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Cambio di ricetta all’ultimo momento al corso della SAIG: la Toscana al posto del Trentino

Cambio di ricetta all’ultimo momento al corso della SAIG: la Toscana al posto del Trentino

Nel corso di cucina della SAIG del12 febbraio, un cambiamento di programma e ricetta si è reso necessario a causa di un indisposizione della chef Francesca Cannone. Questa volta, dietro i fornelli si è presentato il co-responsabile presidente dei Lucchesi di Ginevra, Menotti Bacci, abile cuoco e grande conoscitore della cucina toscana.

Ma il vero ospite è stata la “fettina alla pizzaiola” con contorno di purè di patate.
Chef Menotti si è cimentato in un classico della cucina napoletana rivisitandola in chiave diciamo “fiorentina” e deliziando gli ospiti con la preparazione di uno dei secondi piatti più famosi d’Italia.

E’ una ricetta che va bene per tutti, bambini, adulti ed anziani. La pizzaiola è ideale anche per chi ai fornelli è negato ed ha molte varianti. C’è chi alla carne alla pizzaiola aggiunge cipolle, olive, capperi e chi, invece la cuoce in padella direttamente con le patate tagliate a fette.

La ricetta di Menotti, nella più classica delle tradizioni, è stata preparata selezionando fettine di manzo di ottima scelta, sugo di pomodoro, capperi. olive, olio, sale e pepe.

Il risultato è stato a dir poco eccellente.

Al palato la fettina alla pizzaiola aveva un sapore equilibrato e gustoso. Inutile dire che non avremmo mai smesso di mangiarla.
Gli ospiti sono stati letteralmente rapiti dall’abilità dello chef ed hanno riempito i loro taccuini di appunti con la promessa di ripeterla per i loro familiari.cucina11a
La cena è stata servita accompagnata da un pastoso vino rosso, ovviamente Italiano.

Chef Menotti si è dimostrato più che all’altezza del compito affidatogli e va certamente ringraziato per la disponibilità e generosità con cui ha intrattenuto gli ospiti in questo rituale appuntamento con la cucina firmato SAIG.

Evento riuscito anche stavolta.

C. C

Riprendono i corsi di cucina della SAIG : le seppie ripiene!

Riprendono i corsi di cucina della SAIG

È iniziato lo scorso 29 gennaio il primo corso di cucina della SAIG del 2015, radunando l’assiduo gruppo dopo le vacanze di fine anno. Francesca Cannone, come avevamo annunciato, ha preparato una pietanza a sorpresa dall’auspicio richiamo dei giorni caldi dell’estate: le seppie ripiene.cucina10c

Le seppie, quell’inconfondibile sapore d’estate che al primo boccone ricorda il sapore salato ed aromatico del mare. Un piatto della tradizione italiana, una ricetta tipica che ancora una volta a tavola ribadisce il concetto di minimalismo: pochi ingredienti per un effetto sorprendente. Prevalentemente una pietanza, che si ritrova su tutto il litorale nazionale, della quale diventa regionale solo nella modifica della farcia. Le seppie si possono preparare aggiungendo anche del pomodoro fresco, in tale modo si può condire la pasta ottenendo cosi, una versione che può essere utilizzata anche per un primo appetitoso.cucina10b

La farcitura, composta dai tentacoli e da pane raffermo    ed altri aromi, serve a mantenere la morbidezza del pesce nella fase della cottura. Le seppie, grazie al suo profumo marino è sicuramente un piatto perfetto della cucina ittica.

La neo diplomata in pasticceria, Mery Auteri, nuova conoscenza e habitué della SAIG, per l’occasione ha preparato una sua specialità siciliana come dolce della serata.

L’apprezzamento generale dopo la degustazione ha confermato ancora una volta il successo del corso di cucina regionale promosso dalla SAIG, che offre la possibilità ai frequentatori di scoprire, o riscoprire, la ricchezza e la varietà delle specialità gastronomiche dello Stivale.

cucina10dCome aveva annunciato nel 2014, la SAIG intende professionalizzare l’insegnamento delle pietanze regionali italiane, con due veri maestri della cucina ai quali è stata affidata la responsabilità del corso: Francesca Cannone e il presidente dei Lucchesi nel Mondo, Menotti Bacci. Sulla base dei risultati ottenuti dalla frequenza, questo incontro bimensile, il secondo e l’ultimo giovedì del mese, ricopre largamente il ruolo nello stringere i legami tra le culture culinarie regionali italiana e, nello stesso tempo, promuovere i nostri prodotti per il piacere di deliziare i palati dei cultori.cucina10a

Ricetta autunnale della Regione Liguria al Corso di cucina della SAIG

Ricetta autunnale della Regione Liguria al Corso di cucina della SAIGcucina9a

La zucca è un alimento tipicamente autunnale, che si presta facilmente a qualsiasi tipo di preparazione, dall’antipasto al dolce. Questo ortaggio è utilizzato nella cucina di svariate culture e, oltre alla sua polpa, si mangiano anche i semi (tostati nel forno e poi salati). Tuttavia, la responsabile del Corso di cucina della SAIG, Francesca Cannone, lo scorso 13 novembre ha deliziato gli assidui frequentatori di questa attività della Società delle Associazioni Italiane di Ginevra con una tipica ricetta autunnale della Regione Liguria: Gnocchi di zucca e ricotta con crema di formaggio.cucina9c

 

 

L’apprezzamento generale dopo la degustazione (eufemismo per indicare una mangiata pantagruelica) ha confermato ancora una volta il successo del corso di cucina regionale promosso dalla SAIG, che offre la possibilità ai frequentatori di scoprire, o riscoprire, la ricchezza e la varietà delle spe  cialità gastronomiche dello Stivale.cucina9b

La Regione Molise al secondo appuntamento culinario di ottobre della SAIG

Per il secondo appuntamento di ottobre del corso di cucina della SAIG, il gruppo di appassionate cuoche, si sono fermate nella Regione Molise nel viaggio culinario tra le migliaia di pietanze e tradizioni dell’Italia. Le candidate si sono concentrate per realizzare, sotto lo sguardo attento della maestra Francesca Cannone, i “Ravioli di noci e caprino al Radicchio”. Il raviolo è un prodotto tipico della cucina italiana. Si può descrivere come un quadrato o tondo di pasta all’uovo ripiegato a contenere un ripieno a base di carne, di pesce, di verdure o formaggio, a seconda delle varie ricette locali. Ma questa particolare ricetta viene attribuita tra le specialità culinarie tradizionali della Regione Molise.cucina8a

Il raviolo può essere servito in brodo o asciutto accompagnato da sughi o salse. La scelta dipende anche dal tipo di ripieno. Difficile, anche solo occupandosi della storia del raviolo occidentale, è stabilire una data di nascita precisa, anche se viene già citato agli inizi del Rinascimento.

Particolarità della Regione Molise

Il Molise è la più piccola regione italiana dopo la Valle d’Aosta. Il suo territorio è caratterizzato da una vasta area montuosa e una limitata area pianeggiante situata sulla fascia costiera.
Quest’aspetto territoriale così particolare si riflette anche nella cucina che all’interno del territorio è caratterizzata dalla tradizione gastronomica contadina in cui dominano: la carne di maiale, aromatizzata e stagionata in vari modi, la Salsiccia paesana insaccata con aromi deliziosi e profumati, la ventricina e le soppressate, preparate secondo i canoni dettati dalla tradizione di questa Regione del Sud Italia.cucina8d

Mentre sul breve tratto della fascia costiera sabbiosa che affaccia sul Mar Adriatico domina la cucina marinara fatta di minestre, zuppe e risotti.cucina8b

Sull’Appennino Molisano si trovano numerosi paesini ricchi di storia, tradizione e cultura, come del resto dell’Italia, paesini molto suggestivi data la loro posizione territoriale e la cui storia è ricca di leggende. Anche in questi territori dominano i salumi insaccati secondo antiche tradizioni e la carne di maiale e di agnello. Protagonisti sono anche i dolci, nella maggior parte dei casi cotti nei forni a legna e realizzati con noci e marmellata.  cucina8f

Pasta con le sarde con il finocchietto selvatico.

Finalmente è arrivato anche il turno di valorizzare la cultura culinaria siciliana. Francesca ha scelto la “Pasta con le sarde e il finocchietto selvatico” , per dare risalto a quella che è la cucina povera dell’Isola.
Com’è ormai consuetudine, il corso di cucina itinerante riscuote un notevole successo a tal punto che gli iscritti, da giovani promettenti cuoche.cucina7b

Storia della pietanza.

E’ un primo piatto classico della cucina siciliana, unico nella sua composizione, caratterizzato da un connubio di sapori che creano un contrasto tra piccante e dolce, tipico della cucina siculo-araba. La pasta con le sarde è un piatto stagionale perché si può preparare da marzo a settembre, cioè nell’unico periodo dell’anno in cui si trovano le sarde fresche al mercato ed è possibile raccogliere il finocchio selvatico nei campi.

La storia della pasta con le sarde ci dice che questo piatto ha un’origine leggendaria che viene solitamente attribuita al cuoco del generale arabo Eufemio. In occasione del suo sbarco in Sicilia alla conquista dell’isola, si trovò in una condizione di stenti e fu costretto a sfamare le truppe arrangiandosi con quello che possedeva e con quello che la natura poteva offrirgli, ovvero pesce e finocchietti, con l’aggiunta fantasiosa di pinoli, passolina e zafferano. E’ probabile che l’abitudine di insaporire e aromatizzare il pesce con il finocchietto selvatico sia stata una tradizione già radicata in Sicilia a quel tempo e risalga ai Greci e ai Romani ma è pressoché certo che l’uso di uva passa, pinoli e zafferano sia di matrice araba.

Col passare degli anni, come tanti piatti della cucina mediterranea, questa ricetta è diventata il simbolo di chi ha sfamato per anni intere famiglie, portando in tavola un piatto preparato con pochi e poveri ingredienti: il finocchietto selvatico che in gran parte del mondo non viene neppure raccolto e le sarde che vengono usate solo per pescare altri pesci. La sarda, per povera che sia, a Palermo trova un sostituto ancora più povero nell’alaccia. Essa viene chiamata dai pescivendoli veru sarda, vera sarda, ha squame più dure da togliere ma è più leggera e meno oleosa della sarda.cucina7a

Tigella di patate, riso e cozze. La Puglia al corso di cucina della SAIG

Alla vigilia di San Valentino, il corso di cucina della SAIG è stato caratterizzato da una pietanza dalla preparazione intrigante, dovuto ai numerosi ingredienti: Patate riso e cozze. (Tièdde de patàne, rìse e ccozze).
Una di quelle ricette tipiche antiche e regionali, di cui esistono numerosissime varianti. La tipica tiella pugliese del barese, che ogni famiglia fa in modo diverso, chi mette più patate, chi più riso, chi i pomodori interi chi la salsa e chi, ancora, nessuno dei due e chi, invece, aggiunge anche le zucchine.cucina4b

Francesca Cannone, che ha guidato e preparato la pietanza con gli iscritti al corso, tra le altre cose, ha utilizzato qualche ingrediente in più, mostrato passo dopo passo questa pietanza pugliese, precisamente di Bari che, nel maggio del 2001 è stata premiata fra le quindici specialità di piatti regionali del mare, vincendo l’oscar al primo «Salone nazionale del pesce», inaugurato a Bologna. Una manifestazione importante poiché è stata seguita da una giuria d’esperti, promossa dall’«Uniprom» (consorzio che riunisce tutte le associazioni di categoria del settore).
Quasi certamente le origini di questa pietanza risalgono alla dominazione spagnola in Puglia. Il suo nome deriva dalla teglia, il recipiente in coccio in cui la “taiedda” viene preparata.

A partire da questo incontro culinario, la SAIG intende professionalizzare l’insegnamento delle pietanze regionali italiane, con due maestri della cucina della quale ha la responsabilità del corso di cucina della SAIG: F. Cannone e il presidente dei Lucchesi nel Mondo, Menotti Bacci.
Una modifica importante è stata apportata anche al numero delle iscrizioni, aumentati da dieci a dodici, per dare spazio non solo agli italiani, ma anche ai cittadini ginevrini. Di fatti, alcuni iscritti non sono italofoni.

Questo incontro bimensile, il secondo e l’ultimo giovedì del mese, volge a stringere i legami tra le culture culinarie regionali italiana e, nello stesso tempo, a promuovere i nostri prodotti per il piacere di deliziare i palati dei cultori.cucina4a

Una famosa pietanza della Capitale al corso di cucina della SAIG

Nel secondo corso di cucina della SAIG di marzo, Francesca Cannone, ormai apprezzata abile insegnate, ha proposto un piatto della Capitale italiana: I saltimbocca alla romana, accompagnato da una gustosa polenta gratinata. Gli assidui partecipanti, hanno altresì potuto gustare la torta di mandorle, crema pasticciera e mirtilli e, un babà al rum.cucina6b

I saltimbocca alla romana sono uno dei cavalli di battaglia della cucina romanesca, le origini di questo gustoso piatto sono però incerte. Sono forse un piatto di origine bresciana, infatti oltre all’origine romana, la più famosa, gli è stata attribuita anche una vaga provenienza bresciana. Ma oggi è una specialità della cucina romana da essere chiamato appunto, Saltimbocca alla romana e fin dal tardo XIX secolo si è diffuso anche in altre aree dell’Italia, (raggiungendo anche zone estere) fino a diventare uno dei piatti tipici più noti della cucina italiana. cucina6c
In ogni caso sappiamo che Pellegrino Artusi, critico letterario, scrittore e gastronomo italiano, l’ha descritta fin dalla fine dell’800. Pare che abbia assaggiato i saltimbocca nella trattoria storica di Roma “Le Venete” anche se, dopo poco tempo iniziarono ad essere serviti anche in altre trattorie tipiche Romane. Oggi, questa famosa pietanza di casa nostra, viene anche messa in risalto in tutti i ristoranti e trattorie italiane all’estero.

Il Saltimbocca (da saltare in bocca) è presente anche nella cultura culinaria popolare nel sud della Svizzera, Spagna e Grecia), fatta di carne di vitello rivestito o condito con prosciutto crudo (alcune volte condita con Speck) e salvia, marinato nel vino bianco, olio o acqua salata a seconda della regione o il proprio gusto. Questo piatto è anche occasionalmente accompagnato anche da capperi.

Il corso di cucina itinerante della SAIG, prosegue la sua strada cercando di valorizzare i piatti tipici culinari di casa nostra, per farli conoscere ed insegnare, anche in un ambiente familiare come quello che propone la SAIG.cucina6a

La Regione Friuli Venezia Giulia al corso di cucina del 13 marzo

La cucina friulana, congiuntamente a quelle triestina e giuliana, raffigura l’offerta enogastronomica della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia. cucina5b

Essa risente della morfologia della regione che va dal mare ai monti, della diversità delle culture e delle popolazioni che l’hanno abitata contribuendo in maniera sostanziale alla differenziazione delle tradizioni culinarie. Il latte ha un posto di rilievo sia per la produzione casearia dei formaggi sia per quella dei piatti derivati quali il frico.  

Importante è anche la produzione di salumi e insaccati, con il famosissimo prosciutto di San Daniele e con la produzione, più di nicchia ma sempre di alta qualità, del prosciutto e dello speck di Sauris. Si devono segnalare, inoltre, i prodotti tradizionali che fanno parte dei cenoni di fine d’anno quali il muset e la brovada.cucina5c

Nel corso di cucina dello scorso 13 marzo, la SAIG ha proposto un piatto friulano quasi sconosciuto al grande pubblico: i Rambasicci. Un secondo piatto tipico della tradizione culinaria regionale in grado di creare un’ottima commistione tra carne e componenti vegetali in un gusto fresco e speziato. Si tratta di “involtini di verza” ripieni di carne di manzo e insaporiti con formaggio grattugiato, pangrattato e i condimenti usuali quale sale pepe e, per chi piace, paprica.

La maestra del corso, Francesca Cannone, ha stupito notevolmente con questa pietanza povera ma dal gusto particolare, originato dal miscuglio ben dosato di tutti gli ingredienti.
Ancora un momento simpatico ed istruttivo nel percorrere l’Italia attraverso le sue prelibatezze gastronomiche, con un gruppo di praticanti assidui e bramosi di ampliare le proprie conoscenze nell’arte della cucina di casa nostra.cucina5a