Libertà ed il rispetto delle regole: un’utopia per la buona convivenza
di Carmelo Vaccaro
L’uomo è convinto che, col passar del tempo e le tante piccole e grande guerre del passato, di poter perfezionare sempre di più quella che si usa chiamare “la società civile”. Purtroppo non è sempre e dovunque che si possa invocare questa bella asserzione.
Il tutto parte dalle regole, che sono la base di una società, le quali dovrebbero racchiudere l’importantissimo concetto del rispetto reciproco affinché possa diventare un esempio per il prossimo e le generazioni future. Ecco perché necessita educare, già da piccoli, ed imparare le regole della buona convivenza tra le popolazioni.
Ormai è noto a tutti che i diritti comuni bisogna conquistarsele e chi scrive le regole sono persone che sono state elette. Ma per avere il diritto necessitano le regole che le predispongano, se non altro una regola che impedisca il pregiudizio o il danno del diritto stesso.
La spira che volge a perfezionare la società si edifica sui principi che gli uomini si sono prefissi per regolare e far funzionare nel modo migliore la loro vita comune, nonché, garantire i diritti di tutti e specialmente di esercitare senza limiti la propria libertà. Il filosofo tedesco Emmanuel Kant, sosteneva che “la libertà non consistesse nel fare tutto senza regole ma al contrario avere la determinazione di agire nel rispetto delle condizioni morali riconosciute”.
La libertà e le regole possono sembrare contrapposte, ma in realtà, in questi due linguaggi ci si concentra la vera è propria educazione che conduce ad un comportamento civile nel rispetto reciproco. Colui che si sente libero non abbatte le regole di convivenza che consentono ad una comunità di esistere e realizzarsi. Colui che è libero rincorre e raggiunge i propri scopi coltivando le passioni senza mai cadere nel tranello dei compromessi dove verrebbe lesa la propria moralità rinchiudendola in un vortice di depravi e impudicizia. Chi conosce i propri limiti è libero di valorizzare le proprie virtù ed è cosciente che, malgrado sia faticoso è anche inestimabile.
Oggi rispettare le regole, per la maggior parte delle persone, vuol dire far prevalere il proprio egoismo a scapito di chi crede di affidarsi alle giuste persone. Si è più disposti ad ingannare o imbrogliare se si vive in un contesto dove si presume che anche altri lo fanno. Finché ci lasciamo dominare dalla perfidia, dal desiderio di egoismo e supremazia, dalla convinzione di essere migliori dell’altro al posto di aiutarlo ad evolversi, l’onestà pagherà due volte: viene danneggiato dagli imbroglioni e deriso perché onesto.
In una società così, l’onestà ha una grande responsabilità ed è più opportuno imporsi diverse regole basilari e rispettarle additando il predicare bene e razzolare male. Se una comunità che si rispetti vuole essere d’esempio per gli altri, è proprio dal rispetto delle regole che deve partire, altrimenti, si rischia di inibire il processo verso l’evoluzione di un’accettabile “società civile”.
Charles-Louis Lemesle, politico francese, affermava che: “Si fanno le regole per gli altri, e delle eccezioni per se stessi”.
Quindi, non rimane che il rispetto per gli altri come base fondamentale per convivere civilmente in una società. Rispettando il ruolo di ognuno e le competenze dell’altro, il singolo individuo si deve confrontare con una collettività di altre persone: siffatto richiede regole e limiti inequivocabili. Molti si comportano come se fossero le uniche persone esistenti senza dover dare conto a nessun altro nella società.
Necessita, comunque, auspicarsi incessantemente che, prima o dopo, si riesca ad raggiungere da tutti la stessa consapevolezza di come dover vivere, nel miglior modo possibile, in una società per potersi realmente considerarsi “civile”.