAIG per l’appuntamento di novembre, un raggio di sole che ogni mese, coi loro sorrisi illuminano di saggezza tutti noi.

Quindi, tutto esaurito anche per il pranzo offerto a novembre durante il quale gli ospiti della SAIG hanno potuto approfittare, tra sorrisi e buonumore, dell’ormai tradizionale pranzo del mese offerto agli anziani del nostro quartiere. Come da prassi, ogni mese dalla fine del 2013, la SAIG ospita, presso la sua sede al numero 10, av. Ernest-Pictet, venti o più senior del quartiere per un pranzo preparato dai membri della nostra società. Si tratta di un evento a cui teniamo molto perché rappresenta per noi un piccolo gesto di riconoscenza nei loro confronti.

L’impegno e l’entusiasmo con cui ogni volta la SAIG promuove questo evento, nasce dalla convinzione e consapevolezza che questi incontri sono fondamentali per poter regalare un momento di convivialità agli anziani del quartiere. Per questo rimane facile reperire dei volontari che si prestano ad organizzare al meglio il pranzo come Lisette Bacci, Francesco Decicco, Gino Piroddi, Claude Romanato e Antonio Bello, il gruppo lavoro della SAIG guidato dai responsabili Menotti Bacci, presidente dell’Associazione Lucchesi nel Mondo e Roberto Corona suo aiutante. Fondamentale la presenza di Maritza Villegas, l’assidua volontaria nominata dall’Antenne Sociale de Proximité (ASP) Servette Petit-Saconnex / Saint-Jean del Dipartimento della Coesione Sociale e della Solidarietà.

Velouté di zucca con crostini, polpettone con salsa di spugnole accompagnato da un gratin di patate. Il tutto con vino rosso rigorosamente italiano. Un dolce al sapore di cappuccino con piccola cialda e caffè hanno concluso il pranzo. Con questo menu, molto gradito dagli ospiti, si è concluso anche questo incontro che precede quello di dicembre, ove il programma della SAIG prevede due importanti appuntamenti dedicati proprio ai nostri anziani del quartiere il prossimo 6 dicembre e, del Cantone di Ginevra il 15 dicembre, data alla quale la SAIG aspetta 160 invitati alla Salle de Vernier Place a Vernier per un pranzo pre-natalizio che conclude l’anno.

I sapori d’Italia a Ginevra

I pasti, completamente gratuiti, propongono un piatto principale e un dessert italiano e costituiscono un’ottima occasione per gli anziani del quartiere di scoprire il cibo italiano in un’’atmosfera calda e festosa che permette loro di trascorrere del tempo assieme circondati da dolcezza e sorrisi.

La Società delle Associazioni Italiane di Ginevra, appoggiandosi al Servizio Sociale della Città di Ginevra, si è ampiamente documentata sulla situazione degli anziani cercando di comprendere le loro molteplici esigenze e di aiutarli a svolgere un ruolo attivo affiancandoli con parole, affetto e compagnia attraverso una serie d’incontri sistematici. La SAIG studia altri progetti per rimanere molto vicino agli anziani che vivono in uno stato di solitudine, oppure anziani ospiti di case di riposo.

Molti anziani, infatti, raramente hanno l’opportunità di condividere la loro vita quotidiana e il loro pasto con i propri cari, molti abitano da soli, e questa occasione offre, dunque, una possibilità importante soprattutto per questi ultimi.

Noi, alla SAIG, riteniamo di avere il dovere di tutelare il benessere dei nostri anziani a dimostrazione che rispettare il passato ci aiuta a vivere un presente che illumina la strada del futuro. Tendere la mano a chi vive una temporanea difficoltà o attraversa un periodo complicato della vita dà la grande occasione di osservare il mondo sotto un’altra prospettiva ma anche di guardarsi dentro e crescere. Il gruppo di 20 persone “grandi di età” che vengono a far visita alla SAIG, viene accolto per regalare loro un sorriso e dare qualche momento di spensieratezza.45691823_2149068018477194_1424360431236939776_o 45926941_2149068031810526_8032254688004931584_o 45668728_2149068091810520_8516265332959084544_o

Ginevra : Politica comune in ambito criminale 2018-2020

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Il procuratore generale insieme al Consiglio di Stato adottano la quarta edizione della politica comune a proposito della lotta contro la criminalità per il biennio 2018-2020.

Il principio di una politica comune in ambito criminale è adesso applicata da tutti gli attori istituzionali interessati e permette di far evolvere e consolidare la quarta edizione per il periodo 2018-2020.45480458_2147749098609086_4593181332221198336_n

Questo nuovo accordo sarà siglato dal procuratore generale Olivier Jornot e Mauro Poggia, consigliere di Stato incaricato dalla polizia, che firmerà questo documento per il dipartimento della sicurezza (DS) e a nome del Consiglio di Stato.
Sulla base del bilancio relativo al periodo 2016-2018 e dal rapporto strategico stabilito dalla polizia a giugno e luglio scorsi, il DS e il procuratore generale hanno deciso di continuare il loro impegno, di adattare alcuni aspetti e di tenere sette assi per il periodo 2018-2020:

-lotta contro la violenza;

-lotta contro la cybercriminalità;

-sicurezza della mobilità;

-lotta contro la delinquenza finanziaria;

-lotta contro la tratta degli esseri umani, la migrazione illegale e il lavoro in nero;

-lotta contro i comportamenti aggressivi a discapito dei poliziotti e degli altri agenti pubblici durante l’esercizio delle loro funzioni;

-attuazione effettiva delle sanzioni e coordinamento delle forze dell’ordine.

Rispetto all’edizione precedente, è stato escluso l’asse della sicurezza degli spazi pubblici tenendo conto della forte diminuzione dei furti nelle vie pubbliche e dell’accattonaggio sotto l’aspetto della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della forza lavoro. Gli altri assi sono stati mantenuti.

L’asse portante sulla lotta contro la violenza integra un ampio piano della sicurezza degli spazi pubblici, e menziona esplicitamente la problematica della violenza gratuita durante assembramenti festivi.

La politica comune in ambito criminale è diventata uno strumento di pilotaggio per lo Stato-maggiore della polizia e uno strumento di collaborazione con diversi partener, come l’ufficio cantonale dell’ispezione e delle relazioni del lavoro (OCIRT), l’ufficio cantonale della popolazione e dell’immigrazione (OCPM), l’ufficio cantonale della detenzione (OCD), la direzione generale dei veicoli (DGV) e, in materia di violenze domestiche così come per il futuro sviluppo di un approccio pluridisciplinare per la lotta contro le molestie sulla strada, l’ufficio della promozione dell’uguaglianza tra uomini e donne e della prevenzione delle violenze domestiche (BPEV).

 

Le45626267_2147749115275751_1547229373877190656_o constatazioni precedenti hanno portato a creare un nuovo asse organizzativo che, innanzitutto, mira a rinforzare la coordinazione la coerenza e l’efficienza dell’impegno delle forze della polizia, in particolare della polizia municipale nell’applicazione sia della politica comune in ambito della criminalità che degli altri compiti della polizia. Secondamente, si tratta di assicurare che le sanzioni penali, che privino la libertà dell’individuo e la libertà finanziaria, siano effettivamente messe in opera, assicurando alla polizia e agli altri attori della catena penale delle infrastrutture, la dotazione di modalità e di processi adeguati.

In sintesi, la lotta contro la criminalità come descritta per i tre periodi precedenti è sempre un argomento d’attualità: assicurare la sicurezza dei cittadini e degli ospiti di Ginevra resta la priorità del procuratore generale e del consiglio di Stato. La gestione della criminalità necessita adattamenti alle evoluzioni e il sostegno di controlli precisi oltre che osservazioni numeriche e consolidate. Il procuratore generale e il consigliere di Stato incaricato dalla polizia per il dipartimento della sicurezza proseguiranno regolarmente incontri per assicurare il proseguo strategico di questa quarta edizione, in partical modo sotto gli aspetti legislativi, regolamentari e di budget.

L’autunno piemontese al Corso di Cucina della SAIG

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L’autunno piemontese al Corso di Cucina della SAIG

Col secondo Corso di Cucina del mese di ottobre, l’attività culinaria della SAIG entra nel vivo della stagione autunnale ed ha scelto la Regione Piemonte. Difatti, quale migliore pietanza per esprimere i sapori autunnali dalle origini del Regno di Savoia? La scelta dello chef Stéphane Muller ha sancito per le “Lasagne al sugo di cinghiale”, rigorosamente fatte in loco dalle sorprendenti signore che assiduamente, primeggiano il Corso di Cucina della SAIG.

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Con questa pietanza del nord Italia, ma tipicamente personalizzate da tutte le regioni della Penisola, le signore si sono divertite ad immergersi tra gli ingredienti farinosi della lasagna e il sapore audace e selvaggio del cinghiale.

Un fuori programma è apparso all’improvviso: la ‘nduja spalmata su del pane tostato. Il piccante orgoglio di Calabria è stato intrufolato dal Presidente dell’Associazione Calabrese ginevrina.

Sono anni ormai che questi incontri culinari allietano le serata, dove si ripercorrono le memorie culinarie provenienti da molte regione italiane, allo scopo di riscoprire i vecchi sapori delle nostre nonne. Anche se l’evoluzione dei tempi ha modificato i sapori degli ingredienti, si è riuscito a salvaguardare la ricetta originale nella sua integrità e riportando ai giorni nostri i sapori di un tempo, mai dimenticati.

Con questo tipo d’attività, la nostra associazione continua a volgere il suo sguardo all’unità dei valori italiani e si auspica che possa essere un ulteriore momento per tessere relazioni d’unione tra gli italiani di Ginevra.

La “Carmen” di Silvia Priori a Ginevra per la XVIII Edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo.

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Arriva la “Carmen” di Silvia Priori a Ginevra per la XVIII Edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo.

Si è rivelato vincente il progetto “La culture italienne s’invite à Vernier” (La cultura italiana s’invita a Vernier), organizzato dalla Società delle Associazioni Italiane di Ginevra -SAIG- per il 2018. Per la realizzazione di questo progetto, che si chiude con la Carmen di Silvia Priori, determinanti sono stati la partecipazione della Città di Vernier, del Consolato Generale d’Italia a Ginevra e dell’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo (IIC).

Dopo il Concerto de “I Violinisti in Jeans” il 14 aprile, “La Compagnia Primo Sole” con la pièce “Filumena Marturano” il 19 maggio, “L’Opera dei Pupi Siciliani” della Famiglia Puglisi il 22 settembre, la performance del trio femminile del “Teatro Blu”, che ha infiammato e deliziato, il modico pubblico sia pur competente accorso per assistere all’esilarante spettacolo, ha chiuso la maratona culturale nella Città di Vernier.

A presentare gli eventi sopraccitati, tutti svoltisi alla Salle des Fêtes des Avanchets, il Coordinatore della SAIG, Carmelo Vaccaro con la presenza del Console Generale d’Italia a Ginevra, Antonino La Piana.

Un monologo eseguito magistralmente dall’attrice Silvia Priori, accompagnato dalle note della “Carmen” di Georges Bizet cantate dalla mezzosoprano, Tania Pacilio ed interpretate attraverso la danza dalla ballerina di flamenco, Maria Rosaria Mottola. Un trio coordinato ed espressivo che ha letteralmente brillato sul palco, scarsamente addobbato ma riempito dalla passione e professionalità degli elementi in scena.

Dopo un emozionante tour europeo in Italia, Svizzera, Germania, Francia, Austria, Slovenia è arrivata a Ginevra la Carmen di e con Silvia Priori che vede la regia di Kuniaki Ida e la partecipazione della ballerina Maria Rosaria Mottola e la mezzosoprano Tania Pacilio.

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Carmen è un personaggio possibile, non è uno stereotipo di donna, ma una persona conscia della propria sensualità traboccante, della propria personalità. Sarà la prima donna protagonista che dirà al pubblico “Carmen libera è nata, e libera morrà”.

“ Diserta, vieni via con me, la vita errabonda, all’ aria aperta, come tetto l’ universo, come legge la propria volontà ma soprattutto la cosa più inebriante: la Libertà, la Libertà!”
Lo spettacolo racconta la storia di un amore gitano che nasce, cresce e muore in cuori ardenti ed impetuosi e che tocca i vertici più alti della drammaticità. In un mondo fatto di zingari, di osti e di contrabbandieri, Carmen è un personaggio rivoluzionario, fuori da ogni schema sociale, un cavallo sciolto, un’ anima inedita, vera e aderente fino alla morte a sé stessa e al suo anelito verso la libertà, conscia della propria sensualità traboccante e della propria personalità. Una donna moderna, dunque, che si impone e non subisce, che si propone, forte e decisa al pubblico.

La Carmen di Bizet, fin dalla sua prima rappresentazione, suscitò subito forti perplessità; anzi, ancor prima, durante la preparazione, fu duramente ostacolata per i temi forti, l’immoralità della protagonista e la fine tragica. Ma ciò non fermò Bizet: convinto della bontà di ciò che stava facendo, portò a termine la sua Carmen così come lui l’aveva in mente. Ed ebbe ragione, perché, anche se non subito, ma di li a poco, Carmen fu molto apprezzata proprio per il maggior realismo della storia: questa è l’opera che apre le porte alla corrente Verista, che mirerà a rappresentare storie più attinenti alla vita ‘vera’, riferimenti a fatti di cronaca, personaggi più realistici e dotati di complessità psicologica.

La stessa ambientazione della storia immaginata dall’autore, la Spagna della Carmen non è solo un semplice sfondo su cui ambientare la vicenda o un elemento di colore locale, ma il terreno ideale in cui far muovere personaggi tanto forti; niente meglio delle sonorità latine può trasmettere l’energia degli istinti e delle passioni, con tutta la loro carica, bellezza e verità.

Carmen è una donna come poche: zingara (e perciò un’outsider, una persona che vive ai margini della società e della legalità), bellissima, passionale, incantevole. Ma il suo fascino, più che da una sensualità sfacciata ed esibita, viene da quello slancio vitale fortissimo, dall’amore smisurato per la libertà e l’indipendenza personale; non bada alle regole e ai ruoli sociali, non ha alcuna soggezione verso l’autorità, anzi, spesso se ne fa apertamente beffe. La musica di Bizet enfatizza il suo esprit moqueur, il suo modo di fare irridente, il suo vivere nell’attimo, come se la vita fosse leggera, leggerissima, tanto da poterla passare così… di slancio, come in una corsa a perdifiato, senza esitazioni, senza compromessi… e con tutti i rischi che ciò comporta.

Carmen è, dunque, uno spettacolo, innovativo, che insieme a “Butterfly” e “Traviata” compone la trilogia di Teatro Opera, appositamente creata da Silvia Priori per avvicinare il pubblico alla grandiosità e alla bellezza dell’opera lirica. Lo spettacolo, che ha una durata di circa un’ora ed è attualmente in tournée nei più bei teatri europei, è un emozionante connubio tra recitazione, danza, musica e canto lirico. In scena tre talenti che insieme alle più belle arie di Bizet, creano situazioni di grandissimo impatto emotivo, estremamente coinvolgenti.

La serata a Ginevra non ha deluso il pubblico che ha potuto assistere ad una performance che convince anche i puristi dell’Opera. La commistione di diverse tipologie di interpretazione crea nuove emozioni ed un innovativo punto di vista sull’Opera classica che tutti conosciamo. Una reinterpretazione convincente ed emozionante che arriva al cuore di chi assiste, in una maniera più diretta, in chiave moderna, come moderna è la Carmen immaginata da Bizet.

Marcello Fonte: dalla Calabria a Cinecittà fino al Festival di Cannes come migliore attore del Film “Dogman”

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Marcello Fonte: dalla Calabria a Cinecittà fino al Festival di Cannes come migliore attore del Film “Dogman”

Marcello Fonte, classe 1978, è nato e cresciuto con una famiglia numerosa a Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, prima di trasferirsi a Roma negli anni ’90.
Negli ultimi anni ha scritto, co-diretto e interpretato “Asino vola”, ha recitato nella serie tv “La mafia uccide solo d’estate” e nei film “L’intrusa” e “Io sono Tempesta”.
È a Ginevra per la prima di Dogman, il film diretto da Matteo Garrone che si è ispirato al cosiddetto ‘delitto del Canaro’, l’omicidio del criminale e pugile dilettante Giancarlo Ricci. Fonte, nel ruolo del protagonista Marcello, ha ricevuto il Prix d’interprétation masculine (Palma d’oro) al Festival di Cannes e il premio per il Migliore attore protagonista al Nastro d’argento

Dalla Calabria al grande schermo al fianco di prestigiosi personaggi del mondo cinematografico. Puoi raccontarci chi eri e quello che sei diventato oggi?

Sono cambiato un po’, ero quell’attore che pensava che andare in televisione era l’arrivo e invece ora sono l’attore che capisce che è tutto il contrario, che invece fare l’attore è una responsabilità, è un mestiere vero e proprio come tutti gli altri lavori.
La vittoria a Cannes è un grande messaggio ai giovani, perché è stato premiato ‘uno di noi’, un cittadino comune, che ha studiato autodidatta, quindi senza raccomandazioni, uno che però è stato determinato in quello che credeva.

Con quale tipo di cinema sei cresciuto?

Sono cresciuto con i film antichi, con quelli di Marcello Mastroianni, con Totò, con i film di De Sica, Alberto Sordi, quelli che si vedevano una volta, il cinema italiano, ma non solo. Mi piacevano anche i film stranieri, il cinema è tutto bello quando è fatto bene.

Ricordi il tuo debutto come attore?

Mi ricordo che sono entrato a pennellare scenografie e poi mi sono ritrovato a fare la lunga strada della gavetta, ho iniziato dal niente. Ogni volta che vedevo i camion del cinema mi incuriosivo e guardavo che film si stava girando. La prima volta, mi ricordo, ero a Piazza Vittorio, abitavo lì vicino, e c’erano i camion del cinema, ho visto Nino Manfredi e mi dicevo “Ammazza, Nino Manfredi dal vivo!”, mi sono avvicinato piano piano e alla fine sono rimasto lì fino alle 4 del mattino a vedere, parlargli, chiedendogli delle cose, ho sempre seguito persone più grandi di me. C’è da dire che già da piccolo, quando volevo una cosa, la seguivo, non ascltavo mia mamma, altrimenti ora non ero qua, ero a zappare terra.

E non avresti girato nemmeno un film con Leonardo Di Caprio…

Eh, quella è un’altra storia… E chi lo conosceva? Chi era andato mai al cinema? A casa mia era un lusso andare al cinema, eravamo in tanti e se tutti dovevano andare al cinema ci voleva una banca di soldi: sono cresciuto nella povertà, ma in allegria. Mio padre era un attore nato, ma non lo sapeva. Dico ai giovani che devi credere in quello che fai e devi essere ostinato pure, ma non ti devi prendere troppo sul serio.
Sono capitato per caso nel film girato con Leonardo Di Caprio, non sapevo neanche chi fosse, sono arrivato lì dalla pittura, pitturavo le scenografie e cantavo mentre lavoravo. Un certo Cristiano Spoletini mi ha visto e ha voluto il mio numero, dopo alcuni giorni mi chiamano per andare a Cinecittà che stavano preparando un film “l’americani”, e sono andato lì a fare la prova costume. Arrivo lì e trovo tutto allestito in stile 800, persone con i baffi, i vestiti etc., e io pensavo “mamma mia, che bello!”. E non capivo, mi dicevano che girava un certo “scozzese”. Ad un certo punto iniziamo a girare questo film con Martin Scorsese, ma io non sapevo chi fosse, non sapevo niente e non conoscevo nessuno, la fotografia che ho insieme a Di Caprio, l’ha scattata Daniel Day Lewis e non sapevo chi fosse, me l’hanno detto dopo. La cosa più bella di questa esperienza era che guardavo e rubavo con gli occhi.

Qual è stato, a tuo parere, il film o l’inte44235377_2117785194938810_9017704955200405504_o rpretazione che ha rappresentato la svolta per la tua carriera?

Credo che sia stato per “Asino vola”, che è autobiografico, parla della mia vita. Quel bambino musicista che vedete sono io. Poi Garrone mi ha dato sicuramente la crescita. Mi ha migliorato, sia come attore sia come persona.

Con Dogman ti sei trovato di fronte ad una storia di cronaca nera accaduta realmente 30 anni fa. Come è stato vestire i panni del protagonista Marcello (Pietro De Negri nella realtà), il criminale conosciuto come ‘il canaro della Magliana’?

Io non so niente di lui, il film è ispirato liberamente a quella storia, ma è un’altra cosa. Quel che raccontiamo è la storia di un padre di famiglia che difende la propria dignità di essere umano, che viene calpestato davanti alla figlia, davanti al quartiere, davanti a tutti.

44249881_2117785388272124_7169998114516893696_oQuali sono state le maggiori difficoltà a cui hai dovuto far fronte in questo ruolo?

Ho scavalcato le cose, mi sono portato tanti chili sulle spalle, la cosa più difficile è stata la botta in testa, non riuscivo a darla, ad un certo punto tutta la troupe mi diceva “tira, tira”, ma non ce la facevo a dare una botta in testa ad un altro. Alla fine gliel’ho data, anche se male…

Dogman ti ha portato premi importanti per la tua interpretazione. Cosa vogliono dire per te questi riconoscimenti?

Per me un premio dice che quello che hai fatto l’hai fatto bene, quello che pensavi, la strada e il percorso che hai seguito quando eri solo e nessuno ti diceva che fosse la strada giusta. Quando una cosa la sai è facile, ma quando non la sai è difficile, il premio significa che la strada che hai scelto è stata quella giusta, dà un valore a quello che hai fatto! Poi, però, bisogna mantenerlo il premio, è una responsabilità.

Cosa ti piacerebbe fare dopo questa esperienza?
Il principe! (ride)

Ottobre: pranzo mensile per gli anziani del Quartiere

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Tutti presenti al pranzo mensile per gli anziani del Quartiere

Nel primo appuntamento autunnale dell’incontro con gli anziani del quartiere, la SAIG ha accolto l’atteso gruppo di 25 ospiti che, sorridenti, hanno portato la rinomata gioia tra le mura della sede della Società delle Associazioni Italiane di Ginevra. Ad accoglierli l’ormai affiatata squadra che,

Il menu di ottobre si conforma con l’atmosfera autunnale. Difatti i Menotti Bacci e la sua equipe ha proposto tortellini in brodo, impanate di filetto di tacchino e come dessert, un semifreddo alla panna e cappuccino.

Con questa attività, ormai consolidata, la SAIG intende affermare la necessità di volgere lo sguardo soprattutto alla persone della terza età, la quale spesso si ritrovano a vivere emarginati ed impauriti a chiedere aiuto.

Ogni volta che si organizzano iniziative di questo tipo, il poter offrire una giornata diversa e divertente agli anziani soli, lo stare insieme, il conoscersi e instaurare un rapporto di fiducia, di aiuto e di sostegno reciproco all’interno della nostra collettività”, si rivelano momenti diversi ma con lo stesso senso di soddisfazione.

La SAIG ringrazia la sua equipe sempre disponibile a lavorare insieme per tendere una mano a chi ha bisogno, agli ultimi, alle fasce deboli, alle persone in difficoltà economica, agli anziani. Tutto si basa sul libero volontariato. Questa iniziativa, realizzata in collaborazione con l’Antenna sociale di prossimità Servette Petit-Saconnex/Saint-Jean (Servizio Sociale della Città di Ginevra), va proprio in questa direzione.

La SAIG ha ricordato che, in occasione delle festività natalizie si rinnova, anche quest’anno, l’invito a 160 persone over 65 a partecipare alla 2a edizione del Pranzo di Natale della Società delle Associazioni Italiane di Ginevra (SAIG) offerto agli anziani delle città partner della SAIG: Ginevra, Carouge, Chêne-Bourg, Onex e Vernier. Questo incontro non è altro che il prosieguo del progetto SAIG in partenariato con L’Unità d’Azione Comunitaria (UAC) (Servizio Sociale della Città di Ginevra) denominato “L’Italie à portée de bouche”, che si svolge una volta al mese nei locali della SAIG, che si consolida ogni anno di più e che viene gradito dagli ospiti presenti all’appuntamento mensile.

L’evento natalizio, allargato alle altre città partner della SAIG, si svolgerà nella sala de l’Ecole de Vernier Place.
Per le prenotazioni chiamare al n° 022 700 97 4543070499_2099496680100995_8201430464792100864_o 43150085_2099496600101003_8937065990735265792_o 43108948_2099496593434337_1509808698216677376_o

L’Associazione Calabrese di Ginevra in gita in Valle d’Aosta

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L’Associazione Calabrese di Ginevra in gita in Valle d’Aosta

Partenza puntuale alle ore 07.00 di domenica 30 settembre, il comitato, insieme ai membri dell’Associazione Calabrese G43065875_2099103900140273_1863040415096111104_o inevra, hanno rinnovato la visita nella Regione più piccola d’Italia: la Valle d’Aosta.

Una bella giornata soleggiata ha messo in risalto gli incantevoli paesaggi ricchi di bellezze e soprattutto ricca di bontà culinarie. Difatti, dopo il passaggio dell’imponente Tunnel del Monte Bianco, il gruppo calabrese si è fermato nella cittadina di Morgex, dove una bella colazione italiana li attendeva.

Dopo aver43229103_2099103970140266_4414068122097549312_n ritrovato i primi sapori tricolore, siamo ripartiti per il paesino di Introd, località valdostana di notorietà internazionale in quanto luogo di villeggiatura estiva dei sommi pontefici, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Inoltre, altri due siti conosciuti sono stati visitati e richiamato l’attenzione dei viaggianti calabresi: il Parc Animalier e la Maison Bruil.

Il Parc Animalier è l’unico parco faunistico della Valle. Un angolo di paradiso dove fauna e flora alpina vivono indisturbati sotto gli occhi di visitatori curiosi. Dal laghetto di trote, ai palchi del cervo fino ad ammirare l’aquila reale. Una lezione di natura per grandi e piccoli e un viaggio di emozioni.

La Maison Bruil, la casa rurale della Valle d’Aosta. E la casa in cui sono concentrati tutti gli spazi necessari alla sopravvivenza di persone e animali. Si visitano i vari ambienti tipici di questa casa tradizionale. La “crotta”, “lo boi”, il “crotteun”, lo “peillo”. Mentre la nostra guida raccontava la storia e le particolarità di questa casa, tanti di noi hanno trovato punti in comune con la Calabria, come le zone e i modi di essiccazione o gli alimenti che si mettevano in solaio per la conservazione.

Dopo le emozioni della prima parte del viaggio, dove ha visto il gruppo molto interessato al programma proposto, il Pullman è ripartito per il paesino di Rhêmes-Notre-Dame, comune a 1725m s.l.m.. Dalle carte geografiche italiane, si evince come il comune più al sud della regione. Una bellissima parte della Regione, conformata per consumare un sontuoso pranzo puramente Valdostano: dai salumi ai formaggi, dalla zuppa tipica alla polenta concia accompagnata da salsicce e carne di cervo.
Un momento durante il quale tutto il gruppo ha potuto gustare veramente le bontà di questa terra, ma anche un momento di conviviale condivisione.

Queste escursioni nella vicina Italia, ci permettono di respirare l’aria di casa nostra, innaffiando sempre e comunque i sentimenti per la nostra amata Italia.

Il comitato ringrazia tutti i partecipanti alla gita ed un grazie ad Irma Zurzolo che riesce sempre a stupirci con le bellezze ed i sapori della sua amata terra.

Tommasina Isabella Valenzi43169797_2099104350140228_1141169335918657536_o 43176128_2099104230140240_3842244950926295040_o43011544_2099104400140223_2546409573481185280_o

Rappresentanze italiane elette in Svizzera: L’insostenibile leggerezza dell’inutilità

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Ho sempre pensato che alle parole dovrebbe seguire un minimo di fatti. Purtroppo, non è sempre così, soprattutto quando le “solite” parole escono dalle solite bocche bugiarde e demagogiche. In questi casi, mi pare di sentire quella famosa canzoncina di qualche anno fa cantata da Tony Dallara: “Come prima, più di prima”.

L’utilità di queste rappresentanze italiane elette all’estero si rivela sempre meno adatta al ruolo previsto dalla norma che, già di per sé andrebbe rivista. Un rebus dal momento che sono poco conosciute dagli italiani ma, cosa ancor più grave, anche dalle realtà politico-istituzionali dei luoghi ove questi organismi vivono e dovrebbero svolgere le loro attività.

Escludendo Com.It.Es e membri del CGIE esistenti nel resto mondo perché non ho alcun titolo per poter dare una giusta critica, mi soffermerei soltanto sul ruolo rappresentativo di quelli eletti in Svizzera, realtà che, invece, ben conosco.

Come già evidenziato in altre occasioni, il modo di agire delle rappresentanze elette, Com.It.Es, CGIE e parlamentari, non corrisponde alle esigenze degli italiani che li votano (che, peraltro, sono sempre di meno). Rappresentanze sconosciute agli italiani della vecchia e nuova generazione ma soprattutto quasi inesistenti nelle liste degli invitati dalle autorità politiche-istituzionali locali.
Molti di questi che ambiscono a poltrone di questo tipo, spesso hanno poco interesse al ruolo di vero rappresentante della comunità italiana all’estero. La carica ottenuta, sovente tramite taciti accordi, serve, più spesso di quanto non si creda, solo a soddisfare le proprie vanità o, cosa ancor più grave, come trampolino per un’eventuale candidatura nelle liste politiche di un qualche partito. Quest’ultimo atteggiamento lo abbiamo constatato nelle ultime politiche ove alcune persone hanno ritenuto opportuno cambiare casacca giusto per il tempo necessario a scoprire di essere persone non gradite per poi ritornare a sventolare la vecchia bandiera come se niente fosse. Quest’ultimi si evidenziano solo a scrivere comunicati di sostegno oppure comunicati di commemorazione in occasione delle celebrazioni in ricordo delle passate tragedie italiane nel mondo.

Solo qualche parlamentare del PD nella passata legislatura si è battuto per alcuni temi come l’IMU, la tassa sulla TV ed il rientro di fondi destinati ai Corsi d’Italiano. Tutti gli altri nulla hanno fatto in proposito, neanche per debitamente informare i loro rappresentati su queste importanti tematiche.

Devo a malincuore ancora una volta sottolineare come i circa 600 mila italiani residenti in Svizzera, non siano stati informati affatto, o, comunque, in maniera non adeguata sull’importante tematica dell’amnistia fiscale che termina proprio a fine settembre del 2018 e va avanti dal 2010. Il CGIE e i Com.It.Es. non sono stati capaci di farsi carico di una coordinazione a tappeto per informare quanti più italiani possibile per risparmiargli ammende o problemi di tipo penale in caso di scoperta di beni da loro posseduti all’estero.

Li vediamo, però, spesso e volentieri, farsi “selfie” e fotografare con politici importanti nelle varie (vacanze) plenarie a Roma o durante le riunioni di commissione. Solo alcuni Com.It.Es hanno fatto qualche conferenza con l’ITAL-UIL. Nel Cantone di Ginevra la SAIG è stata lasciata sola (nessun aiuto è mai pervenuto da altri, né in termini di organizzazione, né in termini di diffusione delle informazioni o delle iniziative intraprese) ma ha comunque lavorato con tutti gli italiani che si sono voluti regolarizzare al fine di legittimare i propri averi con il fisco svizzero, grazie alle tante permanenze gratuite dei nostri consulenti legali, alle conferenze con l’ITAL-UIL e con i direttori degli uffici competenti del Cantone di Ginevra e con alcuni Consiglieri di Stato dei dipartimenti interessati.

La salvaguardia dell’italianità in Svizzera è seriamente danneggiata dalla mancanza di un cambio generazionale che non riesce ad adattarsi a causa di diversi fattori: da una parte l’invecchiamento dell’associazionismo e dell’altra il mancato interesse della nuova generazione sovente disinformata, ignorata o delusa. Altro tema è l’inesistente politica di una coordinata accoglienza della nuova generazione da parte della classe dirigenziale eletta. Non vi è nessuna discussione e non è mai nata nessuna iniziativa in questo campo assai delicato. A mio parere, i dormienti “poltronai” accentuano la loro inefficienza nel non riuscire a costruire una politica aggregativa per raggruppare il potenziale delle nuove generazioni d’immigrati, professionisti, gente preparata ed esigente che non trova nulla e nessuno ad accoglierla in terra straniera.

Come possiamo contrastare questa deriva alquanto demoralizzante? Ragionando sui problemi che producono la mancanza d’interesse e la sterilità d’azione che ne consegue? Particolare attenzione dovrebbe essere data, anche solamente in specifiche occasioni, a quelle realtà associative che stentano a promuovere la propria figura e la propria esistenza. Dovremmo sentirci tutti in dovere di stringere legami sempre più saldi e di aiutarci reciprocamente, dovremmo sentire la necessità di stare insieme allo scopo di mantenere integro il bagaglio culturale che abbiamo ereditato dai nostri predecessori per trasmetterlo alle generazioni future al fine di poter e saper rappresentare al meglio l’Italia all’estero.

Tutti i governi del passato fino ad oggi, hanno considerato gli italiani all’estero come potenziali galline dalle uova d’oro, utilizzandoli per fare cassa: gli italiani all’estero contribuiscono notevolmente alle entrate dell’erario (non hanno le stesse agevolazioni degli italiani in patria, ad esempio, tranne i pensionati, sono costretti a pagare le imposte sulla prima casa) e contribuiscono anche alla promozione e all’acquisto di prodotti che provengono dall’Italia, accreditandosi cosi come veri ambasciatori del Made in Italy.

Oggi gli italiani all’estero non vogliono investirsi nella decisione di eleggere queste rappresentanze perché non le conoscono affatto oppure, proprio perché le conoscono, nutrono una scarsa fiducia in esse. Ad appesantire la situazione, anche le nuove normative che obbligano l’iscrizione in consolato dell’utente per ricevere il plico elettorale. Non tutti ne sono informati e, quindi non tutti, una volta arrivati all’estero si recano presso gli uffici consolari ad annunciarsi.

Se andassimo ad analizzare i dati delle ultime elezioni per la nomina dei membri dei Com.It.Es., che si sono regolarmente tenute il 17 aprile 2015, ci accorgeremmo che con la nuova legge elettorale abbiamo avuto effetti totalmente controproducenti generando una catastrofe in termini di disimpegno da parte degli elettori iscritti all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero (AIRE).

Le operazioni di voto hanno interessato 101 COMITES in 38 Paesi. I dati conclusivi rivelano che su 3.747.341 elettori presenti negli elenchi del Ministero dell’Interno si sono registrati per il voto 243.162 cittadini (6,5% del totale). A questi, vanno aggiunti 15.382 elettori che si sono manifestati pur senza essere compresi negli elenchi del Ministero dell’Interno e che sono stati ammessi al voto dopo i controlli effettuati dagli uffici consolari presso i rispettivi comuni italiani di iscrizione.

Del totale di 258.544 elettori registratisi per il voto, 167.714 (pari al 64,9%), hanno fatto pervenire in tempo utile il plico elettorale al consolato di riferimento, portando la partecipazione effettiva al 4,46% della platea degli aventi diritto.

I voti validi sono risultati essere 141.284, corrispondenti al 3,75% dell’elettorato. (Dati Ministero degli Interni)

Per fare un esempio pratico, nel Cantone di Ginevra gli elettori iscritti al Ministero degli Interni erano 37.321. Sono stati inviati solo 2.009 plichi con la nuova normativa, le buste pervenute sono state 1.349. i voti validi sono stati solamente 1.159.

Inoltre, se andiamo ad analizzare i dati sulle politiche dello scorso 4 marzo, con la vecchia legge elettorale dove si inviavano i plichi elettorali agli italiani iscritti all’AIRE, i risultati non sono migliori in rapporto ai votanti. Difatti, su 4.230.854 elettori iscritti all’AIRE nel mondo chiamati al voto solo meno del 30% ha risposto alla chiamata al voto, per non parlare delle polemiche su brogli e quant’altro che ne hanno accompagnato i risultati.

La politica sterile o l’evidente disinteresse dei nostri rappresentanti eletti deve cambiare o altrimenti Com.It.Es, CGIE e parlamentari all’estero, non hanno più motivo di esistere. Per questo ci vuole umiltà a partire dai Com.It.Es. che in alcune Circoscrizioni boicottano (o hanno boicottato) perfino gli eventi di valenti realtà associative. E questo solo per divergenze d’opinione o eccessive manie di protagonismo. I Com.It.Es. devono stare all’ascolto delle associazioni e degli italiani e cercare sinergie volte a raggruppare quanti più possibili connazionali, sia per favorire una piacevole frequentazione, sia per passare una corretta informazione delle tematiche importanti ed imprescindibili che interessano coloro che vivono fuori dai confini italiani. E non può essere tutto giustificato dalla diminuzione dei fondi pubblici che va a limitare, a volte, la possibilità di agire come si vorrebbe. I Com.It.Es ben potrebbero avvicinarsi alle realtà associazionistiche locali per fare gruppo e lavorare meglio con e per gli italiani dando attuazione al famoso detto: l’unione fa la forza. Questo non succede dappertutto!

Non esistono ricette già pronte per il “cambiamento” ma rimanere inoperosi ed assistere alla perdita di importanti rappresentanti della comunità italiana, quali sono le Associazioni Regionali, provinciali o nazionali, è deprecabile!

In conclusione, io ritengo, alla luce dei fatti e della mia pluriennale esperienza nel settore dell’associazionismo, che Com.It.Es. e CGIE sono organismi pensati molto tempo fa e non sono più affatto d’attualità. In realtà non sono mai stati efficaci ma prima gli italiani, attraverso l’associazionismo, pensavano, almeno, di avere l’opportunità di mantenere un legame con la Madre Patria e con gli altri connazionali.

Bisognerebbe rivedere queste rappresentanze dal momento che non hanno avuto mai la capacità di evolversi e cercare aggregazione e sinergie con tutti gli attori del settore e, soprattutto, sinergie con le istituzioni politico-amministrative locali. Se non si procede ad un cambiamento radicale di questi organi, attualmente inutili, si rischia di mettere gli italiani all’estero al centro delle discussioni come un peso per la Nazione. A questo punto, se questo è il risultato, meglio sarebbe eliminarli del tutto.

Facciano tutto quello che vogliono ma siano coerenti e chiari. Si ricordino, però, che solo una cosa nessuno riuscirà mai a togliere a noi tutti venuti all’estero per diversi motivi: la dignità e l’onore di essere italiani, sia pure tanto male rappresentati, mal seguiti all’estero e quasi sconosciuti in Patria.

Carmelo Vaccaro