La Regione Toscana con le “Pappardelle col Coniglio” al primo Corso di Cucina di marzo
Quando si vuol cucinare qualcosa di buono, gustoso e particolare, le pappardelle con la lepre o col coniglio sono la risposta giusta! Un piatto inusuale ma che di certo ha conquistato i palati più esigenti delle nostre assidue frequentatrici. Questo ha proposto la SAIG al Corso di Cucina della del 9 marzo, anche per festeggiare la festa della donna con una torta Mimosa realizzata dalle mani di Daniela Fantauzzo.
Dopo le pizze e la Regione Lombardia è stata la volta delle prelibatezze della Regione Toscana a deliziare i palati degli habitué del Corso di Cucina che si svolgono due volte al mese nella sede SAIG. Come già annunciato, lo scorso 9 marzo il Presidente dei Lucchesi nel Mondo, Menotti Bacci coadiuvato dagli iscritti al corso, si sono esibiti nella realizzazione di un piatto tipico della variegata gastronomia toscana: Pappardelle al Coniglio (originariamente piatto nato con la lepre). Ottima pietanza della tradizione culinaria toscana e della Penisola. Al Corso sono stati realizzate le famose pappardelle di pasta fresca, È una cucina squisitamente contadina quella toscana, sebbene non manchino piatti ricchi.
Questo Corso è stato occasione per dare risonanza alla festa della donna. Di fatti, la Torta Mimosa, realizzata da Daniela Fantauzzo, ha dato maggiori colori e sapori ad una serata alle porte della tanto attesa Primavera.
“Le pappardelle sono un piatto tipico toscano, così tipico che già Boccaccio citava queste «lasagne cotte nel brodo e condite specialmente di lepre». Ma è stata proprio la Maremma, secondo Aldo Santini (Storie di Maremma, Orme Tarka, Lit Edizioni, 2013) a far diventare famose le pappardelle. Sarà stata l’abbondanza di cacciagione che permetteva di esaltare al massimo le pappardelle alla lepre? Andrea Zanfi, ad esempio, nel suo libro Maremma in pentola richiama il nome di «pappardelle sulla lepre», spiegando che forse deriva dal fatto che un tempo era molto più facile trovare le lepri, da queste parti, che non le uova o la farina, usate come merce di scambio da portare in città, le prime, e difficili da trovare perché i mulini erano in mano ai latifondisti, le seconde.
Secondo alcuni storici della cucina, ad ogni modo, le pappardelle alla lepre sarebbero arrivate in Maremma con i boscaioli, i carbonai e gli altri lavoratori stagionali che scendevano dalle montagne di Firenze e Pistoia durante l’inverno. Spesso finivano per sposare le ragazze maremmane e fermarsi per sempre, insegnando loro anche i piatti dei luoghi da dove venivano.”
C.V.