Facciamo seguito all’articolo già pubblicato nello scorso mese di febbraio al fine di dare conto delle risposte alle domande inviate ad alcuni parlamentari che ci rappresentano all’estero. Cerchiamo in questo modo di meglio comprendere le decisioni prese dal Governo italiano nella legge di bilancio 2020, riguardanti le modifiche apportate al pagamento dell’IMU per i pensionati, proprietari di immobili in Italia, iscritti all’AIRE.
Le domande che abbiamo ritenuto opportuno porre sono le seguenti:
1. Non vi sembra che l’abolizione della norma che agevolava i pensionati AIRE non elimini affatto le discriminazioni tra proprietari e proprietari? L’IMU sulla prima casa o la pagano tutti (residenti in Italia o all’estero e che siano pensionati o meno) o non la paga nessuno.
2. Un commento sulla relazione intercorrente tra il divieto di cui all’art. 18 TFUE e la sovranità nazionale in materia di imposizione fiscale sugli immobili.
3. Se si parla di discriminazione per aver introdotto condizioni più favorevoli agli iscritti all’AIRE, l’aver previsto l’esenzione solo per i pensionati all’estero, e non anche per i cittadini italiani iscritti all’AIRE non pensionati ed europei di altra nazionalità proprietari di immobili in Italia, la legge di Bilancio 2020 non elimina affatto le discriminazioni. Quali sono le Vs proposte per ovviare a questo grave problema?
Le risposte dei nostri parlamentari che ci sono pervenute le pubblichiamo in maniera integrale
On. Angela Schiro’:
Risposta alla prima domanda: “La prima domanda si basa su un presupposto controverso dal punto di vista giuridico. E cioè quello di credere che la casa posseduta in Italia dagli italiani residenti all’estero debba essere considerata “prima casa” nell’accezione giuridica statuita dalla legge.
In realtà la normativa sull’IMU (modificata ora dalle nuove disposizioni introdotte dalla Legge di Bilancio per il 2020) definisce “prima casa” o meglio abitazione principale (cfr. comma 2, art. 13 della legge 22 dicembre 2011) l’immobile nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente. Condizioni, queste ultime due, che non possono essere soddisfatte da chi risiede all’estero, ma non solo: anche gli italiani residenti in Italia proprietari di immobili se cambiano la residenza per andare a lavorare altrove in Italia sono tenuti a pagare l’IMU sulla casa di proprietà in cui non sono più residenti.
L’esortazione espressa nella Vostra domanda ha senz’altro giustificazioni morali, ma purtroppo non ha basi giuridiche. Comunque, ciò che il Parlamento ha introdotto nel 2014, con una legge targata PD, e con molte difficoltà, è stata l’equiparazione ad abitazione principale della casa posseduta in Italia dai pensionati italiani residenti all’estero. Si è trattato quindi di un risultato politico basato su un fondamento storico, etico e sociale consolidato, oltre che una convenienza per l’Italia a conservare i legami con i nostri connazionali che proprio attraverso la casa hanno sempre mantenuto e consolidato i loro rapporti affettivi ed economici con la terra di origine. Per questa ragione, auspico che il Governo percepisca l’importanza di trovare al più presto una soluzione adeguata per venire incontro alle pressanti e giuste richieste delle nostre collettività che ritengono che lo Stato italiano sia ora venuto meno ad un impegno di riconoscenza e solidarietà nei loro confronti”.
Risposta alla seconda domanda: “L’articolo 18 del TFUE non ha a che fare specificamente con questioni di natura fiscale. Infatti tale articolo si limita a stabilire che nel campo di applicazione dei trattati europei è vietata ogni discriminazione effettuata sulla base della nazionalità. Con l’adesione ai Trattati, gli Stati membri hanno volontariamente consentito al trasferimento a livello europeo di competenze nazionali. Il diritto dell’Unione europea è parte integrante dell’ordinamento giuridico dello Stato e prevale anche sulle disposizioni di diritto interno con esso contrastanti. Per questo, nella formazione e applicazione degli atti normativi di ciascuno Stato membro non è possibile prescindere dalla dimensione europea”.
Risposta alla terza domanda: “Nel gennaio del 2019 la Commissione Europea aveva iniziato una procedura di infrazione contro l’Italia inviando al nostro Paese una lettera di costituzione in mora per aver applicato un trattamento preferenziale in materia di imposta sulle tasse comunali “avendo mantenuto condizioni più favorevoli riguardanti alcune imposte comunali (Imu, Tasi, Tari) sulle abitazioni ubicate in Italia appartenenti a pensionati italiani residenti nella UE o in Paesi membri dello Spazio Economico Europeo” e per non avere esteso tale trattamento a tutti pensionati residenti nelle UE di altra nazionalità e proprietari di immobili in Italia. Siccome il trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) non ammette un tale trattamento discriminatorio, direttamente basato sulla cittadinanza, l’Italia ha deciso di conformarsi ai rilievi della Commissione europea, evitando cioè di fare ricorso e aprire un contenzioso con le istituzioni europee, e abrogare la norma agevolativa oggetto del contendere, e cioè l’esenzione dall’Imu, Tasi e Tari per i cittadini italiani iscritti all’Aire e proprietari di case in Italia.
Cosa può e deve fare a questo punto il Governo italiano se vuole venire incontro alle giuste e pressanti richieste fatte dalle nostre collettività all’estero in materia di imposte immobiliari? Io ritengo che il Governo debba perlomeno ripristinare le norme agevolative a favore dei nostri pensionati residenti all’estero e proprietari di case in Italia, anche se il nostro obiettivo principale dovrebbe essere quello di introdurre l’esenzione per tutti e non solo per i pensionati. Non ho dubbi che se effettivamente esiste la volontà politica di reintrodurre le agevolazioni, il Governo sia in grado di formulare una normativa che rispetti il diritto europeo e che non si presti a possibili censure della Commissione europea per non aver rispettato gli obblighi derivanti da tale diritto.
Da parte mia non mancherò di continuare a sollecitare il Governo a livello politico e parlamentare, come peraltro ho già fatto in diverse occasioni con interrogazioni ed altri interventi, e suggerire le misure da adottare. A questo proposito voglio evidenziare che il Partito Democratico in questa congiuntura si è già attivato per trovare una soluzione a questo problema così sentito dalle nostre collettività all’estero”.
On. Massimo Ungaro:
Risposta alla prima domanda: “Sicuramente quanto rilevato dalla Commissione Europea sull’esenzione IMU per i pensionati italiani residenti all’estero – titolari di pensione estera – lascia un fronte aperto che andrà risolto di comune accordo con le Istituzioni europee. Come è noto il Governo è stato costretto a ripristinare questa tassa con la “nuova Imu”, per chiudere i rilievi comunitari in vista di un’imminente procedura d’infrazione. La Commissione Europea ha infatti individuato il vecchio regime di esenzione come discriminante nei confronti dei cittadini degli altri Stati membri dell’Unione Europea e quindi in contrasto con l’articolo 18 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). Per cui, a causa di questa infrazione e del perdurante silenzio dell’Italia ai rilievi che le erano stati mossi, la Commissione Europea – nel gennaio 2019 – ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia. La Commissione europea ha così lamentato una condizione di disparità tra i pensionati italiani e quelli di altra cittadinanza, possessori di immobili in Italia. Anche se tutto il Gruppo di Italia Viva si adoperato perciò a superare l’impasse proponendo di estendere l’esenzione anche ai pensionati di origine europea per evitare questo aggravio fiscale ai danni degli italiani pensionati all’estero. Un impegno che il Governo Conte ha detto voler onorare accogliendo un mio ODG che va proprio in tale direzione lo scorso 5 febbraio 2020”.
Risposta alla seconda domanda: “L’articolo 18 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea così recita: “Nel campo di applicazione dei trattati, e senza pregiudizio delle disposizioni particolari dagli stessi previste, è vietata ogni discriminazione effettuata in base alla nazionalità. Il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria, possono stabilire regole volte a vietare tali discriminazioni”. Da ciò si deduce che come la Commissione abbia ritenuto superiore il principio costituzionale della parità di trattamento fiscale tra categorie sociali rispetto alla sovranità nazionale in materia di imposizione fiscale. Da qui anche la mia proposta al Governo Italiano di estendere l’esenzione IMU a tutti i pensionati europea che però abbisogna di un’ampia capienza di bilancio”.
Risposta alla terza domanda: “Quale discriminazione? Se un lavoratore siciliano vive e lavora a Torino in affitto ma possiede una casa a Palermo deve comunque pagare l’IMU su quella casa, esattamente come un cittadino italiano che vive in Svizzera deve pagare l’IMU sulla casa che possiede in Italia. Quindi discriminazioni tra italiani in Italia e all’estero su questo punto non ce ne sono: per non pagare l’IMU in una casa occorre avere il domicilio e la residenza nell’abitazione. Io sono dell’idea che andrebbe comunque abolita l’IMU per tutti gli italiani all’estero, per incentivarli a investire nel loro paese senza spingerli a vendere l’immobile.
La buona notizia è che con questo Governo abbiamo ricominciato a dedicare risorse per gli italiani all’estero: nella legge di Bilancio 2020 si è fatto quello che si è potuto e ci sono alcune misure per gli italiani all’estero che desidero elencare. Per l’appunto al fine di rafforzare gli interessi italiani all’estero sono state autorizzate le seguenti spese a favore degli italiani nel mondo: 500.000 euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022 per la promozione della lingua e cultura italiana all’estero, con particolare riferimento al sostegno degli enti gestori di corsi di lingua e cultura italiana all’estero;500.000 euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022 a favore del Consiglio generale degli italiani all’estero e 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022 a favore dei Comitati degli italiani all’estero, nonché 500.000 € per i teatri di proprietà dello Stato all’estero.
Per quanto riguarda la nuova IMU il miglior risultato sarebbe stato ovviamente quello dell’abolizione totale per tutti gli iscritti all’AIRE della tassa sugli immobili di proprietà. Eventualità che si scontra con capitoli di bilancio sempre più stretti. In tutti i casi, nei prossimi provvedimenti utili, lavorerò con il Ministro Gualtieri e tutta la maggioranza per raggiungere questo obiettivo, forte dell’impegno del Governo dato sancito dall’ODG da me presentato di cui ho accennato prima.”
On. Simone Billi:
“Conosco bene le ragioni del dissenso in merito alla questione IMU per noi italiani all’estero. Quando la Lega era al Governo ci stavo lavorando con buone prospettive. Adesso, anche dall’opposizione, mi impegnerò per l’esenzione IMU sulla prima casa di noi italiani all’estero, come già previsto per gli italiani in Italia.
Invece questa nuova maggioranza formata dal PD, Italia Viva e M5S ha addirittura deciso di far pagare l’IMU anche ai pensionati italiani esteri!
Questo governo di sinistra è tutto tasse e manette, non farà ripartire l’economia nel nostro Paese, anzi colpisce direttamente noi italiani all’estero, perché offre uno scenario inqualificabile del nostro Paese oltre confine.”
Sen. Laura Garavini:
“Anche gli italiani all’estero devono poter usufruire dell’esenzione dal pagamento dell’Imu sull’immobile posseduto in Italia. A partire dalle fasce più deboli, come i pensionati. Per questo, con il Governo Renzi, avevamo abolito questa tassa a partire dal 2015, per i pensionati residenti all‘estero.
C’è un dato, però, che ha causato il ripristino della tassa a partire dal 2020. Questa misura, seppure legittima, così come era stata scritta, avrebbe provocato una sanzione all’Italia da parte dell‘Europa. Così che il Governo la ha abolita. Il nodo della questione adesso è, quindi: individuare una formulazione tecnica della legge che permetta di abolire nuovamente l’Imu a partire dai pensionati, senza esporre l’Italia alla multa europea.
Al fine di raggiungere questo scopo sto seguendo la via istituzionale e ministeriale. Ho avviato, infatti, un confronto con i vertici del Ministero dell’Economia e delle Finanze, competenti per i rapporti europei, proponendo loro un’ipotesi di intervento. Il dipartimento internazionale del Mef si è impegnato a confrontarsi con le competenti autorità europee.
Nel caso in cui, come credo, la formulazione da me prospettata passi il vaglio dell‘Unione Europea, a quel punto serve la volontà politica delle altre forze di Governo a ripristinare l‘esenzione Imu nel primo provvedimento utile.
Mi auguro di potere finalmente contare sull’appoggio degli altri gruppi di maggioranza: Pd, Leu, 5 stelle e Maie. Solo poche settimane fa, in occasione del varo della Legge di Bilancio, a parte singoli eletti all‘estero, come Italia Viva siamo stati l‘unica forza politica che si è battuta per togliere l‘Imu ai pensionati all‘estero, evitando l‘abolizione dell’esenzione.
Se ci fosse la volontà politica degli altri partiti di Governo si potrebbe intervenire in fretta, già nella legge di Delegazione Europea, attualmente all‘ordine del giorno delle Commissioni al Senato.
Nel frattempo, sto sensibilizzando singoli amministratori locali di comuni con concittadini all’estero, affinché introducano l’esonero Imu per i propri concittadini espatriati, proprietari di un immobile in paese, attraverso una delibera di giunta comunale. Questa possibilità è stata introdotta infatti con l‘ultima legge di bilancio.
E alcuni comuni, con Sindaci lungimiranti, consapevoli di quanto sia utile mantenere un legame stretto con i loro connazionali, proprietari di immobili, stanno già dando un riscontro positivo. Ad esempio in Sicilia, a Cattolica Eraclea, dove la giunta ha già deliberato in merito. O come a Mirabella Imbaccari, dove il consiglio comunale ha approvato una mozione in questo senso all‘unanimità. Anche in Calabria ed in Campania diversi Sindaci stanno mobilitandosi per fare altrettanto, consapevoli che la reintroduzione dell‘esonero dall‘imu sia qualcosa di molto positivo per lo stesso territorio, prima ancora che per i diretti interessati.”
Indipendentemente da tutto ciò, il risultato, attualmente è che le conseguenze di questa decisione gravano sui cittadini italiani residenti all’estero che hanno sempre di più la sensazione di essere considerati dal proprio Paese solo per “far cassa”, per così dire da parte di istituzioni miopi e spesso mal organizzate.
Esporre l’Italia ad una procedura di infrazione da parte dell’Europa, significa ogni volta un esborso di denaro pubblico che poi si pretende di recuperare dai soliti noti. Ci sembra un sistema iniquo e malsano. Uno spreco annunciato (ricordiamo che nel 2013, dunque l’anno precedente al varo della legge di esenzione dal pagamento dell’IMU da parte dei pensionati iscritti all’AIRE, la Commissione Europea si era già espressa esattamente sul punto parlando di potenziale infrazione dell’Italia), anche questa volta, la cui soluzione è quella di far pagare di nuovo le imposte anche ai pensionati all’estero.
Le imposte vanno pagate, su questo non c’è alcun dubbio, ma quando queste diventano troppo pesanti, ingiustificate, inique ed anche mal gestite, ecco allora che ai cittadini, che siano in Italia o all’estero, diventa gravoso pagare il dovuto e si allontanano dalla politica non ritenendo di potersi fidare né affidare a chi espone il Paese a spese sicure che potrebbero essere evitate con il buonsenso, che continua ad aumentare le imposte e gli oneri e che non dà tutti i servizi necessari ad una società civile. Una gestione del denaro pubblico che francamente non ci piace.