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Libertà ed il rispetto delle regole: un’utopia per la buona convivenza di Carmelo Vaccaro

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Libertà ed il rispetto delle regole: un’utopia per la buona convivenza
di Carmelo Vaccaro

L’uomo è convinto che, col passar del tempo e le tante piccole e grande guerre del passato, di poter perfezionare sempre di più quella che si usa chiamare “la società civile”. Purtroppo non è sempre e dovunque che si possa invocare questa bella asserzione.

Il tutto parte dalle regole, che sono la base di una società, le quali dovrebbero racchiudere l’importantissimo concetto del rispetto reciproco affinché possa diventare un esempio per il prossimo e le generazioni future. Ecco perché necessita educare, già da piccoli, ed imparare le regole della buona convivenza tra le popolazioni.

Ormai è noto a tutti che i diritti comuni bisogna conquistarsele e chi scrive le regole sono persone che sono state elette. Ma per avere il diritto necessitano le regole che le predispongano, se non altro una regola che impedisca il pregiudizio o il danno del diritto stesso.

La spira che volge a perfezionare la società si edifica sui principi che gli uomini si sono prefissi per regolare e far funzionare nel modo migliore la loro vita comune, nonché, garantire i diritti di tutti e specialmente di esercitare senza limiti la propria libertà. Il filosofo tedesco Emmanuel Kant, sosteneva che “la libertà non consistesse nel fare tutto senza regole ma al contrario avere la determinazione di agire nel rispetto delle condizioni morali riconosciute”.

La libertà e le regole possono sembrare contrapposte, ma in realtà, in questi due linguaggi ci si concentra la vera è propria educazione che conduce ad un comportamento civile nel rispetto reciproco. Colui che si sente libero non abbatte le regole di convivenza che consentono ad una comunità di esistere e realizzarsi. Colui che è libero rincorre e raggiunge i propri scopi coltivando le passioni senza mai cadere nel tranello dei compromessi dove verrebbe lesa la propria moralità rinchiudendola in un vortice di depravi e impudicizia. Chi conosce i propri limiti è libero di valorizzare le proprie virtù ed è cosciente che, malgrado sia faticoso è anche inestimabile.

Oggi rispettare le regole, per la maggior parte delle persone, vuol dire far prevalere il proprio egoismo a scapito di chi crede di affidarsi alle giuste persone. Si è più disposti ad ingannare o imbrogliare se si vive in un contesto dove si presume che anche altri lo fanno. Finché ci lasciamo dominare dalla perfidia, dal desiderio di egoismo e supremazia, dalla convinzione di essere migliori dell’altro al posto di aiutarlo ad evolversi, l’onestà pagherà due volte: viene danneggiato dagli imbroglioni e deriso perché onesto.

In una società così, l’onestà ha una grande responsabilità ed è più opportuno imporsi diverse regole basilari e rispettarle additando il predicare bene e razzolare male. Se una comunità che si rispetti vuole essere d’esempio per gli altri, è proprio dal rispetto delle regole che deve partire, altrimenti, si rischia di inibire il processo verso l’evoluzione di un’accettabile “società civile”.
Charles-Louis Lemesle, politico francese, affermava che: “Si fanno le regole per gli altri, e delle eccezioni per se stessi”.

Quindi, non rimane che il rispetto per gli altri come base fondamentale per convivere civilmente in una società. Rispettando il ruolo di ognuno e le competenze dell’altro, il singolo individuo si deve confrontare con una collettività di altre persone: siffatto richiede regole e limiti inequivocabili. Molti si comportano come se fossero le uniche persone esistenti senza dover dare conto a nessun altro nella società.
Necessita, comunque, auspicarsi incessantemente che, prima o dopo, si riesca ad raggiungere da tutti la stessa consapevolezza di come dover vivere, nel miglior modo possibile, in una società per potersi realmente considerarsi “civile”.

10° Anniversario con cena di gala

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La SAIG chiude i festeggiamenti del 10° Anniversario con una cena di gala in occasione della III edizione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo.

Lo scorso 24 novembre, a conclusione dei festeggiamenti del suo10° Anniversario, della Società delle Associazioni Italiane di Ginevra, SAIG, ha scelto uno scenario all’altezza della sua storia e delle sue aspettative future quale “l’École Hôtelière de Genève” (Scuola Alberghiera di Ginevra). La scelta della EHG è stata pensata per attrarre l’attenzione alla formazione nel settore alberghiero e per sviluppare eventuali collaborazioni di lungo periodo tra cuochi italiani e locali nella prestigiosa scuola famosa in tutto il mondo. Cornice ideale per celebrare degnamente anche la serata conclusiva della “Settimana della Cucina italiana nel mondo” arrivata alla sua terza edizione.

Una scenografia che ha visto una rara rappresentanza politico-istituzionale e associativa italiana e ginevrina impegnata a festeggiare le molte iniziative di successo della SAIG e, nel contempo, la III edizione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo.

A fare gli onori di casa, il Coordinatore della SAIG, Carmelo Vaccaro ed il Console Generale d’Italia a Ginevra, Antonino La Piana che, con le rispettive consorti, hanno accolto i 98 invitati alla cena di Gala della SAIG. Oltre ai presidenti delle Associazioni aderenti alla Società delle Associazioni Italiane di Ginevra quali Francesco Decicco (ass. Calabresi), Oliviero Bisacchi (Club forza Cesena), Menotti Bacci (Ass. Lucchesi nel Mondo) e Antonio Scarlino (Ass. Regionale Pugliese). Presente anche il resto del Comitato SAIG con Jean-Charles Lathion, l’Avv. Alessandra Testaguzza, Marjorie de Chastoney, la Segretaria Federica Di Stefano ed il Tesoriere, Gino Piroddi.

Molti ospiti eccellenti hanno presenziato all’evento quali S.E. l’Amb. Gian Lorenzo Cornado, Rappresentante Permanente presso le Organizzazioni Internazionali ed il Vice Rappresentante Permanente, Amb. Massimo Bellelli, gli On.li Angela Schirò, Massimo Ungaro e Gianni Farina, il Consigliere di Stato di Ginevra, Serge Dal Busco, il Presidente del Consiglio Municipale della Città di Ginevra, Eric Bertinat, il Console italiano aggiunto, Roberta Massari, il Sindaco e l’Assessore della Città di Palagonia, Salvo Astuti e Francesca Ventimiglia, il Deputato nazionale svizzero, Manuel Tornare, il Sindaco e le Consigliere Amministrative della Città di Carouge, Nicolas Walder, Stéphanie Lammar e Anne Hiltpold, il Sindaco e la Consigliera Amministrativa della Città d’Onex, François Mumenthaler e Carole-Anne Kast e Beatriz de Candolle, Consigliera Amministrativa del Comune di Chêne-Bourg, il rappresentante della Nunziatura presso l’ONU, Mons. Massimo De Gregori.
Presenti anche alcuni membri d’Onore della SAIG quali Carlo Lamprecht, il Deputato cantonale, Daniel Sormanni, il Fisico Dr. Vittorio Palmieri, il Dr. Francesco Artale, la cantante soprano, Varduhi Khachatryan. Inoltre, una considerevole rappresentanza dell’associazionismo italiano nel Cantone.

Il Coordinatore SAIG, Carmelo Vaccaro, ha salutato, come da rito, tutti i presenti alla cena.
Cena che è stata preparata dallo chef Davide Cianetti, arrivato appositamente da Roma con due suoi collaboratori, coadiuvato dallo Chef locale, Stephane Muller, che ha offerto un menu tutto italiano molto apprezzato dagli invitati, con un tocco siciliano offerto dal Sindaco di Palagonia, Salvo Astuti che ha regalato i famosi cannoli siciliani.

Una piccola introduzione sul ruolo associazionistico svolto nel mondo dalle molte associazioni attive in questo settore, fra cui anche la SAIG a Ginevra. L’associazionismo svolge un ruolo fondamentale all’interno di ogni società civile, in quanto permette la realizzazione di quella “sussidiarietà” necessaria, volta a colmare gli inevitabili vuoti istituzionali ed amministrativi. Le Associazioni infatti volgono un attivissimo ruolo a favore della collettività, in sinergia con le istituzioni, spesso con il supporto delle Autorità locali al fine di soddisfare le crescenti esigenze socioculturali dei connazionali. La cooperazione di dette istituzioni permette infatti di fornire concreta risposta all’universalità delle situazioni per meglio raggiungere gli obiettivi di comune interesse. Pertanto, la SAIG, nella persona del Console Generale La Piana, trova un interlocutore attento e ricettivo nel promuovere l’Italia nel Cantone di Ginevra.

Oggi le Comunità italiane sparse per il Mondo, e non fa eccezione neppure quella di Ginevra, hanno una diversa concezione “dell’emigrato”. Siamo ormai cosi integrati nella società locale al punto di pensare nella lingua del paese d’accoglienza, questo grazie all’ospitalità ricevuta che ci ha permesso una rapida integrazione e la possibilità di garantire un futuro ai nostri figli. Da parte nostra, abbiamo importato le nostre radici, il nostro modo di essere, con pregi e difetti. Abbiamo fatto scoprire l’Italia nel Mondo con tutti i suoi innumerevoli pregi e plasmando in modo indelebile alcune delle realtà che ci hanno accolto. Questo è il messaggio che il Coordinatore Vaccaro ha voluto trasmettere.

Il Console Antonino La Piana, nel suo discorso, ha ringraziato gli invitati, italiani e ginevrini per l’entusiastica partecipazione all’evento con il quale si è conclusa la terza edizione della “Settimana della Cucina Italiana nel Mondo” a Ginevra.

Come ogni anno, dalla sua Fondazione, la SAIG premia il personaggio dell’anno che, per il suo 10° Anniversario, sono stati nominati le attuali quattro associazioni, aderenti, con i loro presidenti, per premiare il costante attaccamento a quelli che sono gli scopi statutari della SAIG.

Per rilevare l’importanza del ruolo, la SAIG ha offerto loro un orologio in peltro coi loro nomi e qualifiche, accompagnati da una pergamena.
A sorpresa, i quattro presidenti, hanno poi premiato, con lo stesso orologio murale, il Coordinatore per la sua incessante temperanza nel gestire, durante questi dieci anni, i compiti statutari della SAIG.

Alla fine della serata, i parlamentari e il Console Generale La Piana hanno offerto 6 medaglie commemorative della Camera dei Deputati, ai quattro presidenti delle Associazioni aderenti alla SAIG, al Coordinatore e all’ospite d’Onore, il Sindaco della Città di Palagonia, Salvo Astuti.
Un cofanetto commemorativo con due penne in legno è stato offerto a tutti i presenti, raffigurante il logo della SAIG.

Che cos’è la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo

La “Settimana della cucina italiana nel mondo” si sostanzia in una serie di manifestazioni, nate con l’obiettivo di promuovere, a livello internazionale, le tradizioni culinarie ed enogastronomiche, quali segni distintivi dell’identità e della cultura italiana.

L’evento della “Settimana della Cucina Italiana”, realizzata per la prima volta nel 2016 e rilanciata quest’anno dal Governo italiano con la III edizione, che si è svolta dal 19 al 25 novembre 2018 è un’iniziativa attuata dai Ministeri degli Esteri, delle Politiche Agricole, dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e dello Sviluppo Economico.

L’opera di valorizzazione, anche a fini turistici, dei territori, degli itinerari dell’arte culinaria italiana, nonché della dieta mediterranea, è uno degli elementi che rende l’Italia il Paese più sano del mondo.

Forte è anche l’attività di presentazione e internazionalizzazione dell’offerta formativa italiana del settore, per attrarre talenti dall’estero e fidelizzarli all’uso dei prodotti italiani di qualità. Moltissimi gli chef ed i cuochi italiani impeganti ovunque nel mondo per portare alta la bandiera della nostra tradizione culinaria, preparando e presentando menu ad hoc per questa edizione per far conoscere al mondo il meglio dell’enogastronomia tricolore.

Le oltre 1000 attività realizzate dalle quasi 300 sedi diplomatico-consolari e degli Istituti italiani di cultura, in associazione con vari partner e sponsor per ottimizzare l’uso delle risorse, in alcune sedi, sono state organizzate anche grazie all’impegno delle realtà associazionistiche degli italiani all’estero come a Ginevra.

Una iniziativa, quella della Settimana della cucina italiana nel mondo dunque, di grande rilevanza per la nostra Italia, che ogni anno vede l’organizzazione di una serie di eventi, tra i quali: conferenze, degustazioni, cene di gala, corsi di cucina, concerti e mostre legate alla promozione dell’enogastronomia italiana.

Si ringraziano, quindi, ancora una volta, le Istituzioni italiane e quelle ginevrine per questa bella ed importante iniziativa che la SAIG ha potuto finalizzare nel suo programma annuale, la ditta Bertani per aver messo a disposizione i vini, l’IIC Zurigo e Riccardo Galardi.
Inoltre, la SAIG ringrazia la dirigenza de “l’École Hôtelière de Genève”, il Direttore Generale, Alain Brunier, il Professor Thierry Schlatter, Direttore della Restaurazione e tutti collaboratori per l’eccellente riuscita dell’evento.

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Inaugurazione della III Settimana della Cucina Italiana nel Mondo

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La SAIG coi suoi comitati nel 10° Anniversario di Fondazione nell’inaugurazione della III Settimana della Cucina Italiana nel Mondo

La sera del 22 novembre scorso, la Società delle Associazioni Italiane di Ginevra SAIG, ha riunito i comitati delle Associazioni aderenti per festeggiare i 10 anni di Fondazione, tra le antiche mura della “Ferme Golay” a Châtelaine. Un incontro che ha voluto marcare l’unità della SAIG anche coi comitati delle attuali associazioni che la compongono: Calabresi; Club Forza Cesena; Lucchesi e Pugliesi. Questo particolare e piacevole incontro, si è svolto dentro la cornice dell’inaugurazione della III Settimana della Cucina Italiana nel Mondo.

Proprio in questa occasione, è stato preparata una cena concordando le pietanze con le Regioni rappresentate dalle Associazioni aderenti. Ad aprire la serata culinaria è stata la Regione Calabria con un antipasto di affettati e formaggi tipici di questa regione. Come primo piatto, per la Regione Puglia sono stati preparate succulente orecchiette con i broccoli seguite da un secondo di carne della Regione Toscana con un prelibato piatto denominato rovelline lucchesi e, per concludere, un Bustrengo, dolce tipico di Cesena che risale addirittura al Medioveo. Il tutto, preparato minuziosamente dallo Chef italo-ginevrino, Stéphane Muller, coadiuvato da Roberto Corona e da un’equipe che si è adoperata per l’occasione.

Il Coordinatore Carmelo Vaccaro, ha ringraziato i presidenti della associazioni aderenti, Francesco Decicco, Oliviero Bisacchi, Menotti Bacci e Antonio Scarlino, nonché i loro comitati, per la costante dedizione alla SAIG dimostrata in questi dieci anni. Vaccaro ha ricordato che senza la passione ed il necessario attaccamento alle proprie radici regionali, delle associazione aderenti, la SAIG non avrebbe potuto sviluppare in questi anni un progetto che ha messo in evidenza quelli che sono i valori italiani.

Il Console Generale d’Italia a Ginevra, Antonino La Piana, inaugurando la III Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, ha salutato questa unione che la SAIG rappresenta ed ha sottolineato la bella collaborazione tra l’istituzione consolare e la Società delle Associazioni Italiane di Ginevra.

Vaccaro ha ribadito l’importanza dell’attività di una realtà come la SAIG che si presenta come l’espressione di un progetto comune di persone che scelgono liberamente di mettersi in gioco per costruire insieme le risposte ai propri bisogni e a quelli della comunità di appartenenza nei cui valori credono e si identificano.

Sulla base di questi valori, colmi di voglia di dare, di mettersi a disposizione degli altri, il desiderio di stare assieme e condividere idee comuni, l’associazionismo si caratterizza anche per un’altra sua peculiarità: la base volontaria, interpretata come sentimento di donare ad altri il proprio tempo e le proprie energie. Uno sorta di investimento, non strettamente economico, ma di carattere emotivo verso coloro che in qualche modo hanno necessità di relazionarsi con gli altri e condividere con essi momenti del proprio vivere all’estero ma all’insegna delle proprie radici, vissute come un valore aggiunto.

Questa voglia di rendersi utili finisce per modellare un’articolazione sociale (l’associazione) grazie alla quale singoli soggetti si fanno interpreti dei variegati bisogni di una società, e grazie alla quale, attraverso le varie associazioni, e l’associazionismo in generale, i bisogni socio-culturali diventano patrimonio e impegno per tutta una comunità.

Con questi propositi, la SAIG si è presentata al mondo associazionistico italiano a Ginevra e in Svizzera, cercando di rappresentare l’italianità al meglio delle sue possibilità. Propositi che si sono rivelati vincenti che hanno permesso alla Società delle Associazioni Italiane di Ginevra di raggiungere tanti successi, e, tra i più importanti, quelli di aver ricordato il lavoro di tanti nostri connazionali emigrati, con cinque monumenti all’emigrazione italiana apposti nelle città partner della SAIG.

Invitati d’onore alla serata, anche i presidenti delle due Associazioni che hanno richiesto l’adesione alla SAIG, Vincenzo Bartolomeo “Associazione Cultura e Arte Siciliana” e, Guglielmo Cascioli “Latium”. Le due realtà associative italiane andranno a sostituire il Club Forza Cesena che, a fine anno, termina il suo quarantacinquesimo anno di missione nel Cantone di Ginevra. Elogi sono stati rivolti al Presidente storico del Club sportivo Cesenatico, Oliviero Cav. Bisacchi per l’attività svolta in tutti questi anni.

I presidenti ed i comitati delle associazioni aderenti, continuano a tessere relazioni amichevoli al fine di rafforzare l’unione e rappresentare le proprie origini, culture e valori regionali all’interno della SAIG.

La serata si è poi terminata con un regalo a tutti i membri dei comitati rappresentato da due penne commemorative in un cofanetto di legno.

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Il Consolato di Ginevra presente agli eventi del centenario della fine della Grande Guerra

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Il Consolato di Ginevra presente agli eventi del centenario della fine della Grande Guerra

L’anniversario del 4 novembre che si è celebrato quest’anno ha rivestito un particolare significato poiché ricorreva il centenario della conclusione vittoriosa della prima guerra mondiale “1918 – 2018”. Tante quindi le iniziative organizzate per celebrare la giornata che segnò la fine di quella che allora venne definita la “Grande Guerra” e per ricordare la data in cui andò a compimento il processo di unificazione nazionale che, iniziato in epoca risorgimentale, aveva portato alla proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861.

Fu proprio durante la Prima Guerra Mondiale che gli Italiani si trovarono per la prima volta fianco a fianco, legati indissolubilmente l’un l’altro sotto la stessa bandiera nella prima drammatica esperienza collettiva che si verificava dopo la proclamazione del Regno. Con il Regio decreto n.1354 del 23 ottobre 1922, il 4 Novembre fu infatti dichiarato Festa nazionale.

Le commemorazioni in Italia sono state particolarmente sentite e solenni: a Roma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnato dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dal Ministro Elisabetta Trenta, dalle più alte cariche dello Stato e dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, ha deposto la corona d’alloro al Milite Ignoto sull’Altare della Patria, mentre le nostre Frecce Tricolori sfrecciavano sui Fori Imperiali colorando il cielo di verde bianco e rosso. La città di Trieste, alla presenza del Presidente della Repubblica, ha rievocato momenti significativi della fine della prima guerra mondiale, quali l’ingresso delle truppe italiane a Trieste.

Anche all’estero, ed in parti46420090_2158319304218732_9198797264779214848_n 46436382_2158319297552066_185228741041979392_ncolare nella circoscrizione consolare di Ginevra si sono svolte numerose iniziative per commemorare il “Giorno dell’Unità Nazionale” e “Giornata delle Forze Armate”, evento tradizionalmente molto sentito dai connazionali, che quest’anno ha assunto un tono più solenne e ha visto un afflusso particolarmente significativo di pubblico, data la ricorrenza del centenario.

Domenica 4 novembre a Ginevra il Console Generale Antonino La Piana ha presieduto la tradizionale cerimonia ufficiale di deposito di corone presso il monumento dedicato ai nostri Caduti presso il locale cimitero di Saint Georges. Dopo la messa, celebrata dal Nunzio Apostolico alla presenza di numerose Autorità locali, tra le quali il Consigliere di Stato Mauro Poggia, il Procuratore Generale, svariati sindaci e colleghi del corpo consolare e diplomatico, oltre che dei Senatori Garavini e Fantetti, il corteo, preceduto dalla Banda Municipale della città di Ginevra, ha reso omaggio ai Caduti deponendo numerose corone presso il monumento, alla presenza di una gremita folla, tra la quale erano presenti anche dei bambini dei corsi di lingua e cultura italiana, che hanno letto pensieri e lettere dal fronte.

Analoghe Commemorazioni si sono svolte in date ravvicinate anche a Montreux, Losanna e Sion: il 4 novembre, presso il cimitero di Clarens – di concerto con “l’Association de Cadres de Réserve en Suisse “e con le Autorità francesi – si è svolta una solenne cerimonia, alla presenza delle Autorità locali e dei rappresentanti delle Associazioni, celebrata con corteo militare e sentita partecipazione. Il 10 novembre, presso il cimitero di Montoie di Losanna, alla presenza dei rappresentanti del Comites, dell’Associazione Nazionale Combattenti e della Missione cattolica si è riunita la comunità italiana per ricordare il sacrificio dei nostri e di tutti i caduti della Grande Guerra, accompagnando la commorazione con il coro della Missione.

A seguire, nella stessa mattinata, nell’adiacente cimitero di Bois de Vaux si è svolta in forma solenne, la commemorazione organizzata dalle Autorità francesi e svizzere per onorare i caduti Francesi ed Alleati, accompagnata da corteo militare e banda, alla presenza degli studenti del liceo francese, di un folto pubblico e della stampa; il Console Aggiunto ha presenziato entrambe le cerimonie deponendo le corone italiane.

Oltre all’attaccamento alla Patria e al sacrificio dei milioni di morti coinvolti, è stato a più voci ricordato il valore del perseguimento della pace quale conquista dell’Europa e patrimonio delle giovani generazioni, come espresso a chiara voce dal Presidente della Repubblica “Bisogna ribadire con forza tutti insieme che alla strada della guerra si preferisce coltivare amicizia e collaborazione, che hanno trovato la più alta espressione nella storica scelta di condividere il futuro nella Unione europea. ”

Si ringraziano vivamente tutti i rappresentanti delle Associazioni e della comunità italiana che hanno contribuito alla realizzazione di tutte le celebrazioni.

Ginevra : Politica comune in ambito criminale 2018-2020

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Il procuratore generale insieme al Consiglio di Stato adottano la quarta edizione della politica comune a proposito della lotta contro la criminalità per il biennio 2018-2020.

Il principio di una politica comune in ambito criminale è adesso applicata da tutti gli attori istituzionali interessati e permette di far evolvere e consolidare la quarta edizione per il periodo 2018-2020.45480458_2147749098609086_4593181332221198336_n

Questo nuovo accordo sarà siglato dal procuratore generale Olivier Jornot e Mauro Poggia, consigliere di Stato incaricato dalla polizia, che firmerà questo documento per il dipartimento della sicurezza (DS) e a nome del Consiglio di Stato.
Sulla base del bilancio relativo al periodo 2016-2018 e dal rapporto strategico stabilito dalla polizia a giugno e luglio scorsi, il DS e il procuratore generale hanno deciso di continuare il loro impegno, di adattare alcuni aspetti e di tenere sette assi per il periodo 2018-2020:

-lotta contro la violenza;

-lotta contro la cybercriminalità;

-sicurezza della mobilità;

-lotta contro la delinquenza finanziaria;

-lotta contro la tratta degli esseri umani, la migrazione illegale e il lavoro in nero;

-lotta contro i comportamenti aggressivi a discapito dei poliziotti e degli altri agenti pubblici durante l’esercizio delle loro funzioni;

-attuazione effettiva delle sanzioni e coordinamento delle forze dell’ordine.

Rispetto all’edizione precedente, è stato escluso l’asse della sicurezza degli spazi pubblici tenendo conto della forte diminuzione dei furti nelle vie pubbliche e dell’accattonaggio sotto l’aspetto della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della forza lavoro. Gli altri assi sono stati mantenuti.

L’asse portante sulla lotta contro la violenza integra un ampio piano della sicurezza degli spazi pubblici, e menziona esplicitamente la problematica della violenza gratuita durante assembramenti festivi.

La politica comune in ambito criminale è diventata uno strumento di pilotaggio per lo Stato-maggiore della polizia e uno strumento di collaborazione con diversi partener, come l’ufficio cantonale dell’ispezione e delle relazioni del lavoro (OCIRT), l’ufficio cantonale della popolazione e dell’immigrazione (OCPM), l’ufficio cantonale della detenzione (OCD), la direzione generale dei veicoli (DGV) e, in materia di violenze domestiche così come per il futuro sviluppo di un approccio pluridisciplinare per la lotta contro le molestie sulla strada, l’ufficio della promozione dell’uguaglianza tra uomini e donne e della prevenzione delle violenze domestiche (BPEV).

 

Le45626267_2147749115275751_1547229373877190656_o constatazioni precedenti hanno portato a creare un nuovo asse organizzativo che, innanzitutto, mira a rinforzare la coordinazione la coerenza e l’efficienza dell’impegno delle forze della polizia, in particolare della polizia municipale nell’applicazione sia della politica comune in ambito della criminalità che degli altri compiti della polizia. Secondamente, si tratta di assicurare che le sanzioni penali, che privino la libertà dell’individuo e la libertà finanziaria, siano effettivamente messe in opera, assicurando alla polizia e agli altri attori della catena penale delle infrastrutture, la dotazione di modalità e di processi adeguati.

In sintesi, la lotta contro la criminalità come descritta per i tre periodi precedenti è sempre un argomento d’attualità: assicurare la sicurezza dei cittadini e degli ospiti di Ginevra resta la priorità del procuratore generale e del consiglio di Stato. La gestione della criminalità necessita adattamenti alle evoluzioni e il sostegno di controlli precisi oltre che osservazioni numeriche e consolidate. Il procuratore generale e il consigliere di Stato incaricato dalla polizia per il dipartimento della sicurezza proseguiranno regolarmente incontri per assicurare il proseguo strategico di questa quarta edizione, in partical modo sotto gli aspetti legislativi, regolamentari e di budget.

Marcello Fonte: dalla Calabria a Cinecittà fino al Festival di Cannes come migliore attore del Film “Dogman”

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Marcello Fonte: dalla Calabria a Cinecittà fino al Festival di Cannes come migliore attore del Film “Dogman”

Marcello Fonte, classe 1978, è nato e cresciuto con una famiglia numerosa a Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, prima di trasferirsi a Roma negli anni ’90.
Negli ultimi anni ha scritto, co-diretto e interpretato “Asino vola”, ha recitato nella serie tv “La mafia uccide solo d’estate” e nei film “L’intrusa” e “Io sono Tempesta”.
È a Ginevra per la prima di Dogman, il film diretto da Matteo Garrone che si è ispirato al cosiddetto ‘delitto del Canaro’, l’omicidio del criminale e pugile dilettante Giancarlo Ricci. Fonte, nel ruolo del protagonista Marcello, ha ricevuto il Prix d’interprétation masculine (Palma d’oro) al Festival di Cannes e il premio per il Migliore attore protagonista al Nastro d’argento

Dalla Calabria al grande schermo al fianco di prestigiosi personaggi del mondo cinematografico. Puoi raccontarci chi eri e quello che sei diventato oggi?

Sono cambiato un po’, ero quell’attore che pensava che andare in televisione era l’arrivo e invece ora sono l’attore che capisce che è tutto il contrario, che invece fare l’attore è una responsabilità, è un mestiere vero e proprio come tutti gli altri lavori.
La vittoria a Cannes è un grande messaggio ai giovani, perché è stato premiato ‘uno di noi’, un cittadino comune, che ha studiato autodidatta, quindi senza raccomandazioni, uno che però è stato determinato in quello che credeva.

Con quale tipo di cinema sei cresciuto?

Sono cresciuto con i film antichi, con quelli di Marcello Mastroianni, con Totò, con i film di De Sica, Alberto Sordi, quelli che si vedevano una volta, il cinema italiano, ma non solo. Mi piacevano anche i film stranieri, il cinema è tutto bello quando è fatto bene.

Ricordi il tuo debutto come attore?

Mi ricordo che sono entrato a pennellare scenografie e poi mi sono ritrovato a fare la lunga strada della gavetta, ho iniziato dal niente. Ogni volta che vedevo i camion del cinema mi incuriosivo e guardavo che film si stava girando. La prima volta, mi ricordo, ero a Piazza Vittorio, abitavo lì vicino, e c’erano i camion del cinema, ho visto Nino Manfredi e mi dicevo “Ammazza, Nino Manfredi dal vivo!”, mi sono avvicinato piano piano e alla fine sono rimasto lì fino alle 4 del mattino a vedere, parlargli, chiedendogli delle cose, ho sempre seguito persone più grandi di me. C’è da dire che già da piccolo, quando volevo una cosa, la seguivo, non ascltavo mia mamma, altrimenti ora non ero qua, ero a zappare terra.

E non avresti girato nemmeno un film con Leonardo Di Caprio…

Eh, quella è un’altra storia… E chi lo conosceva? Chi era andato mai al cinema? A casa mia era un lusso andare al cinema, eravamo in tanti e se tutti dovevano andare al cinema ci voleva una banca di soldi: sono cresciuto nella povertà, ma in allegria. Mio padre era un attore nato, ma non lo sapeva. Dico ai giovani che devi credere in quello che fai e devi essere ostinato pure, ma non ti devi prendere troppo sul serio.
Sono capitato per caso nel film girato con Leonardo Di Caprio, non sapevo neanche chi fosse, sono arrivato lì dalla pittura, pitturavo le scenografie e cantavo mentre lavoravo. Un certo Cristiano Spoletini mi ha visto e ha voluto il mio numero, dopo alcuni giorni mi chiamano per andare a Cinecittà che stavano preparando un film “l’americani”, e sono andato lì a fare la prova costume. Arrivo lì e trovo tutto allestito in stile 800, persone con i baffi, i vestiti etc., e io pensavo “mamma mia, che bello!”. E non capivo, mi dicevano che girava un certo “scozzese”. Ad un certo punto iniziamo a girare questo film con Martin Scorsese, ma io non sapevo chi fosse, non sapevo niente e non conoscevo nessuno, la fotografia che ho insieme a Di Caprio, l’ha scattata Daniel Day Lewis e non sapevo chi fosse, me l’hanno detto dopo. La cosa più bella di questa esperienza era che guardavo e rubavo con gli occhi.

Qual è stato, a tuo parere, il film o l’inte44235377_2117785194938810_9017704955200405504_o rpretazione che ha rappresentato la svolta per la tua carriera?

Credo che sia stato per “Asino vola”, che è autobiografico, parla della mia vita. Quel bambino musicista che vedete sono io. Poi Garrone mi ha dato sicuramente la crescita. Mi ha migliorato, sia come attore sia come persona.

Con Dogman ti sei trovato di fronte ad una storia di cronaca nera accaduta realmente 30 anni fa. Come è stato vestire i panni del protagonista Marcello (Pietro De Negri nella realtà), il criminale conosciuto come ‘il canaro della Magliana’?

Io non so niente di lui, il film è ispirato liberamente a quella storia, ma è un’altra cosa. Quel che raccontiamo è la storia di un padre di famiglia che difende la propria dignità di essere umano, che viene calpestato davanti alla figlia, davanti al quartiere, davanti a tutti.

44249881_2117785388272124_7169998114516893696_oQuali sono state le maggiori difficoltà a cui hai dovuto far fronte in questo ruolo?

Ho scavalcato le cose, mi sono portato tanti chili sulle spalle, la cosa più difficile è stata la botta in testa, non riuscivo a darla, ad un certo punto tutta la troupe mi diceva “tira, tira”, ma non ce la facevo a dare una botta in testa ad un altro. Alla fine gliel’ho data, anche se male…

Dogman ti ha portato premi importanti per la tua interpretazione. Cosa vogliono dire per te questi riconoscimenti?

Per me un premio dice che quello che hai fatto l’hai fatto bene, quello che pensavi, la strada e il percorso che hai seguito quando eri solo e nessuno ti diceva che fosse la strada giusta. Quando una cosa la sai è facile, ma quando non la sai è difficile, il premio significa che la strada che hai scelto è stata quella giusta, dà un valore a quello che hai fatto! Poi, però, bisogna mantenerlo il premio, è una responsabilità.

Cosa ti piacerebbe fare dopo questa esperienza?
Il principe! (ride)

Rappresentanze italiane elette in Svizzera: L’insostenibile leggerezza dell’inutilità

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Ho sempre pensato che alle parole dovrebbe seguire un minimo di fatti. Purtroppo, non è sempre così, soprattutto quando le “solite” parole escono dalle solite bocche bugiarde e demagogiche. In questi casi, mi pare di sentire quella famosa canzoncina di qualche anno fa cantata da Tony Dallara: “Come prima, più di prima”.

L’utilità di queste rappresentanze italiane elette all’estero si rivela sempre meno adatta al ruolo previsto dalla norma che, già di per sé andrebbe rivista. Un rebus dal momento che sono poco conosciute dagli italiani ma, cosa ancor più grave, anche dalle realtà politico-istituzionali dei luoghi ove questi organismi vivono e dovrebbero svolgere le loro attività.

Escludendo Com.It.Es e membri del CGIE esistenti nel resto mondo perché non ho alcun titolo per poter dare una giusta critica, mi soffermerei soltanto sul ruolo rappresentativo di quelli eletti in Svizzera, realtà che, invece, ben conosco.

Come già evidenziato in altre occasioni, il modo di agire delle rappresentanze elette, Com.It.Es, CGIE e parlamentari, non corrisponde alle esigenze degli italiani che li votano (che, peraltro, sono sempre di meno). Rappresentanze sconosciute agli italiani della vecchia e nuova generazione ma soprattutto quasi inesistenti nelle liste degli invitati dalle autorità politiche-istituzionali locali.
Molti di questi che ambiscono a poltrone di questo tipo, spesso hanno poco interesse al ruolo di vero rappresentante della comunità italiana all’estero. La carica ottenuta, sovente tramite taciti accordi, serve, più spesso di quanto non si creda, solo a soddisfare le proprie vanità o, cosa ancor più grave, come trampolino per un’eventuale candidatura nelle liste politiche di un qualche partito. Quest’ultimo atteggiamento lo abbiamo constatato nelle ultime politiche ove alcune persone hanno ritenuto opportuno cambiare casacca giusto per il tempo necessario a scoprire di essere persone non gradite per poi ritornare a sventolare la vecchia bandiera come se niente fosse. Quest’ultimi si evidenziano solo a scrivere comunicati di sostegno oppure comunicati di commemorazione in occasione delle celebrazioni in ricordo delle passate tragedie italiane nel mondo.

Solo qualche parlamentare del PD nella passata legislatura si è battuto per alcuni temi come l’IMU, la tassa sulla TV ed il rientro di fondi destinati ai Corsi d’Italiano. Tutti gli altri nulla hanno fatto in proposito, neanche per debitamente informare i loro rappresentati su queste importanti tematiche.

Devo a malincuore ancora una volta sottolineare come i circa 600 mila italiani residenti in Svizzera, non siano stati informati affatto, o, comunque, in maniera non adeguata sull’importante tematica dell’amnistia fiscale che termina proprio a fine settembre del 2018 e va avanti dal 2010. Il CGIE e i Com.It.Es. non sono stati capaci di farsi carico di una coordinazione a tappeto per informare quanti più italiani possibile per risparmiargli ammende o problemi di tipo penale in caso di scoperta di beni da loro posseduti all’estero.

Li vediamo, però, spesso e volentieri, farsi “selfie” e fotografare con politici importanti nelle varie (vacanze) plenarie a Roma o durante le riunioni di commissione. Solo alcuni Com.It.Es hanno fatto qualche conferenza con l’ITAL-UIL. Nel Cantone di Ginevra la SAIG è stata lasciata sola (nessun aiuto è mai pervenuto da altri, né in termini di organizzazione, né in termini di diffusione delle informazioni o delle iniziative intraprese) ma ha comunque lavorato con tutti gli italiani che si sono voluti regolarizzare al fine di legittimare i propri averi con il fisco svizzero, grazie alle tante permanenze gratuite dei nostri consulenti legali, alle conferenze con l’ITAL-UIL e con i direttori degli uffici competenti del Cantone di Ginevra e con alcuni Consiglieri di Stato dei dipartimenti interessati.

La salvaguardia dell’italianità in Svizzera è seriamente danneggiata dalla mancanza di un cambio generazionale che non riesce ad adattarsi a causa di diversi fattori: da una parte l’invecchiamento dell’associazionismo e dell’altra il mancato interesse della nuova generazione sovente disinformata, ignorata o delusa. Altro tema è l’inesistente politica di una coordinata accoglienza della nuova generazione da parte della classe dirigenziale eletta. Non vi è nessuna discussione e non è mai nata nessuna iniziativa in questo campo assai delicato. A mio parere, i dormienti “poltronai” accentuano la loro inefficienza nel non riuscire a costruire una politica aggregativa per raggruppare il potenziale delle nuove generazioni d’immigrati, professionisti, gente preparata ed esigente che non trova nulla e nessuno ad accoglierla in terra straniera.

Come possiamo contrastare questa deriva alquanto demoralizzante? Ragionando sui problemi che producono la mancanza d’interesse e la sterilità d’azione che ne consegue? Particolare attenzione dovrebbe essere data, anche solamente in specifiche occasioni, a quelle realtà associative che stentano a promuovere la propria figura e la propria esistenza. Dovremmo sentirci tutti in dovere di stringere legami sempre più saldi e di aiutarci reciprocamente, dovremmo sentire la necessità di stare insieme allo scopo di mantenere integro il bagaglio culturale che abbiamo ereditato dai nostri predecessori per trasmetterlo alle generazioni future al fine di poter e saper rappresentare al meglio l’Italia all’estero.

Tutti i governi del passato fino ad oggi, hanno considerato gli italiani all’estero come potenziali galline dalle uova d’oro, utilizzandoli per fare cassa: gli italiani all’estero contribuiscono notevolmente alle entrate dell’erario (non hanno le stesse agevolazioni degli italiani in patria, ad esempio, tranne i pensionati, sono costretti a pagare le imposte sulla prima casa) e contribuiscono anche alla promozione e all’acquisto di prodotti che provengono dall’Italia, accreditandosi cosi come veri ambasciatori del Made in Italy.

Oggi gli italiani all’estero non vogliono investirsi nella decisione di eleggere queste rappresentanze perché non le conoscono affatto oppure, proprio perché le conoscono, nutrono una scarsa fiducia in esse. Ad appesantire la situazione, anche le nuove normative che obbligano l’iscrizione in consolato dell’utente per ricevere il plico elettorale. Non tutti ne sono informati e, quindi non tutti, una volta arrivati all’estero si recano presso gli uffici consolari ad annunciarsi.

Se andassimo ad analizzare i dati delle ultime elezioni per la nomina dei membri dei Com.It.Es., che si sono regolarmente tenute il 17 aprile 2015, ci accorgeremmo che con la nuova legge elettorale abbiamo avuto effetti totalmente controproducenti generando una catastrofe in termini di disimpegno da parte degli elettori iscritti all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero (AIRE).

Le operazioni di voto hanno interessato 101 COMITES in 38 Paesi. I dati conclusivi rivelano che su 3.747.341 elettori presenti negli elenchi del Ministero dell’Interno si sono registrati per il voto 243.162 cittadini (6,5% del totale). A questi, vanno aggiunti 15.382 elettori che si sono manifestati pur senza essere compresi negli elenchi del Ministero dell’Interno e che sono stati ammessi al voto dopo i controlli effettuati dagli uffici consolari presso i rispettivi comuni italiani di iscrizione.

Del totale di 258.544 elettori registratisi per il voto, 167.714 (pari al 64,9%), hanno fatto pervenire in tempo utile il plico elettorale al consolato di riferimento, portando la partecipazione effettiva al 4,46% della platea degli aventi diritto.

I voti validi sono risultati essere 141.284, corrispondenti al 3,75% dell’elettorato. (Dati Ministero degli Interni)

Per fare un esempio pratico, nel Cantone di Ginevra gli elettori iscritti al Ministero degli Interni erano 37.321. Sono stati inviati solo 2.009 plichi con la nuova normativa, le buste pervenute sono state 1.349. i voti validi sono stati solamente 1.159.

Inoltre, se andiamo ad analizzare i dati sulle politiche dello scorso 4 marzo, con la vecchia legge elettorale dove si inviavano i plichi elettorali agli italiani iscritti all’AIRE, i risultati non sono migliori in rapporto ai votanti. Difatti, su 4.230.854 elettori iscritti all’AIRE nel mondo chiamati al voto solo meno del 30% ha risposto alla chiamata al voto, per non parlare delle polemiche su brogli e quant’altro che ne hanno accompagnato i risultati.

La politica sterile o l’evidente disinteresse dei nostri rappresentanti eletti deve cambiare o altrimenti Com.It.Es, CGIE e parlamentari all’estero, non hanno più motivo di esistere. Per questo ci vuole umiltà a partire dai Com.It.Es. che in alcune Circoscrizioni boicottano (o hanno boicottato) perfino gli eventi di valenti realtà associative. E questo solo per divergenze d’opinione o eccessive manie di protagonismo. I Com.It.Es. devono stare all’ascolto delle associazioni e degli italiani e cercare sinergie volte a raggruppare quanti più possibili connazionali, sia per favorire una piacevole frequentazione, sia per passare una corretta informazione delle tematiche importanti ed imprescindibili che interessano coloro che vivono fuori dai confini italiani. E non può essere tutto giustificato dalla diminuzione dei fondi pubblici che va a limitare, a volte, la possibilità di agire come si vorrebbe. I Com.It.Es ben potrebbero avvicinarsi alle realtà associazionistiche locali per fare gruppo e lavorare meglio con e per gli italiani dando attuazione al famoso detto: l’unione fa la forza. Questo non succede dappertutto!

Non esistono ricette già pronte per il “cambiamento” ma rimanere inoperosi ed assistere alla perdita di importanti rappresentanti della comunità italiana, quali sono le Associazioni Regionali, provinciali o nazionali, è deprecabile!

In conclusione, io ritengo, alla luce dei fatti e della mia pluriennale esperienza nel settore dell’associazionismo, che Com.It.Es. e CGIE sono organismi pensati molto tempo fa e non sono più affatto d’attualità. In realtà non sono mai stati efficaci ma prima gli italiani, attraverso l’associazionismo, pensavano, almeno, di avere l’opportunità di mantenere un legame con la Madre Patria e con gli altri connazionali.

Bisognerebbe rivedere queste rappresentanze dal momento che non hanno avuto mai la capacità di evolversi e cercare aggregazione e sinergie con tutti gli attori del settore e, soprattutto, sinergie con le istituzioni politico-amministrative locali. Se non si procede ad un cambiamento radicale di questi organi, attualmente inutili, si rischia di mettere gli italiani all’estero al centro delle discussioni come un peso per la Nazione. A questo punto, se questo è il risultato, meglio sarebbe eliminarli del tutto.

Facciano tutto quello che vogliono ma siano coerenti e chiari. Si ricordino, però, che solo una cosa nessuno riuscirà mai a togliere a noi tutti venuti all’estero per diversi motivi: la dignità e l’onore di essere italiani, sia pure tanto male rappresentati, mal seguiti all’estero e quasi sconosciuti in Patria.

Carmelo Vaccaro

Nasce “Associazione Cultura e Arte Siciliana” (ACAS) la nuova realtà associativa siciliana a Ginevra

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Un’Associazione per la promozione della cultura e dell’arte siciliana si è costituita a Ginevra lo scorso 5 settembre, nella sede della SAIG, con la denominazione “Associazione Cultura e Arte Siciliana” (ACAS).

Nei principali scopi statutari della nuova realtà associativa sicula, si evidenziano la determinazione di far conoscere quelli che sono i valori tradizionali, la cultura e l’arte che hanno distinto il popolo siciliano sia nella propria terra che all’estero.

Lo scopo dell’ACAS è quello di assolvere al meglio il mandato di rappresentante culturale e artistico delle tradizioni siciliane, in una realtà multiculturale come quella del Cantone di Ginevra, dove vi risiedono circa 6.500 siciliani.

Per i fondatori era doveroso creare una rappresentanza di questo tipo, pronta a soddisfare le esigenze delle nuove generazioni di emigrati, ad informare e mettere in evidenza la ultra millenaria storia siciliana, radicata sulla rinomata generosità e le particolari caratteristiche che distinguono i siciliani nel bene o nel male. Cultura, come noto che si è formata con l’interazione di molti popoli che nel tempo si sono insediati nell’isola; fra i primi i Siculi, dal nome del presunto re Siculo (Sikelòs), i Fenici, i Greci, i Romani e dopo la caduta dell’Impero, fu occupata dai Vandali, gli Ostrogoti, i Bizantini, gli Arabi, i Normanni, gli Angioini e gli Aragonesi. Un coacervo di civiltà che ne hanno determinato il carattere unico ed irripetibile, con influenze nell’architettura, nella cucina, nelle caratteristiche fisiche della popolazione, nei dialetti.

Questa nuova associazione si propone, dunque, come centro d’iniziative socio-culturale e artistico, di studio e di ricerca capace di generare la forza di un notevole rinnovamento culturale siciliano presente nel Cantone di Ginevra. Il percorso che inten41520565_2072255239491806_7542191751230914560_ode perseguire, inizialmente, si articolerà in tre differenti fasi:

1. Promuovere iniziative socio-culturali e artistiche prevalentemente rivolte alle giovani generazioni, includendo gli oriundi e la vecchia generazione di siciliani.

2. Organizzare seminari, convegni e tutto il necessario che farà conoscere la Sicilia, i siciliani e le loro radici.

3 Valorizzare rapporti di collaborazione fra vecchie e nuove generazioni di associazioni rimaste attive per meglio approfondire sulle sfide che ci attendono e soddisfare le esigenze dei siciliani e degli italiani all’estero.
A fondare l’Associazione Cultura e Arte Siciliana (ACAS) sono state persone esperte e con un lodevole passato nel campo associazionistico o aventi rapporti ravvicinati con diversi raggruppamenti professionali. Dopo la lettura dello Statuto e le necessarie modifiche, i soci fondatori hanno eletto, all’unanimità, Presedente, Vice-Presidente, Segretario e Cassiere.41626260_2072255062825157_4874249279176179712_n

Di seguito i fondatori dell’ACAS e le cariche distribuite nel corso della riunione: Presidente Vincenzo Bartolomeo; Vice-Presidente Francesco Artale; Segretario – Giuseppe De Gaetani e Domenico Andaloro – Cassiere. Membri Consiglieri: Roberto Corona, Gino Piroddi, Bruno Labriola e Carmelo Vaccaro.

Un punto specifico dello Statuto dell’ACAS, àa il diritto di far parte del Comitato anche non essendo siciliano o oriundo, basta non ricoprire una delle quattro cariche sopraelencate.

Chi è il Presidente?
Vincenzo Bartolomeo è stato designato Presidente per la sua rinomata esperienza e per le sue vaste conoscenze nel panorama associazionistico ginevrino. Egli è conosciuto da molti connazionali per aver ricoperto incarichi rappresentativi di rilievo durante la sua vita associativa. Membro delle diverse Associazioni siciliane esistenti nel Cantone, Membro di Com.It.Es per due legislature, Presidente dell’A.G.S.I. (Associazione Genitori Scuola Italiana), Presidente per 8 anni dell’Ente gestore C.A.E. (Comitato Assistenza Educativa), Coordinatore del C.O.N.I. Ginevra, Presidente del Comitato Attività Sportive (CAS) e diversi incarichi di rappresentanza.

Altri personaggi hanno desiderato investirsi in questo progetto come il Dott. Francesco Artale, angiologo e chirurgo vascolare, originario di Catania da molti anni presente sul territorio ginevrino come professionista affermato, a cui è stata assegnata la Vice-Presidenza, a Giuseppe De Gaetani, informatico di professione è andata la carica di Segretario e a Domenico Andaloro, imprenditore, gli è stata affidata la cassa dell’ACAS.

Un gruppo che ha da subito dimostrato affiatamento per la causa comune che li lega, quella di rappresentare i siciliani, una delle comunità regionali più numerose presente nel Cantone di Ginevra che aveva la necessità di ritrovarsi e confrontarsi attraverso una realtà associativa che li accomunasse e gli permettesse di potersi esprimere nella loro essenza.