Il mondo s’arresta dinanzi al devastante virus del secolo

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Negli ultimi mesi tutto il mondo si è ritrovato a dover combattere contro un’epidemia senza precedenti ai giorni nostri. Il nuovo Coronavirus, SARS-Cov-2, che da la malattia denominata COVID-19 dall’OMS.

Dopo la Cina, che è stato il primo paese ad esserne attaccato, in Europa l’Italia ha il triste primato di essere stato il primo paese a doverlo combattere. Una guerra che sta tuttora impegnando soprattutto il nord Italia. Lombardia, Veneto ed Emila-Romagna in testa. Moltissime ed inaspettate le morti. Immagini rimbalzate in tutti i telegiornali del mondo che mai avremmo voluto vedere. File e file di automezzi militari che nottetempo portano le bare fuori dal cimitero di Bergamo (che non ha più’ disponibilità) verso altre regioni per essere cremate. Innumerevoli famiglie che piangono i loro morti che non hanno potuto confortare né salutare nel momento della dipartita da questo mondo, intubati ed alla presenza di esausti operatori sanitari che, pure, hanno fatto di tutto per salvarli.

Medici ed infermieri che recano sul volto i segni sanguinanti delle mascherine e degli occhiali che sono costretti ad indossare per molte, troppe ore al giorno per proteggersi dal contagio e ferite sulle mani provocate dai troppi e continui lavaggi e disinfezioni. Infermieri crollati sulle tastiere dei PC dopo turni massacranti in corsia.

L’iniziale incredulità a volte anche irridente, da parte degli altri paesi europei, Spagna, Francia, Germania e Gran Bretagna e degli Stati Uniti, che, nonostante avessero sotto gli occhi la cronaca quotidiana che proveniva dal nostro paese, con la conta dei nuovi contagiati e dei deceduti, non hanno preso contromisure atte a rallentare o a fermare i contagi. Oggi si trovano anche loro a combattere la stessa battaglia, con le medesime difficoltà e a dover fare la conta di chi non ce la fa. Ecco, allora, che anche i grandi colossi cominciano a vacillare, le grandi potenze del mondo si stanno rendendo conto che questa epidemia non rispetta le frontiere, i confini, i muri tra uno stato e l’altro. Arriva ovunque, senza chiedere permesso, senza doversi integrare o dimostrare di avere una capacità reddituale o una professione per poter essere accolto. E’ un virus democratico, attacca tutti, senza distinzioni, facendoci comprendere che no, non eravamo preparati a quello che ci sta offrendo. Anche i migliori sistemi sanitari al mondo tremano e sono portati all’estremo e fino elle estreme conseguenze.

E’ un virus aggressivo, estremamente infettante che sta costringendo tutti a dover rispettare un distanziamento sociale per poter frenare la progressione esponenziale dei contagi. E stiamo assistendo a scene che non avremmo mai pensato di dover vedere: assalti ai supermercati, con svuotamento degli scaffali e atteggiamenti aggressivi tra persone e persone per accaparrarsi i prodotti di prima necessità, come se si temesse un periodo di carestia.

Disobbedienza alle ordinanze stringenti messe in campo dai diversi Governi che obbligano la gente a rimanere in casa e a non diffondere il contagio. E siamo testimoni di quanta gente non capisce o fa finta di non capire oppure che non è interessata alla propria ed alla salute degli altri, che continua a recarsi, senza una giustificata necessità, in luoghi pubblici. Il motivo? Veramente sconfortante: “non posso stare tutto il giorno a casa, neanche fossi agli arresti…”. Questa gente forse non ha ben compreso che, in fondo, ci hanno detto che dobbiamo rimanere in casa, nella nostra casa, comodamente sprofondati nei nostri divani, a riposarci, a leggere dei bei libri e ad ascoltare della buona musica consapevoli di fare la nostra parte dall’altra parte della barricata rispetto a tutti coloro che, invece, la loro parte la fanno a stretto contatto con i malati, rischiando con abnegazione la loro vita pur di salvare quella dei moltissimi sconosciuti che ad ogni momento arrivano negli ospedali con gravissime difficoltà respiratorie e che avranno bisogno di essere attaccati ad un respiratore per sperare di sopravvivere.

Non tutti ce la fanno, purtroppo. La maggior parte dei decessi sono per gli over 70, ma ci sono anche molti casi sotto ai 30 anni. E che dire delle forze dell’ordine, impegnate in strada ad elevare multe a tutti quelli che escono, nonostante tutto e fregandosene di tutti, per prendere una boccata di aria o il sole in spiaggia, tutti ammassati. Corpi belli pronti per dare al virus altra vita, da un organismo all’altro, per permettergli la sua corsa verso la sua vita e la nostra morte.

E poi c’è la Protezione civile, in campo per il nostro bene, i volontari, compresi anche quelli che motu proprio, si offrono per fare la spesa o reperire i medicinali alla nonnina del palazzo che non può’ uscire. Ecco, se avete tanta voglia di uscire, almeno, rendetevi utili: andate a fare qualcosa per gli altri. Sarete in giro tutto il giorno, all’aria fresca e non a riposarvi nel vostro salotto, al sicuro. C’è tanta gente là fuori che ha bisogno di un servizio, di una parola, di un pasto caldo da consumare in una mensa perché una casa neanche ce l’ha.

Ognuno deve fare la propria parte. Conosciamo a fondo questo concetto? “Fare la propria parte”. Se non lo conosciamo forse sarebbe il caso di andarsi a leggere (o rileggere) la Favola del colibri’ che spiega con parole semplici il significato di quello che dovremmo fare in una situazione come quella che stiamo vivendo.

Quando tutto finirà, perché finirà, prima o poi, ci lascerà dei grossi problemi economici. Molti dovranno ricominciare senza risorse, molti si ritroveranno disoccupati. Ci sarà da ricostruire e da riconquistare, compreso il piacere di stare insieme. Il paragone con una vera guerra è molto calzante, ma ci sta facendo capire che si potrà vincere solo tutti insieme. Solo se collaboreremo, tutti quanti, potremo uscirne in breve tempo. La comunità scientifica, questo, lo ha capito molto bene. I ricercatori di tutto il mondo stanno collaborando per cercare una medicina che possa curare ed un vaccino che possa salvare. I cittadini comuni lo hanno capito meno, ma ci stiamo arrivando. Finalmente la consapevolezza che, in fondo, ci troviamo tutti sotto allo “stesso tetto”, la nostra Terra, il nostro Mondo, sta iniziando a fare breccia nel cuore e nell’anima di tutti coloro che finora si sono schierati solo da una parte, che hanno sfruttato tutto quello che potevano senza pensare agli altri, che hanno inquinato, rubato energia, riempito altri posti di ogni genere di materiali tossici, mortali, nella stupidità di pensare che allontanando da noi quello che sapevamo avrebbe fatto del male ad altri, non ci si sarebbe ritorto contro, un giorno. Ebbene, quel giorno è arrivato. Quel giorno è oggi. Il giorno in cui la Terra ci presenta il conto, salato, inaccettabile, doloroso, ma coerente e giustificato. Il giorno in cui tutti ci siamo dovuti fermare dalla nostra folle corsa verso la ricerca della ricchezza, del benessere a tutti i costi, ma in verità verso la distruzione della nostra Casa Comune.

Purtroppo ci voleva questa terribile epidemia per far capire all’uomo che niente gli appartiene ma che gli viene concesso in prestito perché ne faccia buon uso e miglioralo affinché le nuove generazioni possano goderne appieno in futuro, fiere di un’eredità intatta che gli permetta di vivere in armonia.

Tante le domande che ci sfiorano la mente. Una su tutte: noi cosa avremmo fatto di diverso e di migliore al posto di quanti ci hanno governato e deciso per noi?

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