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Una famosa pietanza della Capitale al corso di cucina della SAIG

Nel secondo corso di cucina della SAIG di marzo, Francesca Cannone, ormai apprezzata abile insegnate, ha proposto un piatto della Capitale italiana: I saltimbocca alla romana, accompagnato da una gustosa polenta gratinata. Gli assidui partecipanti, hanno altresì potuto gustare la torta di mandorle, crema pasticciera e mirtilli e, un babà al rum.cucina6b

I saltimbocca alla romana sono uno dei cavalli di battaglia della cucina romanesca, le origini di questo gustoso piatto sono però incerte. Sono forse un piatto di origine bresciana, infatti oltre all’origine romana, la più famosa, gli è stata attribuita anche una vaga provenienza bresciana. Ma oggi è una specialità della cucina romana da essere chiamato appunto, Saltimbocca alla romana e fin dal tardo XIX secolo si è diffuso anche in altre aree dell’Italia, (raggiungendo anche zone estere) fino a diventare uno dei piatti tipici più noti della cucina italiana. cucina6c
In ogni caso sappiamo che Pellegrino Artusi, critico letterario, scrittore e gastronomo italiano, l’ha descritta fin dalla fine dell’800. Pare che abbia assaggiato i saltimbocca nella trattoria storica di Roma “Le Venete” anche se, dopo poco tempo iniziarono ad essere serviti anche in altre trattorie tipiche Romane. Oggi, questa famosa pietanza di casa nostra, viene anche messa in risalto in tutti i ristoranti e trattorie italiane all’estero.

Il Saltimbocca (da saltare in bocca) è presente anche nella cultura culinaria popolare nel sud della Svizzera, Spagna e Grecia), fatta di carne di vitello rivestito o condito con prosciutto crudo (alcune volte condita con Speck) e salvia, marinato nel vino bianco, olio o acqua salata a seconda della regione o il proprio gusto. Questo piatto è anche occasionalmente accompagnato anche da capperi.

Il corso di cucina itinerante della SAIG, prosegue la sua strada cercando di valorizzare i piatti tipici culinari di casa nostra, per farli conoscere ed insegnare, anche in un ambiente familiare come quello che propone la SAIG.cucina6a

La Regione Friuli Venezia Giulia al corso di cucina del 13 marzo

La cucina friulana, congiuntamente a quelle triestina e giuliana, raffigura l’offerta enogastronomica della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia. cucina5b

Essa risente della morfologia della regione che va dal mare ai monti, della diversità delle culture e delle popolazioni che l’hanno abitata contribuendo in maniera sostanziale alla differenziazione delle tradizioni culinarie. Il latte ha un posto di rilievo sia per la produzione casearia dei formaggi sia per quella dei piatti derivati quali il frico.  

Importante è anche la produzione di salumi e insaccati, con il famosissimo prosciutto di San Daniele e con la produzione, più di nicchia ma sempre di alta qualità, del prosciutto e dello speck di Sauris. Si devono segnalare, inoltre, i prodotti tradizionali che fanno parte dei cenoni di fine d’anno quali il muset e la brovada.cucina5c

Nel corso di cucina dello scorso 13 marzo, la SAIG ha proposto un piatto friulano quasi sconosciuto al grande pubblico: i Rambasicci. Un secondo piatto tipico della tradizione culinaria regionale in grado di creare un’ottima commistione tra carne e componenti vegetali in un gusto fresco e speziato. Si tratta di “involtini di verza” ripieni di carne di manzo e insaporiti con formaggio grattugiato, pangrattato e i condimenti usuali quale sale pepe e, per chi piace, paprica.

La maestra del corso, Francesca Cannone, ha stupito notevolmente con questa pietanza povera ma dal gusto particolare, originato dal miscuglio ben dosato di tutti gli ingredienti.
Ancora un momento simpatico ed istruttivo nel percorrere l’Italia attraverso le sue prelibatezze gastronomiche, con un gruppo di praticanti assidui e bramosi di ampliare le proprie conoscenze nell’arte della cucina di casa nostra.cucina5a

Gnocchi di patate al sugo di panna e pomodoro

La realizzazione di un classico della cucina italiana, quale gli gnocchi di patate, apparentemente sembra facile, in realtà, anche per questo antico prodotto italiano ci vuole maestria e molta pazienza nella preparazione degli ingredienti e in seguito, maneggiare l’impasto.

Al Corso di cucina della SAIG dello scorso 23 gennaio, Carmen Leonelli e Luisa Marchesini Tronchin dell’l’Associazione Emiliano-Romagnoli, hanno guidato gli apprendisti nella preparazione e mostrato i diversi modi la rifinitura dello gnocco.
Anche il sugo utilizzato per questa ricetta ha avuto la sua importanza: panna e pomodoro.

Mettendo a tavola un piatto di gnocchi, si ripete un gesto che si perde nell’antichità. Noi italiani siamo molto legati a questo piatto e ne sfoggiamo molte varianti, da quelli di patate a quelli con farina di mais o semolino, pane o farina di frumento. La verità è che gli gnocchi sono conosciuti e diffusi in tutto il mondo, con nomi e ordine sul menù più diversi. Noi li usiamo come primo piatto, altrove vengono presentati come contorno o piatto unico con un ricco e vario condimento.cucina3b

A partire dal 1880si diffusero a macchia d’olio gli gnocchi di patate. Solitamente viene condita con sugo di carne o al ragù. La storia degli gnocchi di patate ha inizio quando vennero importate in Europa le prime patate provenienti dal continente americano.

Come di consueto, alla fine del corso tutti a tavola per la degustazione della ricetta! Un piacevole serata in compagnia di un gruppo che, col passar del tempo, diventa sempre più numeroso e unito.
Carmelo Vaccaro ha colto questa occasione per annunciare diversi cambiamenti per questa attività SAIG. Di fatti, a partire dal corso di giovedì 13 febbraio, sarà la sig.ra Francesca Cannone (al centro nella foto) ad affiancare il presidente Menotti Bacci quali responsabili e maestri del corso di cucina della SAIG: l’Italia a tavola.cucina3a

Ritorna l’Associazione Calabrese al Corso di cucina della SAIG

Nel Corso di cucina del 28 novembre scorso, l’Associazione Calabrese di Ginevra ha proposto un sontuoso pranzo dalle antiche pietanze gastronomiche calabrese: Fileja all’nduja, Fiori di zucca e Zippole dolci.

Dall’annosa scuola legata al mondo contadino e tramandata alle nuove generazioni, Concetta Folino e Tommasina Isabella Valenzi, hanno utilizzato gli ingredienti poveri ma sapientemente rielaborati con cura e fantasia, per la quale hanno saputo valorizzare le essenze di queste pietanze.

La Fileja è una pasta fatta in casa, di origine antica e tipica della tradizione calabrese, in particolare della provincia di Vibo Valentia. Si tratta di un piatto povero i cui ingredienti sono: farina, sale, acqua. Di colore giallo chiaro, la cui forma caratteristica è a “vite allungata“, la Fileja viene tradizionalmente consumata asciutta, condita con la ‘nduja e la ricotta salata, infiammata poi da buon peperoncino locale.

La ‘nduja è un insaccato di consistenza pastosa e dal sapore decisamente piccante, da mangiare con il pane o da usare come ingrediente in diversi piatti. E’ un salame morbido, spalmabile, piccantissimo, tipico del Monte Poro, con Spilinga come comune d’elezione, ma l’area di produzione è estesa a molti comuni del vibonese. La ‘nduja e’ fatta con carne di maiale, un po’ di grasso, e molto peperoncino piccante che gli dà un gusto inconfondibile, un colore tendente al rosso e una morbidezza che rimane anche dopo la stagionatura. La presenza del peperoncino le conferisce, secondo antica e consolidata tradizione, una funzione afrodisiaca (almeno secondo una certa teoria); mentre certo è il suo effetto benefico sul sistema cardiocircolatorio. Grazie a questo prodotto tipico locale, conosciuto in Italia e all’estero, il paese di Spilinga ha conquistato una certa notorietà in varie parti del mondo. Gli spilingesi la preparano artigianalmente nei mesi invernali quando è di consuetudine macellare il maiale; qui l’ espressione “fari u porcu” significa assicurarsi provviste per tutto l’anno, come conferma un detto popolare: “Cu si marita è cuntentu nu jornu, cu ammazza u porcu è cuntentu tuttu l’annu”. (Chi si sposa è contento un giorno, chi ammazza il maiale è contento tutto l’anno).

Un ringraziamento della SAIG va alle cuoche, ai presidenti M. Bacci e S. Isabella per la riuscita di questa serata all’insegna della Calabria. Appuntamento al 12 dicembre per la cena di Natale, con diverse pietanze delle varie regioni italiane.cucina2

Ecco che ricomincia il Corso di Cucina della SAIG!

Reduce di un clamoroso successo dall’inizio 2013, il corso di cucina della SAIG ricomincia con una pietanza tipica del Friuli: Brovade e Muset dalla Carnia (Alpi Julie) e polenta.cucina1

Brovada (Rape acide) e Muset (Musetto) è un piatto invernale tipico friulano, paragonabile al “nazionale” zampone con le lenticchie.
Le rape sono messe a macerare nei mastelli di legno, immerse nella vinaccia per circa 90 giorni, poi grattugiate e cotte a fuoco lento, possibilmente in una casseruola di coccio. A cottura quasi ultimata si unisce il Muset che si insaporisce di Brovada.
Quando la si grattugia, la rapa acidificata rilascia il liquido di conservazione che non si getta ma verrà utilizzato per cuocere le rape.
I veri intenditori cucinano la Brovada il giorno prima del consumo poiché se lasciata riposare per un giorno e poi riscaldata sprigiona tutti i supoi sapori.

Muset è il famoso cotechino friulano. Per la sua produzione vengono usate carni suine provenienti dalla testa (muso, da cui il nome), macinate con cotenne, carne degli stinchi e altre parti meno nobili. Vengono poi insaporite con la cannella, il coriandolo ed altri aromi e poi insaccate nel budello naturale.
E’ un salume che si consuma fresco e si accompagna con il tradizionale piatto friulano, rape acide, cavoli, crauti e polenta. Il miglior Muset, è quello leggermente affumicato che ben si sposa anche con la”minjestre di fasui” (minestra di fagioli).

Questo tradizionale piatto friulano è stato eseguito dalle donne del Fogolâr Furlan: Sig.ra Maria Blasutti e Sig.ra Ida Chiararia.

La SAIG coglie l’occasione per ringraziare il Presidente Giuseppe Chiararia e il comitato per aver offerto questa magnifica cena alla carnica.