CUCINA

La SAIG festeggia la fine del Corso di Cucina 2018-2019

65305637_2511832895534036_4538710289230594048_o

Una festa sentita e conviviale quella svoltasi lo scorso 27 giugno, in occasione della fine del Corso di cucina della SAIG, malgrado molte premature partenze per le vacanze estive.

Durante l’anno sono state proposte varie specialità culinarie delle regioni italiane.
La serata è trascorsa all’insegna dell’amicizia e della buona armonia, con circa 16 partecipanti , a causa delle ferie estive, e per la forte calura che ha colpito in questi giorni la città di Ginevra.

Da parte dei presenti vi è stato un generale apprezzamento sia per l’ultima serata che per il corso in generale. La serata si è conclusa con la conferma , ancora una volta, del successo che il Corso di cucina regionale promosso dalla SAIG, riscontra tra la collettività, con la possibilità di scoprire e conoscere la varietà e la ricchezza delle specialità gastronomiche regionali italiane.

65305637_2511832895534036_4538710289230594048_o 65275453_2511832878867371_2812907775892389888_o

Al termine della serata il coordinatore della SAIG, Carmelo Vaccaro, ha ricordato e ringraziato l’impegno di tutte le associazioni aderenti, alcuni membri dei comitati e dei cuochi/e che hanno presenziato alle giornate dei corsi per l’anno 2018/2019 arricchendo questi appuntamenti con la loro capacità e la passione nel tenere alto il nome dell’italianità nel Cantone di Ginevra.

Questa esperienza positiva, rafforza la decisione della SAIG di continuare con questo programma anche per gli anni a venire, che anche grazie alla professionalità e l’insegnamento dei maestri della cucina che si sono susseguiti durante l’anno, sotto lo sguardo vigile del responsabile di questa attività SAIG, Menotti Bacci, Presidente dell’Associazione Lucchesi nel Mondo di Ginevra.

Questo incontro bimensile, per adesso rimane il secondo e l’ultimo giovedì del mese, volge a stringere i legami tra le culture culinarie regionali italiana e, nello stesso tempo, a promuovere i nostri prodotti per il piacere di deliziare i palati dei cultori. L’equipe di quest’anno è stata molto interessata alla proposta delle pietanze e a questi corsi di cui si è palesata l’assidua partecipazione, nonché il numero sempre crescente dei partecipanti.

La SAIG informa che sono aperte le iscrizione al Corso di Cucina “L’Italia a tavola” per l’anno 2019-2020, e che nel mese di settembre 2019 sarà la Regione Lazio ad offrire e presentare la cucina romana.

Per informazioni e iscrizioni per il Corso di Cucina dell’anno 2019 – 2020, rivolgersi a Carmelo Vaccaro al 078 865 35 00

Francesco Lassandro:i nostri ristoratori italiani a Ginevra difendono il Made in Italy culinario

64826167_2493419170708742_4460146683027652608_o

Malgrado la presenza di ristoranti italiani con mano d’opera e proprietari di altre nazioni, nella difesa del Made in Italy, gli italiani all’estero si uniscono come le dita di una mano. Dall’atmosfera gioiosa, negli addobbi e dai profumi inconfondibili che invade lo spazio circostante alla cucina, si riconosce subito di essere in un ristorante di casa nostra.

Questo è quello che vuole dimostrare, la squadra di Francesco Lassandro, neo proprietario del Ristorane “La Primavera”, Route de Meyrin 8 a Ginevra. Mettere a disposizione l’esperienza innovativa della Pizza e della cucina italiana è la sfida che Francesco si è prefissa per i suoi clienti. Accrescere i requisiti del savoir faire italiano con le nuove tecniche della nostra ristorazione è la dimostrazione dell’evoluzione di una nuova generazioni di imprenditori italiani pronti a mettersi in discussione per soddisfare le esigenze dei clienti sempre più esigenti. Per questo, non tutti possono improvvisarsi imprenditori italiani della ristorazione se non lo si è!

Il percorso professionale e di studi di Francesco Lassandro dimostrano proprio un attaccamento passionale alla professione. Il maestro pizzaiolo nato a Castellaneta in provincia di Taranto il 17 Luglio del 1978. Il mondo della pizza ha sempre affascinato Francesco che ha la sua occasione di farvi parte quando inizia a lavorare come bagnino presso un lido di Castellaneta Marina con annessa pizzeria. L’incontro con il Maestro Pietro Lacava, che gli trasmette i segreti del mestiere, diventa determinante per il giovane apprendista. Il desiderio di realizzarsi porta Francesco a Cardiff, Città del Galles, situata sulla baia di Bristol in Inghilterra. Dopo l’apertura della pizzeria “Vapiano”. a Londra, finisce l’esperienza inglese ma determinato a dissetarsi, ancor di più, di questa passione che è la Pizza.

Nel 2008 il ritorno in Italia, per accrescere maggiormente le sue conoscenze sulla materia, frequenta il corso professionale per pizzaioli tenuto dal maestro Paolo Priore presso la “Scuola Italiana Pizzaioli” a Bari. Dopo diverse mete per apprendere la professione, Ginevra accoglie Francesco per lavorare nelle più rinomate pizzerie del Cantone dove affronta nuovi ritmi lavorativi, vengono sfornate in media 500 pizze al giorno.

Sfrutta il periodo di pausa per aumentare il suo bagaglio culturale, frequenta infatti un corso da istruttore presso l’accademia “Pizza News School” con il maestro Luigi Ricchezza, diventando istruttore di riferimento della scuola per la zona di Ginevra. Oggi Francesco, dopo aver acquisito il titolo di Istruttore Pizzaiolo di Pizza News School, ottenuto presso la Sede dei Grandi Molini Italiani nel 2017, gestisce il ristorante-pizzeria “La Primavera” di Ginevra, che conta 100 coperti interni e 100 in terrazza. Dopo aver provato diversi metodi d’impasto, Francesco ha optato per la semplicità e ha una ricetta tutta sua dichiarata “squisita” da molti conoscitori.

Francesco, come tanti “veri” ristoratori italiani, porta sempre nel cuore l’Italia, cerca di portare questo amore per la patria anche sul suo menù come dimostrano le pizze “Regina” e “Italia, utilizzando prodotti rigorosamente italiani.

La storia professionale di Francesco Lassandro sarà pubblicata prossimamente nel libro ” Pizza in the world talent story”.

Ginevra, con Francesco Lassandro, si arricchisce di un altro professionista imprenditore del Made in Italy culinario, pronto a difendere il tricolore, le vecchie e nuove ricette del vasto ricettario italiano.

La Calabria e le sue antiche ricette culinarie al Corso di Cucina della SAIG

64514015_2485864208130905_5365432768622755840_o

L’Associazione Calabrese di Ginevra, si è preso l’impegno, ancora una volta, di portare a compimento il primo Corso di Cucina di giugno, una delle tante attività della SAIG più frequentata.

I calabresi ginevrini, esperti di ricette antiche della tradizione culinarie calabre, hanno proposto una pietanza antica, conosciuta in tutta l’Italia: Ditali e fagioli al sugo di pomodoro. Per addobbare meglio la serata calabrese, le nostre esperte cuoche hanno aggiunto una particolare ricetta antichissima che allietava le feste carnevalesche: polpette di pane con uova, parmigiano e soppressata rigorosamente calabra.

La Calabria è una regione italiana dalla tradizione enogastronomica davvero intensa e particolareggiata. Le pietanze tipiche di questa area del Sud Italia, vengono ancora tramandate da generazione in generazione anche all’estero. Tante di queste ricette, sono state una consuetudine per tante generazioni di calabresi, un rito che faceva trovare la nonna nella sua vecchia, ma linda, cucina, con le pentole sul fuoco, già alle otto di mattina. La pasta e fagioli è un primo piatto della tradizione di molti paesi, completo, energetico e gustoso ma nel dettaglio, nella ricetta calabrese ci sono ingredienti, come la soppressata, che fa la differenza nel gusto.

Le polpette di pane, ancora sulle tavole nei giorni che celebrano le festività di Carnevale, vengono considerate un secondo piatto divertente, particolare e davvero insolito. Nella ricetta che le nostre cuoche hanno proposto, hanno suggerito di cucinare le polpette al forno, al sugo o fritte dai gusti davvero irresistibili! Questa ricetta inoltre, è molto utile per utilizzare gli avanzi di pane, una preparazione di riciclo creativo per una riconosciuta antica arte culinaria.

Le due ricette eseguite all’alba di quest’estate, sono state eseguite da mani esperte, apprese dalle mamme che, a loro volta, la sapienza risale alla fine dell’800. Quindi, la maestria delle nostre cuoche della serata quali Maria Concetta Folino, Tommasina Mercuri Isabella e Maria Folino, risale alle antiche tradizioni secolare.

Storia e tradizioni della cucina calabrese

Il sito Internet www.taccuinigastrosofici.it, pubblica un testo, qui di seguito, che ripercorre un po’ di storia e curiosità di questa bella terra che è la Calabria. -“In età storica la Calabria fu centro di fiorente civiltà essendo terra di immigrazione ellenica, tanto da essere denominata Magna Grecia. Il cibo dei calabresi è sostanzialmente quello che era una volta, determinato dagli usi, dalle credenze e dalla storia. Non poche ricette risalgono agli albori della civiltà della tavola mediterranea, ispirata alle usanze di Greci e dei Latini, mentre altre sono state introdotte dagli Arabi, dai Normanni, dagli Spagnoli, dai Francesi. Nella colonia achea di “Sybaris” (Sibari) dove gli abitanti vivevano nel lusso più raffinato, fra i cibi prediletti si ricordano i “laganon”, ovvero larghe tagliatelle, di cui diede più tardi testimonianza Apicio.

Diceva una vecchia canzone popolare: “Amaru chi lu puorco non ammazza”, infelice chi non ha maiali da ammazzare, perché insaccati, sugna, formaggi, melanzane sott’olio e pomodori seccati erano per la gente del Sud la garanzia di sopravvivere nei periodi, non infrequenti, di carestia. C’è nel modo di alimentarsi dei calabresi qualcosa di sacro e d’antico, l’osservanza di regole di comportamento che vengono dai secoli. Nell’area trovarono un habitat ideale le melanzane (violette lunghe), preparate in molti modi, dall’agrodolce al funghetto. Anche la loro preparazione italiana più celebre, detta «alla parmigiana», nacque nel sud e non a Parma, che diede solamente il nome alla ricetta per l’abbondante dose di formaggio usato (in Calabria il pecorino).

Tutti i principali ingredienti che costituiscono la base della cucina dell’antico “Brutium” (nome latino della Calabria) verdure, pasta, derivati del maiale, pesce sulla costa, sono personalizzati dal contributo del peperoncino e dell’olio d’oliva, presenti praticamente in quasi tutti i piatti dell’area.”-

64523133_2485864301464229_5472233100442337280_o

La Regione Sicilia ritorna con arancini e cannoli al Corso di Cucina della SAIG

61651815_2459977617386231_107137744450355200_o

La SAIG annuncia l’estate con il suo Corso di Cucina dello scorso 30 maggio, proponendo la Regione Sicilia due dei suoi baluardi culinari quali l’Arancino e il Cannolo alla ricotta.

Per eseguire questo arduo compito, i dirigenti SAIG hanno fatto appello ad uno Chef d’eccezione: Davide Giordano. Riconosciuto a Ginevra, e non solo, lo Chef Giordano molto preciso nelle spiegazioni, si è dilettato ad insegnare alle nostre frequentatrici queste due ricette conosciute in tutto il mondo. Difatti, ha scritto la ricetta personale che ha poi ha fatto recapitare una copia ad ogn’uno di loro.

La presenza occasionale del Console Generale d’Italia a Ginevra, Antonino La Piana, non solo ha omaggiato le attività della SAIG, ma è stata molto gradita dal nostro folto pubblico di frequentatrici ed accompagnatori.

È ormai noto che, l’origine dell’arancino siciliano nasce nel periodo della dominazione saracena in Sicilia, quando durante i banchetti esisteva l’abitudine di disporre al centro della tavola un ricco vassoio di riso aromatizzato allo zafferano e condito con verdure e carne. La prima versione dell’arancino, quindi, è quella di un semplice timballo di riso, da gustare a piene mani e privo del pomodoro che, all’epoca, doveva ancora essere importato dalle Americhe.

Per avere un’opinione professionale, riguardo il nome esatto di questa prelibatezza sicula, “arancino” o “arancina”, abbiamo domandato al nostro Chef Davide Giordano.

Davide, cosa ci puoi dire sul nome esatto degli arancini: arancina o arancino?

– Di certo si sa che chi conosce ed ama la Sicilia, non può non apprezzare questa prelibatezza.
le Arancine, che ormai sono uno dei tipici esempi di cibo da strada della tradizione gastronomica della regione Sicilia, bandiera che sventola in tutto il mondo, nonché vendute ovunque, sulle bancarelle, nei forni, nei mercati, nelle friggitorie e persino in spiaggia, sono anche diventate uno snack di fama mondiale, è pertanto, col passar del tempo, questo prodotto ha assunto diverse varianti a secondo l’immaginazione e gli ingredienti a disposizione, assumendo un aria gourmet e d’autore. Paradossalmente, ad oggi, a fa parlare di sé anche nella terra di origine non è l’estrema bontà ma questa lontana diatriba tra la Sicilia occidentale e quella orientale su come chiamarle.

Per esempio, a Palermo e provincia, prendono una forma arrotondata e si chiamano “arancina ”. Questa definizione richiama un frutto simbolo della conca d’oro, un nome assolutamente al femminile derivante dalla forma rotonda dell’arancia.

Invece, a Catania e provincia, cambia la forma per diventare conica, è così di fatto, perdono tutta la loro femminilità prendendo il nome di “arancino”.
Voci di popolo sostengono che l’arancino ha la forma di un cono poiché vuole simboleggiare il vulcano Etna assolutamente dal nome maschile.

Sulla base di quanto suddetto una cosa è certa, a noi siciliani, il dubbio rimane! A me personalmente, originario di Palermo, mi piace pensare che il giornalista e scrittore Gaetano Basile, palermitano doc nonché esperto autorevole di tradizioni siciliane, abbia pienamente ragione quando afferma che il nome da intendersi è “arancina”, perché deriva dall’accostamento con le arance, simbolo siciliano per eccellenza.

La nascita del cannolo siciliano tra storia e leggenda

Per quando riguarda l’origine del “Cannolo”, da una ricerca sul web la storia narra che, di certo si sa che le sue radici risalgono alla dominazione araba in Sicilia (dal 827 al 1091).
-“Secondo una leggenda la nascita dei cannoli sarebbe avvenuta a Caltanissetta, “Kalt El Nissa” locuzione che in arabo significa “Castello delle donne”, a quei tempi sede di numerosi harem di emiri saraceni.

L’odierno cannolo siciliano avrebbe dunque antiche origini, anche se nei secoli ha subìto diverse trasformazioni, e il suo antenato potrebbe essere stato un dolce a forma di banana, ripieno di ricotta mandorle e miele.

L’ipotesi più accreditata sarebbe quella che le favorite dell’emiro, per passare il tempo, si dedicassero alla preparazione di prelibate pietanze, in particolare di dolci e in uno dei tanti esperimenti culinari avrebbero “inventato” il cannolo, allusione evidente alle “doti” del sultano.
Un’altra fonte, invece, tramanda che i cannoli siano stati preparati per la prima volta in un convento sempre nei pressi di Caltanissetta.

Si racconta che in occasione del Carnevale le monache “inventarono” un dolce formato da un involucro (“scorcia”) riempito da una crema di ricotta e zucchero ed arricchito con pezzetti di cioccolato e granella di mandorle (cucuzzata).

La SAIG persegue nella ricerca di nuove strade affinché possa trovare per dare prova di attaccamento alle tradizioni gastronomie italiane e regionali. Questo corso bimestrale, evidenzia la cucina con ospiti sempre diversi e sempre più affascinati dai sapori tipici.

Un percorso culinario quello proposto dalla SAIG, tende a valorizzare molte regioni dell’Italia gastronomica, un’altra serata all’insegna dell’amicizia e della buona armonia è stata vissuta dagli addetti ai lavori, caratterizzata dai molti partecipanti, considerando anche la particolarità delle due ricette proposte.

“Sapori e Saperi” d’Italia

59526906_2412242885493038_3293036071058669568_o

Parte il progetto sperimentale “Sapori e Saperi” frutto della sinergia creatasi tra la SAIG, il CAE e l’Ufficio Scuola del Consolato Generale d’Italia a Ginevra.
Si tratta di un atelier, teorico-pratico di cucina, destinato agli allievi dei Corsi di Lingua e Cultura Italiana.

Venerdì 3 maggio, dalle 16 alle 18, presso la sede della SAIG, un corso di allievi ha vissuto un pomeriggio all’insegna della cultura gastronomica italiana. Accolti dal dirigente dott. De Paola, dal Coordinatore della S.A.I.G. Carmelo Vaccaro, dalla presidente del C.A.E. dott.ssa Cremonte, dal presidente dell’Ass. Calabrese Francesco Decicco, gli allievi sono stati introdotti all’origine del pesto e al contesto storico in cui è nata la ricetta dalla loro insegnante prof.ssa Barbagallo: la docente, supportata da slides, ha effettuato un’esauriente presentazione storico-evolutiva , intercalata da attività didattiche stimolanti che hanno avuto sempre come protagonisti.

Successivamente gli allievi sono stati invitati a ricostruire la sequenza operativa per la preparazione della ricetta, cooperando per riordinare , nella corretta sequenza procedurale, dei cartoncini che riportavano le tappe necessarie per arrivare dagli ingredienti al piatto finito.

59485157_2412242962159697_1059605712239329280_n

Guidati dall’invitante profumo del basilico, i “cuochi in erba” si sono successivamente disposti attorno al tavolo di lavoro dell’attrezzata cucina della SAIG, per preparare collettivamente le orecchiette al pesto, uno dei piatti più conosciuti nel mondo e ritenuti tra i più salutari della nostra tradizione culinaria mediterranea.

Gli allievi, guidati dal Preside De Paola e dalla prof.ssa Barbagallo, sono stati coinvolti con entusiasmo nel pestare, sminuzzare, mescolare, tritare, toccando con mano la semplice ma rigorosa e sapiente elaborazione di questa ricetta, assaporando la ricchezza di aromi che si sprigionava dai taglieri e dalle loro mani.

Al richiamo fatidico “La pasta è pronta!”, gli aspiranti cuochi hanno potuto assaporare il frutto del loro impegno culinario e hanno condiviso con gli adulti presenti un saporito piatto di orecchiette al pesto.

L’iniziativa , dall’indiscusso valore didattico e formativo, ha riscosso i plausi dei genitori presenti, che hanno auspicato il prosieguo di tale progetto , riconoscendone l’indubbio valore innovativo .
Ancora una volta il connubio tra tradizione e modernità ha dato i suoi frutti: un piccolo gruppo di allievi della scuola di Chandieu ha vissuto, attraverso una pedagogia della scoperta e della ricerca -azione, un’esperienza fortemente significativa inerente la storia della cucina italiana.

L’evento di cui sopra , a pieno diritto, si aggiunge alle numerose attività che, SAIG, CAE e Ufficio Scuola Ginevra, ormai da tempo , hanno messo in atto operando con fattiva ed efficace collaborazione.

Appuntamento al prossimo incontro culinario …

I profumi festivi della Pasqua calabrese al corso di cucina della SAIG

57340944_2377620712288589_1462692172540149760_o

Il primo e l’unico Corso di Cucina di aprile, rispettando le festività pasquali, è stato affidato al Comitato dell’Associazione Calabrese Ginevra, lo scorso 11 aprile.

Per l’ennesimo appuntamento culinario bimensile, le “Calabriselle” hanno pensato bene di fare pietanze attinenti al Santa Pasqua. A rubare la scena, questa volta, non è stata una pietanza di primo o secondo, ma i preziosi dolci del sud Italia. Difatti, le 4 “Calabriselle” si sono cimentate ad insegnare, ai nostri commensali, come si fanno le famose “Cuzzupe”, chiamate anche con altri nomignoli.

Per sfamare i circa 25 presenti, le maestre hanno preparato una ricetta “piccantina” di pasta tipica della Regione Calabria: Fileja al sugo di ‘nduja, accompagnate di polpette di carne.
Le “Calabriselle” designate cuoche d’eccellenza quali Maria Concetta Isabella, Maria Folino, Tommasina Mercuri e Rachele Decicco hanno guidato con maestria il corso con i partecipanti vogliose di apprendere queste calorose e piccanti ricetti. Presente anche Tommasina Isabella che si è prestata a fare da cronista e l’assistente giornalista.

“Fileja alla ‘nduja
Fileja alla ‘nduja un connubio tra pasta locale e prodotto d’eccellenza. La fileja è un tipo di pasta tipico della Calabria dove prende il nome anche di maccheroni al ferretto, l’impasto è fatto semplicemente con della farina di grano tenera, semola di grano duro, sale e acqua.

La ‘nduja, invece, è un salume originario di Spilinga, si tratta di una specie di salame a pasta morbida dal sapore piccante e affumicato che ben si presta per aromatizzare dei sughi ma è anche buonissimo semplicemente spalmato su una fetta di pane!

Le Cuzzupe
Le Cuzzupe calabresi sono dei dolci tipici di tutta la Calabria, anche se hanno nomi diversi da paese in paese: Angute, Sgute, Cudduraci, Cuculicchi.. ecc .. Questo dolce pasquale è di origine orientale e simboleggia la fine del digiuno di quaresima, l’uovo è il simbolo della resurrezione del Signore. Può avere varie forme, a discrezione di chi le prepara, solitamente riguarda un tema pasquale oppure si fa un filone che poi si attorciglia e al centro si posiziona un uovo, nelle due parti sporgenti si fanno dei segni con i rebbi di una forchetta che assomigliano a delle zampine. La bellezza delle Cuzzupe calabresi viene data anche da confettini e codette colorate con cui vengono decorate. Le Cuzzupe vengono preparate in anticipo di qualche giorno e si conservano per il giorno di Pasqua. Ricordo ancora quando la mia mamma si riuniva con le vicine di casa e tutte assieme preparavano tanti dolci che cuocevano nel forno a legna.”

Molto apprezzato questo corso ai frequentatrici per la sua originalità soprattutto nella elaborazione delle Cuzzupe. Questo dolce ha ricordato a molti presenti, la loro infanzie nel periodo pasquale.

57009029_2377620775621916_7431484760108564480_n 56866495_2377620768955250_6525639366692306944_o 56749195_2377620692288591_3157817744527720448_o 57340944_2377620712288589_1462692172540149760_o

Due cuochi per esprimere Cultura e tradizione siciliana al corso di cucina della SAIG

53599131_2334299819954012_4570940956475392000_o

La SAIG prosegue il suo viaggio culinario con la Regione Sicilia, alla scoperta della prelibata cucina di questa Regione, conosciuta, apprezzata e amata in ogni angolo di mondo.

Sono stati due le pietanze realizzate per questo corso, affinché si potesse esprimere, nella giusta maniera, quelli che sono i sapori antichi e gustosi della Trinacria, con un occhio gettato al passato e uno proteso al futuro. Ad olezzare la sede SAIG lo scorso 14 marzo, in occasione del primo corso mensile, sono stati i profumi della “pasta con le sarde” e “la salsiccia fatta a mano ai broccoli affogati”. La pasta con le sarde, (pasta chî sardi in siciliano) è un piatto tipico della cucina siciliana, inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mpaaf) In origine è un piatto stagionale: si può preparare da marzo a settembre periodo in cui si trovano al mercato le sarde fresche ed è possibile raccogliere nei campi il finocchio selvatico.

Per meglio seguire questo corso, la SAIG ha fatto appello a due cuoche. Per la “pasta con le sarde difatti è stata chiamata una delle più assidue frequentatrici del corso, Ninfa Tognazza, siciliana DOC, che si è espressa con eleganza e sapiente nella ricetta, realizzando la pietanza alla perfezione, trovando anche il finocchietto selvatico, ingrediente importante per dare il sapore selvaggio al gusto. Antonio Singarella, macellaio di formazione, ci ha mostrato le antiche regole per realizzare la famosa salsiccia siciliana per poi realizzare la pietanza coi broccoli affogati.

La coppia di cuochi della serata, hanno portato l’atmosfera siciliana con i profumi ed i sapori, realizzando cosi, dei piatti tipici indiscussi della tradizione siciliana. Momenti geniali dove si sentivano riecheggiare le note e le parole di alcune più famosa canzone popolare siciliana di sempre. Le parole di Çiuri Çiuri parlano di profumi, colori e di un amore ricevuto ma anche restituito alla nostra bellissima terra. Ebbene la SAIG in questa occasione ha fatto proprio questo, ci ha regalato colori e sapori lontani nel tempo, l’amore per le nostre origini e l’impegno giornaliero nel dare indietro questo amore a tutti i nostri cari.

La storia e le tradizioni dei piatti tipici siciliani

Tra le gastronomie regionali italiane, la siciliana è quella che più, nel corso dei secoli, si è evoluta, pur restando profondamente ancorata alle origini e ai prodotti tipici del territorio.

Tramandata oralmente, di cortile in cortile – come gli abitanti dell’isola amano rilevare – della cucina siciliana si hanno tracce sin dall’antichità perché essa, da sempre, è stata a stretto contatto con la storia, la religione e le culture che si sono avvicendate in Sicilia.

Considerata, già di per sé, una delle tante attrazioni da scoprire sull’isola, sarebbe improprio parlare di cucina siciliana al singolare. A ben vedere, infatti, dovremmo utilizzare il termine al plurale, giacché, spostandosi dalla parte orientale a quella occidentale, vagando di provincia in provincia, troviamo tanti tipi di pietanze pressoché introvabili in altri luoghi dell’isola.

Un esempio? Sarà difficile trovare le classiche panelle – frittelle di farina di ceci – in un luogo diverso da Palermo, né sarà facile trovare i muccunetti di Mazara del Vallo – palline di pasta di mandorle ripiene di conserva di zucca – al di fuori della provincia trapanese.

Siamo nella terra del gusto, in un angolo di paradiso in cui limoni, arance, cannoli, cassate, caponate, cous cous – solo per citare alcuni dei più famosi piatti tipici siciliani – la fanno da padrone.

53762014_2334299716620689_8773347931970338816_o 54041353_2334299719954022_2697192955982118912_o 53238303_2334299939954000_3600545146652852224_o

L’Associazione Lucchesi nel Mondo di Ginevra archivia il suo Carnevale del 2019

53698389_2327510740632920_6872760436031225856_o

Lo scorso 9 marzo, la sala di Verinier Place è stata teatro di una bella serata all’insegna delle migliori tradizioni festive che l’Associazione Lucchesi nel Mondo ci ha abituati. Una serata dove si sono riuniti più di 200 italiani, di regioni diverse, per festeggiare e salutare il Carnevale 2019 in un taglio decisamente famigliare, come negli intendimenti degli organizzatori.

Anche stante l’atmosfera carnascialesca, soddisfacente l’affluenza, a testimonianza della persistente voglia di ritrovarsi tra connazionali e di riunirsi anche sotto un Campanile, un tempo segno identitario ma discriminante, oggi testimone della condivisione di ideali non solo dagli appartenenti alla stessa comunità locale ma anche dagli amici di altre Regioni italiane.

Tra gli invitati si notava la presenza di molti rappresentanti istituzionali e associativi che, uniti ai commensali, hanno iniziato la serata con l’aperitivo offerto dall’associazione. Un rinomato buffet di prelibatezze toscane quali i crostini di salsiccia toscana, crostini di crema di peperoni, cubetti di parmigiano succo d’arancia e una bevanda a base di Prosecco misteriosa scaturita da una ricetta del Presidente Bacci. Al termine gli ospiti si sono accomodati a tavola per gustare i piatti tipici della Toscana, preparati con cura dal presidente, Menotti Bacci, e dall’esperta squadra di cucina: Tordelli al sugo, arrosto di vitello con spinaci e tondini di patate e un dolce con gelato e non potevano mancare i famosi cenci lucchesi, tipici della tradizione gastronomica dei padroni di casa ma affini ad analoghe ricette culinarie di altre parti d’Italia.

Coinvolti dalle ammalianti note diffuse di Franco Mazzola dell’Orchestra di Casa Nostra (oramai presenza stabile e indispensabile delle feste di tanti associazioni italiane di Ginevra), anche essi si sono esibiti fino a tarda notte in danze, a volte sfrenate a volte languide, dimostrando che quando c’è lo spirito giusto l’età non conta.

Il presidente Bacci, dopo aver rinnovato i ringraziamenti all’instancabile squadra di cucina e agli aiutanti, il cui operato ha reso la serata un successo, nonché a tutti i presenti. ha proposto agli ospiti una lotteria con in palio una ventina di premi, tra cui molti prodotti tipici della Toscana, e, in particolare, alcuni vini pregiati. Ancora una volta la sezione ginevrina dell’associazione Lucchesi nel Mondo è riuscita nel suo intento. Offrire una serata gradevole e spensierata a tutti i presenti esaltando le peculiarità italiane locali che caratterizzano la splendida regione Toscana.

Un ringraziamento, dunque, al presidente Menotti Bacci e al suo Comitato, per aver realizzato ancora una volta un incontro riuscito e molto gradito dai presenti.

Da più di 60 anni le feste organizzate dalle singole associazioni regionali o provinciali non sono state occasione per rinchiudersi in sé stessi ma per includere nella gioia dello stare insieme anche connazionali di origini diverse.

La storia, la cultura e il folklore italiani sono la sommatoria di tante storie, culture e folklore locali. Tutti meritevoli di essere trasmessi alle giovani generazioni perché componenti inscindibili dell’identità nazionale. Sta a noi riuscire nel difficile compito di esaltare le peculiarità locali senza perdere di vista il quadro complessivo nel quale si inseriscono. Come già altre Associazioni in precedenza, anche la sezione ginevrina dell’Associazione Lucchesi nel Mondo è riuscita pienamente a conseguire l’obiettivo.

Le origine dell’emigrazione Lucchese nel Mondo in breve

Secondo il Prof. Guglielmo Lera, L’aspirazione a lasciare la terra di origine per cercare lontano nuove risorse è almeno da mille anni la caratteristica prima del lucchese. Fino dalla metà del Cinquecento l’emigrazione risultò una logica conseguenza dello sviluppo economico raggiunto dalla città grazie alla produzione di sete raffinatissime e alla crescita delle capacità finanziarie acquisite dai cambisti e prestatori di valuta. L’attività di questi ultimi, sviluppatasi vertiginosamente dall’undicesimo al quattordicesimo secolo con il passaggio da Lucca di pellegrini, mercanti e soldati, sfociò in prestiti a Papi e regnanti e nell’istituzione di uffici cambiari in molte città (nel sec. XII solo a Genova se ne contava più di cinquanta). L’esportazione di manufatti di seta trovò una forma di associazione nelle compagnie, che lucchesi di origine nobile o borghese costituirono con regolari contratti, impegni, ripartizioni di lavoro e di rischi. Numerose famiglie svolsero la loro attività nelle più attive città italiane.

53698389_2327510740632920_6872760436031225856_o 53509581_2327508900633104_1032569601780613120_o 53359663_2327508913966436_4793241398495150080_o 54114821_2327508917299769_8700282476611764224_o