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Un Concerto del soprano, Varduhi Khachatryan, per la commemorazione del 25 Aprile

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Di Carmelo Vaccaro

Il Concerto in occasione della Festa del 25 Aprile con il Soprano, Varduhi Khachatryan traccia l’inizio di un prospero partenariato culturale con l’Associazione AVETIS.
Quale migliore debutto se non quello della data storica del 25 Aprile, per commemorare il 72esimo anniversario della liberazione, con un concerto classico per ricordare quanti sono caduti nel secondo conflitto mondiale.

L’associazione AVETIS, come noto, fondata da Varduhi Khachatryan, cantante lirica di origine armena, di fama internazionale, nonché anche Presidente dell’Associazione stessa, ha come obbiettivo quello di sollecitare le diverse forme di arte come diffusione dell’espressione di identità, cultura e lingua armene e sviluppare, favorire e realizzare scambi culturali ed artistici elvetico-armeni. Per perseguire tale obbiettivo, l’AVETIS organizza avvenimenti culturali a Ginevra e all’estero in modo da creare le occasioni di scambio culturale.

Varduhi Khachatryan è stata, dunque, proprio la protagonista di questa prestazione canora, realizzata anche con il Patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Ginevra, rappresentato dalla Vice Console Dott.ssa Flavia Frattoni. L’evento è stato offerto in maniera del tutto gratuita, ma ha previsto la messa a disposizione di uno “Chapeau”, per la raccolta di fondi a favore dei Corsi di Lingua e Cultura Italiana. A rappresentare la SAIG, OLTRE AL Coordinatore, i presidenti dell’Associazione Regionale Pugliese, Antonio Scarlino, il Presidente dell’Associazione Calabresi Ginevra e il Cassiere della Società, Gino Piroddi.
Questi corsi che sostituiscono, a tutti gli effetti, una scuola italiana all’estero, sono organizzati dai Consolati tramite Uffici Scuola che operano nelle circoscrizioni, insieme agli Enti Gestori eletti dalle comunità italiane presenti sul territorio. Si tratta di corsi importanti che danno l’opportunità a tutti gli utenti, italiani e locali, di parlare in italiano, di raccontare, di studiare un po’ di storia, di geografia, di attualità del nostro bel Paese, sempre in un clima disteso, comunicativo e allegro.18119158_1506607086056627_7973914501403594486_n

Perché si festeggia il 25 aprile?

Il Concerto è stato organizzato nel giorno vicino dell’anniversario della Liberazione d’Italia (anche noto come anniversario della Resistenza) dall’occupazione nazista e dal regime fascista da parte dei partigiani alla fine della seconda guerra mondiale.

Si tratta della celebrazione di una giornata molto importante per la storia del nostro Paese.
Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), con sede a Milano, proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, nei giorni precedenti all’arrivo delle truppe alleate.

Su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il principe Umberto II, allora luogotenente del Regno d’Italia, il 22 aprile 1946 emanò un decreto legislativo luogotenenziale (denominato “Disposizioni in materia di ricorrenze festive”) ed il 25 aprile veniva proclamato giorno di festa nazionale, occasione durante la quale in molte città vengono organizzate manifestazioni pubbliche che rievocano gli eventi storici che liberarono l’Italia dal nefasto giogo nazi-fascista.

Ringraziamo ancora una volta Varduhi Khachatryan e la AVETIS per averci regalato dei momenti indimenticabili in occasione di una ricorrenza tanto importante per l’Italia e che ha permesso, al contempo, di raccogliere fondi per favorire lo studio della nostra lingua e cultura e alla signora Anna Sempiana per la preziosa collaborazione.

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Gennaro Cannavacciuolo in visita alla SAIG

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Il 22 aprile, il famoso attore cabarettista italiano, membro d’onore della società, è stato invitato presso la sede della SAIG per una visita che è stata anche la graditissima occasione per discutere dei suoi prossimi progetti in Svizzera.

Alla presenza del coordinatore Carmelo Vaccaro, di Alessandra Testaguzza e di Gino Piroddi, ha anticipato, assieme alla moglie, Cristina Conrad, che il prossimo 21 marzo sarà all’Alhambra di Ginevra con il suo spettacolo dedicato a Yves Montand, intitolato “Yves Montand. Un italiano a Parigi”. , di cui la SAIG, si pregia di essere, fra gli altri, partner.

Inoltre, per il 2018, nel tour in Svizzera, sono previste altre due date, il 14 aprile a Berna ed il 15 aprile a Zurigo per la rappresentazione dello spettacolo “Volare”, dedicato al grandissimo ed indimenticabile Domenico Modugno. L’artista aveva già ottenuto, con lo stesso spettacolo, un notevole successo lo scorso anno a Ginevra.

Lieti di aver avuto questa sorpresa da parte del nostro membro d’onore, attendiamo con ansia il 2018 per poterlo incontrare a teatro.

La redazione “La Notizia di Ginevra”

In atto le procedure preliminari per lo scambio di informazioni fiscali tra la Svizzera e l’Unione Europea

Il 26 ottobre 2004 la Svizzera e l’Unione Europea hanno concluso l’Accordo sullo scambio automatico di informazioni relative ai conti finanziari.
Tale Accordo è stato approvato dall’Assemblea federale il 17 dicembre 2004 ed è entrato in vigore il 1 gennaio 2017.
Dal 1 gennaio 2017, dunque, è iniziato tra i paesi europei e la Svizzera la raccolta delle informazioni finanziarie per tutti i conti ancora esistenti dopo il 31 dicembre 2016.
Ciò significa che i conti correnti e le posizioni chiusi entro il 31 dicembre 2016 non faranno parte dello scambio automatico di informazioni dal 2018. Ma ATTENZIONE. Questo non significa che tali conti non potranno essere controllati. Significa soltanto che non faranno parte di scambio automatico, ma potranno essere oggetto di ispezione SU DOMANDA delle autorità preposte (articolo 5 dell’Accordo).
Le ispezioni su domanda, peraltro, possono avvenire anche a partire dal 1 gennaio 2017 dal momento che è in atto, come detto, la raccolta e lo scambio delle informazioni tra un paese e l’altro. Chi non è in regola con il fisco del paese di residenza, dunque, deve essere consapevole che si trova già in una posizione “di pericolo” di essere, diciamo così,” scoperto” dal fisco.
Ma quali sono, in definitiva, le informazioni che saranno scambiate?
L’articolo 2 dell’Accordo, prevede che vengano comunicati, per ciascun conto dichiarabile:
il nome, l’indirizzo, il NIF (numero di identificazione fiscale), data e luogo di nascita del titolare del conto; il numero di conto , il nome ed il numero di identificazione dell’Istituto finanziario dichiarante; il saldo o il valore riportato sul conto (compresi eventuali contratti di assicurazione o contratti di rendita) alla fine di ciascun anno di riferimento o altro periodo di riferimento adeguato, o se il conto è stato chiuso, il saldo di chiusura del conto stesso. Per quanto riguarda i conti di deposito, anche gli interessi versati o accreditati nel corso dell’anno.
Per quanto riguarda le procedure applicabili ai conti di persone fisiche, la Sezione III dell’Accordo distingue tra “conti di poco valore” e conti di valore elevato” per quanto riguarda i conti “preesistenti” (dopo il 31.12.2016).
Per i “conti di poco valore” per verificare se vi siano conti in una delle giurisdizioni soggette a dichiarazione, viene anzitutto valutato l’indirizzo di residenza del titolare del conto stesso. Viene poi prevista una ricerca per via elettronica nel caso in cui l’Istituto finanziario tenuto a dare le informazioni non utilizza un indirizzo di residenza aggiornato del titolare del conto. L’Istituto finanziario dovrà allora eseguire la ricerca sulle banche dati elettroniche e, sulla base dell’esistenza o meno di uno o più indizi, si potrà valutare se la persona è residente fiscalmente in una delle giurisdizioni tenute a dare le informazioni. Quali sono questi indizi?
Ad esempio un indirizzo postale, una cassetta delle lettere, in una delle giurisdizioni tenute a dare informazioni. Oppure uno o più numeri telefonici un ordine di versamento permanente su un conto gestito in una di dette giurisdizioni, una procura o una delega di firma data ad una persona residente nella giurisdizione stessa. Insomma, basta un indirizzo in Italia, o un numero telefonico italiano o una delega su conto concessa ad un residente in Italia, per fare in modo che l’istituto finanziario italiano presso il quale è esistente un conto, sia obbligato a dare le informazioni previste nell’Accordo.
Per i “conti di valore elevato” sono previste procedure di “esame approfondito” che comprendono sia banche dati elettroniche sia banche cartacee. A questo proposito, per quanto riguarda i Buoni postali fruttiferi cartacei, che moltissimi ritengono non avere alcun collegamento con la Posta ove sono stati emessi ed ove vengono ritirati. Ebbene non è così. Le banche dati cartacee possono far risalire a Buoni postali emessi fino a 30 anni fa. Attenzione, dunque, a non commettere errori nel non dichiarare detti Buoni nella convinzione che non possano essere rintracciati.
Atteso che le informazioni non possono essere in questo numero esaustive come meriterebbero, il supplemento verrà pubblicato nel prossimo numero di maggio.
Avv. Alessandra Testaguzza

Il Centro Commerciale di Meyrin si veste del tricolore italiano

Benvenuti in Italia

Il Centro Commerciale di Meyrin si veste del tricolore italiano. Di Carmelo Vaccaro

 

Benvenuti in Italia. Il Direttore Laurent Baldacci, non poteva trovare un titolo più appropriato per annunciare un programma ricco di tradizioni folkloristici, culinarie ed esposizioni di leggende come le Fiat 500 e le famose Vespe, che Centro Commerciale di Meyrin offre, ai suoi clienti e visitatori, dall’8 al 20 maggio prossimo.

Il sito ospiterà molte attività ed animazioni che, per due settimane, farà riscoprire la storia e le tradizioni del Belpaese. L’evento di maggiore rilevanza sarà sicuramente quello dai ragazzi dell’Associazione “Gli amici della Vespa”, che sono chiamati ad allestire un’esposizione dove saranno presentate le Fiat 500 e una collezione di Vespe di rara uguaglianza, almeno in Svizzera.

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Oltre ai stand del Mercato artigianale “Marché artisanal” e diverse altre bancarelle d’espositori, tra i cui, una Mostra animazione-fotografica curata da Riccardo Galardi sui monumenti e bellezze italiane, anche la Società delle Associazioni Italiane di Ginevra (SAIG) avrà il suo stand al fine di presentare e far conoscere la piccola ristorazione, salato e dolce, di molte regioni italiane.

Un’altra attrattiva attesa di questo evento al Centro Commerciale di Meyrin, saranno i due gruppi folkloristici che saranno impegnati a divertire e stupire i clienti con le loro musiche e danze tradizionali.

Sabato 13 maggio, dalle 10:00 alle 18:00, si esibirà il Gruppo Folkloristico siciliano “Kerasos”.

Il progetto kerasos Sicilia canta e racconta, nasce nell’Agosto del 2012 a Zurigo. Dopo oltre 13 anni di esperienza in diversi gruppi siciliani come ballerino/coreografo, chitarrista, cantante, zufolista e tamburellista, Michele Siciliano si trasferisce in Svizzera, decide di creare un laboratorio di tradizioni siciliane che successivamente chiamerà Kerasos Sicilia canta e racconta.

Il costume della compagnia si rifà ai tempi dei nostri avi dove la Sicilia ballava e cantava suon di Friscalettu, Marranzano, Tamburello e tanti altri strumenti tradizionali.

Sabato 20 maggio dalle 10:00 alle18:00 il Gruppo Folk “La voce di Calabria

Il gruppo folk La Voce Di Calabria nasce nel 1996 per il volere di alcuni emigranti calabresi, tra i quali il Presidente Antonio Folino, residente nella città di Settimo Torinese (TO).

Il gruppo è composto da circa una ventina di persone, provenienti dalle 5 province calabresi, che hanno lasciato la propria terra per lavoro. Si sono ritrovati e riuniti dalla voglia di far conoscere le proprie tradizioni con i canti, i balli e le musiche della Regione Calabria.

Al pranzo degli anziani del quartiere: solo chi li vive questi momenti li può capire!

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di Carmelo Vaccaro

Prendersi cura degli anziani, per alcuni potrebbe significare un sacrificio e per altri, come nelle case di cure, un lavoro. Per altri ancora, stare loro accanto è un modo per ringraziarli di averci consegnato un mondo dove hanno fatto di tutto per preservare la sopravvivenza dei valori civili che ci hanno appreso, cercando di migliorare la realtà civile in cui viviamo. Anche che sia solo per questo, diventa un dovere per tutti noi difendere la dignità dei nostri anziani che, prima di noi e sempre per dovere, ci hanno fatto vivere nella tranquillità e nella pace.

Se la Società delle Associazioni Italiane di Ginevra SAIG, ha voluto fortemente realizzare questo primo progetto a favore degli anziani, non è per puro caso. Questo appuntamento mensile con gli anziani del quartiere non è solo un semplice pranzo dove si cucinano pietanze che fanno ricordare i sapori culinari della nostra Italia. No, niente affatto! Noi alla SAIG insieme ai responsabili di questi appuntamenti, Antonio Scarlino e Menotti Bacci, collaborati da Gino Piroddi, Francesco Decicco, Claude Romanato e, per la Città di Ginevra, Maritza Villegas, siamo gratificati dalle emozioni che ci impregnano al loro contatto, essere gratificati da quell’umile espressione rassegnata, da quella lacrima di gioia o quella di tristezza, solo chi vive questi momenti può capirne il vero significato.17799373_1483210315062971_6166627570826522541_n

Per questi motivi e sicuramente per la qualità delle pietanze offerte, la SAIG non riesce più a soddisfare la richiesta sempre di un numero crescente di adesioni. Pertanto, si propone di discutere per trovare una soluzione ed accogliere quanti lo desiderano a costo di raddoppiare gli appuntamenti mensili se le possibilità finanziarie della SAIG lo permetteranno.

Marzia Del Zotto, l’italiana dell’altra Italia

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Il mensile della SAIG, “La Notizia di Ginevra”, tiene a mantenere la rubrica “l’italiano dell’altra Italia” ai fini di dare spazio e valorizzare la nuova generazione di emigrati. Attraverso questa rubrica, la SAIG intende conoscere e far conoscere meglio, nonché capire quali sono le esigenze di questi giovani italiani.
Su questo numero, vi presentiamo una nostra connazionale e amica, Marzia Del Zotto, che oltre ad essere una professionista è anche impegnata nel sociale tra la nostra comunità ginevrina.

Marzia nasce a Budoia, un piccolo comune di poco più 2000 abitanti, in provincia di Pordenone, situato ai piedi delle montagne, nella zona dell’Alto Livenza, parte nord–est del Friuli Venezia Giulia. Dopo la maturità si sposta nel capoluogo regionale, Trieste, per frequentare l’università, laureandosi in psicologia sperimentale. Dalla montagna al mare il passo è breve, in una regione piccola ma caratterizza da molteplici paesaggi, ricca di tradizioni e differenti culture. Dopo la laurea si trasferisce nel capoluogo meneghino, dove alla fine del 2007 consegue il dottorato in neuroscienze linguistiche e cognitive all’Università Milano-Bicocca, specializzandosi in elettrofisiologia cognitiva. L’amore per la ricerca scientifica la porta a viaggiare un po’ ovunque, dall’Europa all’America, fino ad approdare nel settembre 2009 in Svizzera, proprio a Ginevra dove vive e lavora tuttora.

Marzia, come sei arrivata a Ginevra?
La scelta di Ginevra è stata una casualità. Quando si dice il destino! Non conoscevo questa città prima di ricevere l’offerta di ricercatrice all’Università di Ginevra. Veramente non conoscevo proprio la Svizzera. Precedetemene, ero approdata una sola volta in territorio elvetico all’età di 17 anni per un tour canoro a Berna. A quel tempo, la Svizzera non mi aveva granché colpito, anche se l’esperienza fatta con i miei amici era stata divertente e unica! Poi più nulla, finché nell’estate del 2009, mentre stavo aspettando la conferma di trasferirmi a Parigi, mi contattarono per offrirmi l’opportunità di lavorare proprio qui a Ginevra, per l’esattezza al reparto di neurologia dell’ospedale cantonale. Volevo tanto poter fare esperienza in un paese francofono e, sebbene stessi puntando alla Francia, mi sono ritrovata nella Svizzera romanda. Ho colto l’occasione! Dopo 8 anni trascorsi qui a Ginevra, posso dire che è stata un’ottima scelta!

Perché sei soddisfatta della scelta che hai fatto?
Adoro la Svizzera perché ci sono laghi e montagne stupende, i paesaggi sono bellissimi ed io amo molto il contatto con la natura! Mi diverte fare sport all’aria aperta, (hiking, correre in bicicletta, sport acquatici….). La Svizzera, in particolare la zona del lago Lemano, ti permette di fare tutto ciò in uno spazio ristretto in cui è facile e veloce muoversi. Mi piace Ginevra perché è una città internazionale, multilingue, offre molte opportunità di lavoro ma anche attività sociali e di divertimento. È piccola ma molto viva, come una grande metropoli. Quindi, è il posto ideale per tutti coloro, che come me, amano essere sempre “connessi” e aggiornati sulla vita mondana, fruendo allo stesso tempo della tranquillità e del benessere della natura.

Cosa fai a Ginevra?
In primis, lavoro nel campo della ricerca scientifica. Mi sono sempre occupata di elettrofisiologia cognitiva, un settore ben specifico delle neuroscienze, in cui si studiano i processi cerebrali da un punto di vista temporale e funzionale. In oltre, da un anno e mezzo ho cominciato un nuovo tipo di ricerca nell’ambito dell’ergonomia medica. Quest’ultimo è un settore in crescente espansione visto la fiorente produzione tecnologia di applicazioni, software e dispositivi utilizzati nell’ambito medico. La sfida interessante è unire la mia esperienza che proviene dalle neuroscienze cognitive con questo nuovo settore, trovando dei punti comuni che permettano la creazione di nuovi supporti utili al miglioramento della qualità delle cure mediche e del benessere fisico e mentale. Amo le sfide, odoro mettermi ogni giorno in gioco, non perché io sia una persona competitiva con gli altri. Al contrario, amo la cooperatività e il lavoro di squadra. Credo invece che accettare le prove della vita in modo positivo e dinamico ci permette di progredire, di evolverci per imparare ad affrontare e vincere timori e paure. Ci permette di andare verso il nuovo e l’ignoto con una giusta dose di coraggio e apertura mentale.
Oltre a ciò, faccio attività di volontariato, collaboro a diverse iniziative in ambito sociale e culturale, con diverse associazioni italiane e gruppi internazionali. Amo la multiculturalità, mettere in contatto le persone, farle incontrare, comunicare con loro (non a caso mi piace scrivere e fare interviste). Posso definirmi una persona attiva, anche se non iperattiva.

Come ti senti rispetto alla tua nazionalità? Italiana, svizzera o entrambe?
Mi sento prima di tutto italiana e …friulana. Vale a dire che credo in ciò che sono con valori ben radicati nelle mie origini, molto genuine e profonde. L’esperienza di viaggiare e di vivere in posti diversi, in Italia e all’estero, mi ha aperto la mente, mi ha fatto crescere, muovere verso gli altri per scoprire, conoscere, apprendere e comunicare! Mi rendo sempre più conto di quest’evoluzione ogni qualvolta ritorno nella mia terra natia. Mi sento cittadina del mondo, ma con una ben definita personalità, per alcuni aspetti, italiana e per altri, più specificamente, friulana. In ogni caso, mi sento ben integrata qui a Ginevra.

Siamo ai saluti finali, vorresti aggiungere qualcosa?
Ringrazio “La Notizia di Ginevra” per questo spazio concessomi e tutti quelli che ci leggeranno. Piccolo appello a tutti noi italiani: l’Italia è veramente un bellissimo paese, ricco di cultura, storia, tradizione bellezze artistiche e naturali! Affinché rimanga tale, siamo noi cittadini italiani che, in primis, ce ne dobbiamo prendere cura, rispettando le regole di una buona condotta di vita, valorizzando la tradizione ma allo stesso tempo rimanendo aperti ai cambiamenti sociali, politici e culturali.

A Roma la Plenaria del CGIE: tutto e niente come da manuale. Di Carmelo Vaccaro

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A parte qualche nota positiva come la relazione del Segretario Generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), Michele Schiavone e gli interventi di un paio di Consiglieri, tutto rimane fermo come l’acqua di un vecchio stagno che si sta prosciugando sotto gli occhi di milioni d’Italiani all’estero.
Il CGIE si è riunito a Roma da 29 al 31 marzo scorso, per discutere di importanti cambiamenti e modifiche basilari mirati ad un’auspicabile e quanto mai attesa dei Comitati degli Italiani all’Estero (Com.It.Es.) e del CGIE stesso.

Molti di noi si aspettavano delle proposte serie finalizzate a dei cambiamenti sostanziali per quanto riguarda i Com.It.Es. e, soprattutto, il CGIE. Niente da fare! Come da manuale, la “vacanza romana” per i 64 Consiglieri si è svolta senza sorprese o quasi, fungendo di fatto da semplice vetrina per qualche abbaiatore di professione e da occasione, molto opportuna, per mettersi in mostra da parte qualche parlamentare eletta all’estero. Solo un bla bla bla quotidiano sentito e letto da trent’anni a questa parte, sia pure con termini diversi, degli affabulatori di professione che tanto dicono e poco concludono. Adesso si ha la certezza e la conferma che nessuno (o, forse, molto pochi) vuole seriamente il cambiamento in rapporto ai tempi che corrono veloci. Il cambiamento per migliorare i servizi per gli italiani all’estero, per avvicinare i giovani ad interessarsi al sociale, per favorire l’accoglienza dei nuovi emigrati italiani o valorizzare l’Italia in tutte le sue sfaccettature.

Concordo pienamente con l’esordio del discorso d’apertura di Schiavone quando afferma: “La questione pregiudiziale è: l’Italia ritiene ancora importante il suo rapporto con gli italiani all’estero? Considera Com.It.Es e CGIE promotori del Sistema Italia all’estero?”. Ma è veramente quello che si vuole? Già! Perché proprio di questo si tratta: i governi italiani da qualsiasi parte politica essi provengano, vogliono riconoscere gli italiani all’estero come figli della Patria ed il loro importante ruolo nella promozione dell’Italia? Vogliono gli stessi governi riconoscersi un minimo di colpa per non aver impedito le ondate di emigrazioni italiane degli ultimi anni senza considerare le precedenti? Ed ecco che, partendo da queste domande, chi si aspettava un cambiamento di rotta a 360 gradi, come il sottoscritto e molti altri auspicavano, in occasione della Plenaria del CGIE, si è sbagliato su tutta la linea, purtroppo!

Nella proposta per la riforma dei Com.It.Es. presentata dalla Vice Segretaria CGIE, Silvana Mangione, scaturita da una raccolta di proposte ed idee dei vari protagonisti addetti ai lavori, non si fa nessun cenno di modifiche della consultazione stessa per eleggere questo importante organo, che dovrebbe essere vicino ai nuovi arrivati e d’appoggio all’associazionismo morente. La Mangione auspica un mantenimento delle funzioni attuali con qualche “caramellina” improvvisata.

Due delle tante proposte interessanti scartate a priori sono state quelle di eliminare i membri di nomina governativa ed istituire l’albo degli elettori sempre aperto. Quest’ultima proposta sarebbe stata interessante per l’elezione dei Com.It.Es., cui gli elettori si sarebbero iscritti solo una volta.

La mancata modifica della legge che regolamenta i Com.It.Es., ha favorito il palese distacco da parte degli iscritti all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero (AIRE), rispetto a questo organo, tra l’altro l’unico eletto direttamente dai cittadini italiani residenti all’estero. Nell’ultima consultazione del 2015, la partecipazione per il rinnovo dei Com.It.Es. è stata di appena un misero 4% mondiale. Malgrado ciò, ancora si persiste a mantenere uno status quo di rappresentanze che, stante una così bassa partecipazione al voto, non contano e non valgono niente agli occhi dei cittadini e delle istituzioni locali, né si può ragionevolmente sostenere che possano realmente essere rappresentativi per l’elettorato. A tutto questo si aggiunge una persistente e costante diminuzione dei fondi dedicati a quest’organo che non fanno che peggiorare la situazione e rendere ancor meno operativi sul campo questi comitati. Attualmente la legge sull’elezione dei Com.It.Es. prevede che l’italiano all’estero che vuole partecipare all’elezione dei membri dei Com.It.Es. deve iscriversi al Consolato di circoscrizione per ricevere il plico elettorale. Questa procedura non è la stessa prevista per le elezioni politiche e per i referendum, che prevede, invece, che le cartelle elettorali arrivino direttamente a tutti gli iscritti all’AIRE al proprio domicilio. Questa “discriminazione” diminuisce drasticamente il numero dei votanti alle elezioni dei Com.It.Es. perché la procedura rende più complicato votare.

Per quanto riguarda la modifica dei CGIE, al fine di ridurre i costi ed una migliore ripartizione geografica dei rappresentanti, possono ipotizzarsi alcune proposte, quali, ad esempio, le seguenti che la SAIG aveva proposto direttamente al segretario Michele Schiavone:

1) Il CGIE dovrebbe essere eletto non dalle associazioni e dai Com.It.Es. ma dai cittadini nella medesima consultazione elettorale dei COMITES

(l’associazionismo attuale non permette più una rappresentanza idonea all’importante ruolo di responsabilità cui è chiamata ad esprimersi)

2) I membri del CGIE non dovrebbero far parte dei Com.It.Es. (e viceversa): o Com.It.Es. e CGIE (l’attuale art. 10, co. 4 L. 286/2003 istitutiva dei Com.It.Es., prevede la sola incompatibilità a far parte del CGIE del solo presidente del Com.It.Es.).

(La stessa previsione di elezione del CGIE da parte dei Com.It.Es. giustifica l’incompatibilità dei membri (e non solo del presidente) a far parte di un organo che essi stessi hanno eletto)

3) I membri del CGIE dovrebbero essere uno per ogni circoscrizione consolare (riduzione dei membri = riduzione di spese) e uno per l’Ambasciata del Paese. Tale membro dovrebbe lavorare in sinergia col Com.It.Es., il Consolato e le autorità locali per dare maggiori attenzioni e ascolto alle esigenze degli italiani residenti all’estero;

(Un membro per ogni circoscrizione consolare coprirebbe meglio la realtà geografica degli italiani residenti all’estero: per fare un esempio concreto, in Svizzera la circoscrizione di Berna e Neuchâtel e Ginevra non godono di un membro di rappresentanza, pur essendone presenti ben 6. Dunque 4 circoscrizioni consolari oltre Berna, 6 membri del CGIE, ma due circoscrizioni sono scoperte)

4) Le riunioni dei membri del CGIE di ogni nazione dovrebbero riportare ai parlamentari eletti all’estero le problematiche che questi ultimi sarebbero tenuti a risolvere nel migliore dei modi in Parlamento (viene auspicata maggiore sinergia, maggiore coordinamento e, dunque, migliori risultati di quelli attuali).

Come sopra accennato, il vice segretario generale Silvana Mangione ha redatto una bozza di riforma cui hanno partecipato alcuni Com.It.Es. che tiene conto del cambiamento del tessuto dell’emigrazione, delle specificità nazionali, delle dimensioni territoriali e dell’incidenza della presenza di iscritti all’Aire, della capillarità della presenza a livello di organismo di base e la necessità che il CGIE sia organismo di raccordo e di sintesi.

Quindi, ha illustrato Mangione, “sono stati inseriti criteri per la composizione dei primi due livelli di rappresentanza: la massiccia presenza di italo discendenti che deriva dalla emigrazione tradizionale; la criticità di determinate situazioni politiche; la presenza di italiani in territori immensi; il grande numero esponenti della nuova migrazione, che “sono ormai dappertutto anche nei luoghi dove finora la presenza italiana non era stata rilevata”; e l’associazionismo, con la nascita di nuove forme di aggregazione legate alle nuove migrazioni”.

“Nell’ottica dell’attribuzione di maggiori poteri – sostiene Mangione – e più precisi incarichi al Com.It.Es., alla luce dei cambiamenti avvenuti nel tessuto delle comunità, si propone che il Comitato mantenga la sua natura di organismo di rappresentanza degli italiani all’estero nei rapporti con le autorità diplomatico-consolari italiane e con le autorità locali, nel pieno rispetto dei limiti posti dal diritto internazionale e dagli accordi fra Stati; e abbia tre funzioni principali: 1. Ombudsman – difensore civico della comunità nei confronti delle autorità italiane e, in collaborazione con il Consolato, nei confronti delle autorità locali, nel rispetto delle leggi locali, del diritto internazionale e degli accordi fra Stati; 2. Antenna del Sistema Paese, nella circoscrizione diplomatico-consolare al fine del coinvolgimento delle forze produttive e associative della comunità nella proiezione estera dell’Italia, anche in collaborazione con il nuovo progetto di promozione dell’Italia lanciato dalla Farnesina. In questo ambito, il Com.It.Es. deve agire anche come promotore dell’insegnamento e diffusione della lingua e cultura italiana, a supporto e in sinergia con gli enti gestori, le scuole e Università locali, partecipando, per legge, alla elaborazione del Piano Paese; 3. Centro di informazione, contatto e sostegno delle migrazioni e delle nuove mobilità. (fonte: http://laltraitalia.eu).

Praticamente, sono state raccolte alcune delle proposte ma di certo non quelle, ritenute altrettanto importanti, riguardanti il miglioramento e la sopravvivenza di questi organi, nonché le elezioni da parte dei Com.It.Es. e le incompatibilità/commistioni nei rapporti con i Com.It.Es. stessi.

Secondo quanto appreso dalle agenzie, non vi sono stati i cambiamenti sulla riforma dei Com.It.Es. e del CGIE che tutti ci aspettavamo, tutto rimane tale e quale senza poteri e finanziamenti supplementari e, soprattutto, la tematica di come vengono eletti questi due importanti organi di rappresentanza.

Si apprende inoltre, che il rappresentante di questo Governo, Vincenzo Amendola, Sottosegretario agli Esteri, si aspettava una proposta di un progetto di riforma specifica di questi importanti organi di rappresentanza delle comunità italiane all’estero. “Dopo un anno di un duro lavoro” – spiega Schiavone – “non vi è ancora modo di capire chi fa cosa” e “se non si cambia strada verso le nostre comunità all’estero ed i loro rappresentanti, altri decideranno il futuro del CGIE”. Sicuramente un percorso di dialogo c’è stato ma il presupposto di qualsiasi intervento è assicurare i fondi.

Infine va segnalata la componente del tutto insufficiente di molti dei parlamentari eletti all’estero, assenti ai lavori della Plenaria. Forse fuggiaschi per qualche altro impegno istituzionale più importante di questo? Non ci è dato saperlo. Quel che si sa è che i parlamentari eletti all’estero dovrebbero lavorare di pari passo con il CGIE per essere la voce in parlamento degli italiani all’estero. Di fatto, questa loro massiccia presenza si è vista poco, tranne qualcuno che ha presenziato solo per rivendicare la paternità di cose già risapute. Tuttavia, alcuni consiglieri, quali Paolo Brullo, Paolo Da Costa e Luigi Billè hanno cercato di distinguersi aprendo una discussione seria su queste tematiche, la loro voce, però, è stata subito spenta per proseguire in una direzione che già era indicata e che purtroppo conosciamo.

Come volevasi dimostrare, anche in questa plenaria del CGIE si è persa l’occasione di poter evitare l’imminente auto-distruzione dello stesso, stante la totale mancanza di volontà ed inefficienza nel difendere i diritti basilari degli italiani all’estero.
Con questo si vuol ricordare il ruolo importante degli italiani all’estero che tanto partecipano all’economia ed alla cultura del Bel Paese, con l’incremento del turismo, il pagamento le imposte sugli immobili in territorio italiano e poco sfruttati, l’aumento dell’esportazione dei prodotti italiani, la promozione culturale, la difesa della lingua italiana e delle nostre tradizioni.
Tutto questo viene deliberatamente ignorato o, ben che vada, trascurato. La rabbia nel constatare nel tempo di essere dimenticati e non valorizzati non fa che allontanare gli italiani all’estero da queste istituzioni miopi ai nostri reali problemi.

Ritornando alla domanda iniziale a tutti, CGIE, Parlamentari eletti all’estero e i vari governi di turno: vogliono, essi, ancora considerare e riconoscere veramente e fattivamente le esigenze e le problematiche degli Italiani all’estero?

Carmelo Vaccaro

La Regione Calabria al Corso di Cucina SAIG per una cena dai vari sapori primaverili

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Per ripercorrere la storia, le curiosità e le caratteristiche dei piatti che hanno reso grande la cucina tipica tradizionale italiana, bisognerebbe semplicemente andare indietro nel tempo quando l’Italia era ancora disunita. Ed è proprio nella sua antica storia che si evidenziano le diversità tra i diversi territori e, di conseguenza, anche sulle pietanze delle 21 regioni della nostra Penisola. In essa, si concentra la forza che unisce l’Italia, nelle tradizione culinarie e nella grande varietà di pietanze che racchiude l’immenso patrimonio di prodotti tipici locali. Tutto questo ha a che fare con la nostra storia che ha visto la nostra penisola, per centinaia di anni, spezzettata in piccoli Stati indipendenti, ognuno con la propria tradizione gastronomica e con le proprie specialità.17553601_1475212709196065_2746611748278638248_n

Nel secondo Corso di Cucina della SAIG dello scorso 30 marzo, la Regione Calabria è stata protagonista con diverse pietanze tradizionali poco conosciuti ma riscoperti dal cuoco dell’Associazione Calabrese di Ginevra, Gianni Zurzolo. Un cuoco principalmente specializzato a riscoprire le leggende culinarie della sua terra calabrese, come le pietanze eseguite in occasione del Corso.
Come primo piatto, Gianni Zurzolo ha proposto “Bucatini dei Carbonari Calabresi”. Si tratta di un sugo dai gusti tipicamente del Sud Italia a base di Pancetta o Guanciale di Maiale fatto rosolare insieme al sedano, aglio, cipolla pepe e peperoncino, a discrezione. Il tutto annegato in una passata di pomodoro, senza dimenticare la pioggia di formaggio pecorino.
Il piatto principale, annunciato ne “La Notizia di Ginevra”, ha fatto la sua entrata trionfante: Braciole alla Paprika con mandarini”.

Non potevano certo mancare le donne calabresi ad imporre la loro maestria nel realizzare i dolci che hanno trionfato in una cena ricca di sapori mediterranei e abbondante come usanze in molte case italiane. Di fatti, ad arricchire il Corso, un tipico dolce calabrese quale il Babà al Bergamotto, arrivato direttamente dalla Calabria, accompagnato da una crostata di marmellata e un Ciambellone allo yogurt.17629757_1475212755862727_3267441702034136078_n

Anche questa volta gli habitué del Corso hanno avuto modo di confrontarsi, ai fornelli, con delle pietanze ricche di storie, conforme all’idea della Società delle Associazioni Italiane di Ginevra (SAIG), di divulgare ricette delle regioni italiane il più possibile vicine a quelle originali. Troppo spesso, infatti, si spacciano per ricette tipiche regionali piatti che sono stati largamente riveduti e corretti ai fini di rivendicarne l’invenzione e la paternità.
Oltre ad essere ricca di ricette culinarie, anche nel territorio calabrese si produce una gran varietà di formaggi fatti con latte di mucca, pecora e capra.

Molte sono le regioni italiane che le hanno custodito e tramandato gelosamente le loro ricette alle giovani generazioni, molti di questi si trovano nei piccoli paesi, soprattutto nel Sud Italia dove prevalgono ancora le culture degli antenati.17634704_1475212642529405_7315303955820950625_n

Questo desiderio della SAIG di addentrarsi nel cuore più profondo di una cucina regionale fra le meno conosciute. Da molto tempo, infatti, la gastronomia italiana, antica e anche quella perfezionatasi col tempo, viene tramandata dagli italiani all’estero come cultura di uno dei popoli più ricco di storia culinaria al mondo. È innegabile che in questi ultimi anni si è sviluppata una sempre più crescente curiosità verso questa cucina antica, molto tradizionalista, che spesso stupisce per la ricchezza dei propri piatti ed altre volte sorprende per la sua semplicità.

La SAIG si riconosce in questo ruolo di mantenere e tramandare quelli che sono le ricchezze culinari, culturali e sociali della nostra cara Italia.

C.V.