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L’Escalade: un evento patriottico ricorrente e molto sentito

L’Escalade deve il suo nome all’assalto, per mezzo di scale di legno smontabili, delle mura della città di Ginevra da parte delle truppe del Duca di Savoia durante la notte tra l’11 ed il 12 dicembre 1602. Ogni anno a dicembre, la Festa dell’Escalade commemora la vittoria di Ginevra tra umorismo e tradizioni.

La storia ci insegna che nel 1602 Ginevra, repubblica prospera e ricca, attira l’avidità dei savoiardi. Carlo Emanuele primo, infatti, progetta di rendere Ginevra la sua capitale al Nord delle Alpi e di lottare contro il calvinismo con l’appoggio del papa Clemente VIII, malgrado « una pace giurata e stragiurata ».
Così, la notte tra l’11 ed il 12 dicembre 1602, una delle più scure dell’anno, una truppa di 2000 soldati sbarca a sorpresa. Arrivati a Plainpalais, i mercenari scalano le mura che circondano la città. E’ per questa ragione che la commemorazione porta il nome di «Escalade».

I Ginevrini sentendosi accerchiati e in pericolo, si armano di coraggio ed escono vittoriosi da questa battaglia

L’allerta cominciò alle 4 :30 con un colpo di moschetto lanciato da una sentinella. La Clémence, campana della Cattedrale di Saint-Pierre, fece partire l’allarme, seguita da tutte le campane del monumento. I cittadini, armati di coraggio e di alabarde, uscirono a difendere la città affiancando la milizia borghese e la guardia dei soldati. Tutti i mezzi sono buoni per combattere il nemico.

La battaglia è fu dura, ma i Ginevrini coraggiosamente difesero la loro città e gli esempi del loro valore sono numerosi, in particolare si sottolinea, nella storia, il coraggio della Mère Royaume, madre di famiglia di una numerosa prole, che, salita sulle mura della città, ha versato sulla testa di un Savoiardo il contenuto della sua marmitta piena di zuppa.

I Savoiardi avrebbero probabilmente ottenuto la vittoria se avessero potuto far saltare la porte Neuve secondo i loro piani. Ma Isaac Mercier glielo impedì facendo cadere i cancelli e sbarrando così il passaggio alle truppe in massa.

I nemici ripartono a mani vuote e lasciarono indietro 54 soldati. Alle prime ore del giorno, i Ginevrini contarono 18 morti e si radunarono nei santuari, sotto la guida di Théodore de Bèze.
Nel 1603, il trattato di Saint-Julien segnerà la fine delle ostilità. Le corti europee appoggiarono questo processo di pace. Ginevra si vanterà, tra l’altro, del sostegno del re di Francia Enrico IV che aveva firmato l’Editto di Nantes, della corte d’Inghilterra, e del Duca di Wurtemberg.

Veniamo ai tempi nostri. La festa commemorativa storica ricorre la seconda domenica di dicembre di ogni anno.

La celebrazione annua di questa festa – sotto diverse forme – fa parte delle tradizioni viventi (Unesco) della Svizzera.
Altro evento festivo, la celebre corsa dell’Escalade, nella città vecchia, ha luogo a inizi dicembre e riunisce numerosissimi partecipanti di tutte le età.

Come già citato, nella notte tra l’11 ed il 12 dicembre 1602, la città di Ginevra è stata attaccata dai soldati savoiardi che hanno tentato di scalare le mura. Il Duca di Savoia, che aveva perso il suo antico possesso di Ginevra, tenta di riconquistare la città.

A partire dall’anno successivo, i Ginevrini onorano e celebrano la vittoria della Città sul nemico. Un grande corteo commemorativo composto da 600 ginevrini, che raffigurano personaggi in costumi d’epoca, assieme a cavalli e armi di quel periodo, sfila per le strade della città vecchia, le vie basse, e il quartiere di Saint-Gervais e sulle due rive del Rodano, alla luce di torce e fiaccole.

Non mancano personaggi storici o leggendari come la Mère Royaume con la sua marmitta. Di fatti,
in suo omaggio, dal 1881, delle marmitte di cioccolato, decorate con lo stemma ginevrino e riempite con piccoli petardi e verdure di marzapane, sono esposte, ogni anno in questo periodo, al pubblico che può acquistarle. Inoltre, la marmitta è rotta tradizionalmente, dopo aver formulato la frase rituale: «Ainsi périssent les ennemis de la République!», cosi periscono i nemici della Repubblica, dalle mani unite del più giovane e del più anziano dei presenti.

Durante le soste del corteo, ripetutamente, un araldo a cavallo legge il proclamo annunciando la vittoria sugli invasori. Arrivati alla Cattedrale di Saint Pierre, i partecipanti intonano qualche canto patriottico e la cerimonia si conclude con un grande falò.

Questa animazione molto particolare fa del Corteo dell’Escalade la più importante ricostruzione storica gratuita di tutta l’Europa.

Quest’anno alla tradizionale festa tenutasi domenica 11 dicembre, su invito delle autorità ginevrine, erano presenti il Presidente della Confederazione Johann Scheider-Ammann e le autorità di Stato del Cantone di Basilea in corporeo. Immancabile la Basler Verein Genf, (l’Associazione dei basilesi di Ginevra, che forma un gruppo di 35 pifferai e tamburai di Basilea e che partecipa ogni anno da 50 anni.

Un corteo di grande spessore storico culturale, di cui migliaia di ginevrini sono riuniti durante il percorso dove sfilano per la gioia dei grandi e dei piccoli. Un evento che viene piacevolmente sentito in maniera patriottica.

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Alla Festa sociale dell’Associazione Lucchesi nel Mondo arriva “Babbo Natale”

L’Associazione dei Lucchesi nel Mondo di Ginevra continua a mantenere alti i colori della Regione Toscana, programmando ed eseguire, con professionalità, le loro attività di sociali che volgono a rappresentare quelli che sono le tradizioni lucchesi e toscani.

Dopo il fitto programma annuale con due viaggi culturali, un pic-nic e due feste sociali, l’Associazione Lucchesi nel Mondo ginevrina, chiude il suo programma annuale con la piacevole esperienza ben organizzata “Festa di Natale”, tenutosi il 10 dicembre, nella sala della scuola di Vernier Place a Vernier, grazie alle capacità propositive ed organizzative del suo Presidente Bacci Menotti e del suo comitato. Il gruppo associativo toscano, nella realizzazione d’eventi e delle diverse iniziative, suscitando il continuo interessante, non solo quindi della comunità lucchese, ma anche di quella italiana nel Cantone ginevrino.

La solita folta presenza di soci e simpatizzanti ha partecipato con grande fermento, alla buonissima cena, durante la quale si è voluto stare vicino ai nostri connazionali del centro Italia, colpiti dal recente sisma, proponendo rigatoni all’amatriciana.

Il rappresentante consolare, Cinzia Mattoccia e alcuni presidenti e rappresentati di altre realtà associative italiane presenti sul territorio ginevrino, hanno desiderato partecipare per portare ai membri dell’Associazione Lucchese il saluto loro personale e dei propri associati e formulare gli auguri per le feste di fine anno.

Una serata danzante dove Franco Mazzola e Carmelo Capra, che formano “ Il Duo di Casa Nostra”, hanno incantato con la loro travolgente musica i lucchesi, toscani e simpatizzanti presenti in sala richiamando alle danze gran parte degli ospiti. Il momento più emozionante della serata è senz’altro stato l’arrivo di Babbo Natale, reclamato, sulle note del Duo, dal dolce richiamo cantato di tutti i bimbi presenti. Ad ognuno di loro, Babbo Natale ha regalato un dono, tirato fuori dal suo gran cesto in vimini.

Il Presidente Menotti Bacci ha fatto continuare la festa, fino al momento della lotteria, con in palio grandi premi, invitando tutti a partecipare, il prossimo 4 febbraio data in cui inizieranno le attività dell’Associazione per il 2017, al carnevale lucchese, in occasione del 43esimo anniversario dell’Associazione Lucchesi nel Mondo. Il Presidente Bacci ha infine ringraziato tutti coloro i quali, con la loro allegria e viva partecipazione, hanno fatto sentire più forte nell’aria, l’atmosfera del vicino Natale.

Un sodalizio, quello dei lucchesi del Cantone di Ginevra, che si rinnova da più di quarant’anni a dimostrazione della saldezza della più anziana comunità italiana presente nel Cantone di Ginevra.

Carmelo Vaccaro

L'immagine può contenere: 16 persone, persone che sorridono, persone in piediL'immagine può contenere: 10 persone, persone in piedi e spazio al chiuso

Incontro col Console di Basilea, Michele Camerota

L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso, vestito elegante e spazio all'apertoIl 14 novembre 2016, una delegazione della SAIG è stata ricevuta dal Console di Basilea, il quale ha risposto ad alcune domande.

La prima riguardava la possibilità che il Consolato di Basilea potesse interfacciarsi e collaborare con la SAIG con lo scopo di collocare dei monumenti, anche nella sua circoscrizione consolare, in riconoscenza alle emigrazioni degli italiani in Svizzera.

Nel Cantone di Ginevra, difatti, da alcuni anni sono stati apposti, su iniziativa della SAIG e su specifica autorizzazione delle istituzioni locali, alcuni monumenti in ricordo dei sacrifici degli italiani in Svizzera.

Il Console Camerota, dopo aver dato il benvenuto e ringraziato la SAIG per l’iniziativa, si è detto lieto di incontrare persone che si spostano dai loro recinti per andare a trovare situazioni e realtà diverse, soprattutto in un paese come la Svizzera dove la dimensione cantonale e linguistica hanno una rilevanza e queste, dunque, sono buone occasioni di contaminazione e di confronto reciproco.

Per quanto riguarda la proposta per i monumenti, il Console Camerota, ha risposto sul punto dicendosi assolutamente d’accordo con l’iniziativa proposta, avendo già avuto occasione di confermare il suo apprezzamento per via informali, in quanto tutto ciò che va nel senso di conservazione della memoria è positivo, soprattutto in un paese come la Svizzera dove grande è la presenza di connazionali. “Questo è appunto”, – ha dichiarato Camerota – un paese dove il lavoro ed il sacrificio degli italiani è stato fondamentale per costruire quella che oggi è risaputa essere l’efficienza svizzera. Questa potrebbe, quindi, essere una collaborazione fruttuosa da presentare alle autorità locali, coinvolgendo certamente anche le realtà elettive territoriali, come i COMITES ed eventualmente il CGIE in una road map da stabilire”.

Successivamente è stato chiesto al Console, che ricordiamo, è il più giovane dei consoli in Svizzera e persona dotata di entusiasmo e spirito di iniziativa, come intende rendere un servizio reale e concreto ai concittadini, attuando quello che egli stesso ha definito “sportello amico”, migliorando i servizi consolari e la comunicazione con l’utenza. Dopo aver premesso che il fattore “giovane età” in effetti suscita ancora una certa sorpresa in ambienti in cui i cittadini sono abituati da sempre ad avere a che fare con persone ben più “adulte”, sottolinea come proprio l’entusiasmo e la voglia di fare sopperiscono mancanza di esperienza. Ha colto l’occasione, a quel punto, di esprimere due ringraziamenti: uno alla Farnesina per avergli dato questa opportunità, per aver creduto nella sua persona assegnandogli un compito non facile e poi all’Ambasciatore Del Panta e a tutti gli altri colleghi, Consoli Generali in Svizzera che sono per lui il primo “sportello amico” in quanto può relazionarsi molto confidenzialmente con loro per avere consigli in caso di necessità.

Per quanto riguarda, invece, il rapporto Consolato, cittadini, “sportello amico”, etc, ci ha riferito essere proprio questo il settore su cui si stanno impegnando molto perché in Italia, in particolare, c’è un’assoluta necessità di lavorare sulla costruzione di un rapporto virtuso tra istituzioni e cittadini. Le Istituzioni esistono per aiutare i cittadini non per creare problemi o ostacoli e si tratta di una rapporto di diritti e doveri reciproci. Molti risultati si stanno ottenendo, soprattutto grazie alla comunicazione, ad esempio grazie alla nuova pagina Facebook per informare. Il sito Internet è stato rifatto e lui stesso si reca direttamente presso le diverse comunità, assieme alla presidente del COMITES, perché ogni momento di incontro è anche un’opportunità di comunicare e la comunicazione è il primo passo per costruire quel rapporto virtuoso di cui ci ha parlato.

L'immagine può contenere: 5 persone, persone che sorridonoAl Console è stato poi chiesto come il “suo” consolato può aiutare concretamente quanti si trasferiscono oggi per semplificare le operazioni di adattamento, data la differenza di esigenze tra la emigrazione tradizionale e quella di nuova generazione, formata da professionisti che portano all’estero quanto di meglio l’Italia possa offrire in termini di cultura, professionalità e preparazione. Il Console si è detto compiaciuto del fatto che si trasferiscono personalità di alto profilo all’estero, che portanto prestigio al nostro Paese. Come il Consolato puo aiutare concretamente? Di fatto prova già a farlo. Intanto sta creando un network di social, ad esempio per i ricercatori, dell’Università di Basilea, che è la prima università della Svizzera, per raggiungere il maggior numero di persone attraverso gli strumenti informatici che permettono, in fondo, una nuova forma di associazionismo contemporaneo, senza statuti ma come associazioni di fatto. Non da ultimo va detto che il COMITES di Basilea ha presentato un progetto al Ministero degli Esteri che nelle prossime settimane sarà declinato in concreto con il sostegno del suo Consolato nel cercare di offrire dei punti di riferimento per i connazionali di nuova emigrazione qualunque tipo di lavoro vengano a svolgere. Insomma si pensa alla creazione di sportelli dedicati sulla falsa riga di quello che si fa in altri paese, tipo “Primo approdo” che esiste a Londra.

Passando poi a parlare proprio dell’emigrazione tradizionale, per la quale il Console Camerota ha sempre espresso molto rispetto, si è chiesto come pensa di poter riconoscere i tanti sacrifici e le difficoltà di coloro che hanno poi, di fatto, reso la strada più facile agli emigrati dei nostri giorni, in modo da non essere dimenticati. Camerota ha espresso il suo grande amore ed interesse in qualità di diplomatico, per la storia ed il passato. Il Console fa notare che l’Italia ha sempre avuto un grande rispetto per chi è andato a lavorare all’estero. L’italiano medio è ben consapevole del sacrificio che hanno fatto le persone che si sono recate a lavorare all’estero, creando di fatto anche delle opportunità economiche per l’Italia stessa.

Come ultima domanda è stata posta la questione relativa alla possibile futura apertura di un tavolo di discussione tesa al miglioramento dell’attuale normativa sulle rappresentanze elette all’estero (CO.MI.TES e CGIE) per meglio adattarla alle moderne esigenze degli italiani residenti all’estero e per fare in modo che tale rappresentanza sia presente in maniera più uniforme e meglio distribuita. La problematica sarebbe capire se le rappresentanze in Svizzera potrebbero, secondo il suo parere, collaborare ad una tale riforma dando l’impulso affinché le parti interessate e competenti possano arrivare una normativa più adeguata.

Il Console Camerota, ci ha risposto sul punto, dicendo che non si dovrebbe utilizzare il condizionale. Le rappresentanze elette e consolari possono e devono collaborare per questo. Il dibattito è attuale e molto ampio a livello parlamentare e siamo in una fase in cui si raccolgono tutti i contributi a cominciare proprio dai COMITES e del CGIE fino alla rappresentanza consolare ed ai parlamentari eletti all’estero. Tutti sono legittimati ad offrire il loro contributo ed il proprio punto di vista su un argomento che senza dubbio sta a cuore a tutti perché ci si rende conto che è necessario pensare a delle rinnovate forme di rappresentanza. La SAIG, secondo lui puo’ offrire uno spunto interessante ed anche un modello da seguire: il creare delle federazioni secondo il principio “dell’unione fa la forza” può essere una delle risposte.

La redazione “La Notizia di Ginevra”

Grande festa natalizia alla SAIG al tradizionale pranzo mensile con gli anziani del quartiere

Proprio nel giorno dell’Immacolata, 8 dicembre, che la SAIG ha accolto 25 anziani per festeggiare l’arrivo delle prossime feste di fine anno.

Tutti presenti i responsabili di questa attesa attività mensile della Società delle Associazioni Italiane di Ginevra a partire dai due presidenti Antonio Scarlino e Menotti Bacci che si impegnano assiduamente per portare un risultato culinario soddisfacente ai nostri ospiti anziani. Inoltre, questo incontro mensile, si è rivelato un ennesima significativa gratificazione per tutti i dirigenti SAIG sulle attività sociali programmate durante l’anno.

L’entusiasmo della nostra Società, nel promuovere questo evento, nasce dalla convinzione e consapevolezza che questi incontri sono fondamentale per poter dare un momento di felicità agli anziani del quartiere, quindi, senza difficoltà troviamo dei volontari che si prestano ad organizzare al meglio il pranzo come Lisette Bacci, Francesco Decicco, Gino Piroddi, Claude Romanato.

Dopo il fastoso pranzo dai sapori italiani che ricorda anche la stagione festiva, la SAIG ha salutato i graditi ospiti, regalando loro un piccolo panettone italiano. Con un sorriso sincero ed un applauso, l’equipe della SAIG si è, ancora una volta, rallegrato di passare momenti intensi insieme a loro.

Pertanto, negli incontri culinari con le persone anziane, sono proprio momenti come questi che ci fanno capire quanto sia importante l’azione della SAIG che, in collaborazione con l’Antenne sociale de proximité (ASP) Servette Pt-Saconnex / St-Jean della Città di Ginevra e la volontaria, Maritza Villegas, può svolgere nei confronti di chi è ‘meno giovane’. Altresì coscienti che, con un po’ della nostra disponibilità, si possono realizzare cose grandissime ed il sorriso che ci è stato donato, da chi ha partecipa a questo appuntamento mensile, ci ripaga ampiamente per tutti gli sforzi compiuti.

Come dimostrano i risultati, lavorare con loro è sempre un piacere ed il risultato è garantito, sono convinto che questo tipo di collaborazione darà grandi soddisfazioni ai nostri anziani, come lo dimostra il clima che si è respirato, anche in questa splendida occasione.
Carmelo Vaccaro

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Un altro grande successo per l’Associazione AVETIS durante il concerto “Viva l’Opera!”

Lo scorso sabato 3 dicembre, l’Associazione AVETIS ha avuto l’onore di presentare il terzo concerto della seria Viva che precedentemente aveva celebrato Antonio Vivaldi e Maria Callas.
Fondata dalla soprano Varduhi Khachatryan, l’Associazione AVETIS ha come scopo quello di diffondere e trasmettere l’identità, la cultura e la lingua armene attraverso i vari media artistici. Favorisce anche gli scambi culturali e artistici tra la Svizzera e l’Armenia organizzando eventi musicali a Ginevra e a livello internazionale. Per quanto riguarda invece L’AVETIS FESTIVAL ORCHESTRA, esso ha come obiettivo di riunire degli strumentisti svizzeri e armeni di alto livello, abitanti in Svizzera, sotto la direzione di Sergey Ostrovsky.

Il concerto di sabato sera era interamente dedicato all’opera. Tre cantanti e due direttori, tutti d’origine armena, ma riuniti presso la grandiosa Victoria Hall di Ginevra, per una sola serata, con lo scopo d’incantare i suoi spettatori con le più belle arie dell’opera italiana e francese, senza dimenticare soprattutto l’operetta viennese.

E’ stato un viaggio musicale nel cuore europeo, presentato con grazia e personalità dalla soprano canadese Isabelle Nicolas-Johnson. Durante la prima parte del concerto, siamo stati in Italia, culla dell’Opera, in compagnia dell’Avetis Festival Orchestra e del direttore invitato, Arutyun Arzumanyan. Abbiamo scoperto lo spirito del compositore Gioachino Rossini grazie alle note cavernose di Barseg Tumanyan, basso di fama internazionale. Successivamente, Varduhi Khachatryan, il nostro soprano armeno, che ha cantato durante l’ultimo concerto VIVA Maria Callas, dedicato, appunto, a Maria Callas, ha incantato la platea con la sua interpretazione delle eroine di Verdi e Puccini. Il giovane tenore Hovhannes Ayvazyan, stella nascente dell’opera, ha successivamente intonato l’aria commovente di Cavaradossi pensando alla sua cara Tosca. Abbiamo poi ascoltato varie magnifiche arie estratte dalle opere Tosca, Don Carlos, I vespri siciliani e Turandot.

Il periplo musicale è proseguito in Francia durante la seconda parte del concerto, questa volta sotto la direzione del maestro Sergey Ostrovsky. Abbiamo infatti ascoltato un Toreador fare un brindisi alla bella Carmen, un soprano ubriaco dopo aver bevuto troppo champagne e un Werther tormentato. Successivamente, c’è stata una piccola deviazione a Vienna per far festa : Giulietta ha aperto il ballo con la sua Ode alla vita mentre il tenore, tale Romeo, ci ha sedotti e la basso ha poi invocato il famoso vitello d’oro. La nostra serata si è conclusa alla grande con l’aria della bella Titania, vero fuoco d’artificio d’agilità e virtuosità.

Il pubblico ha richiesto bis e ter, e gli artisti hanno interpretato un duo d’operetta di Franz Lehar ed anche il brindisi della Traviata per concludere la magnifica serata della festa dell’Escalade ginevrina.

Ancora un successo ottenuto dall’infaticabile Varduhi Khachatryan e dall’Associazione AVETIS, ormai affermati nella promozione della cultura musicale nel Cantone di Ginevra e non solo.

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Due giorni di festa dell’Associazione Calabrese di Ginevra per il suo 35esimo Anniversario di Fondazione

Sabato 3 e domenica 4 dicembre, in un’appropriata atmosfera natalizia, l’Associazione Calabrese Ginevra (ACG) ha spento le candeline dei suoi 35 anni di fondazione e di operosità nel Cantone di Ginevra.

Anche chi, non moralmente obbligato dalle proprie origini regionali, ha optato per la festa dell’Associazione Calabrese, non si è certamente pentito della scelta essendosi ritrovato, nella spaziosa sala delle feste di Carouge, con altri 300 connazionali in un’atmosfera allegra e gioiosa per godere del piacere di condividere con gli amici momenti di distensione e di convivialità.

I festeggiamenti dello scorso sabato 3 dicembre, sono stati molto apprezzati dai presenti, favoriti anche dalla scelta di creare un’ambiente caratterizzato dalle più belle tradizioni calabresi. La scelta del Comitato calabrese condotto dal Presidente Silvio Isabella Valenzi, di proporre una cena dalle pietanze tradizionali della Regione e del Gruppo Folcloristico “La Voce di Calabria”, guidato da Antonio Folino, venuti appositamente dall’Italia, ha contribuito ad coronare il traguardo di un gruppo di persone che hanno desiderato portare alto il nome della propria Regione in terra straniera. Una terra che oggi non è più straniera ma sempre desiderosi di mantenere presente e tenere stretti quei valori e le tradizioni che si sono tramandati nei secoli.

L’evento è stato ufficializzato con la presenza delle autorità comunali di Carouge, il Sindaco Nicolas Walder e la Consigliera Amministrativa, Stéphanie Lammar, nonché i tanti personaggi e attori dell’associazionismo ginevrino tra i cui il rappresentante del Com.It.Es., il Coordinatore della SAIG, i Presidenti delle Associazioni Lucchesi nel Mondo, Regionale Pugliese, Club Forza Cesena, AVIS, Bergamaschi, Bellunesi, Emiliano-Romagnoli, Gruppo Alpini di Ginevra ed altri amici dell’ACG.

L’Associazione Calabrese Ginevra non poteva festeggiare questo primo traguardo senza i presidenti che si sono susseguiti in questi decenni. Di fatto, erano presenti gli ex presidenti Giuseppe Gatto, Luca Oriolo, Francesco Celia, Lucrezia Citroni e Giuseppe Pungitore, in presenza del Presidente della Federazione Calabresi in Svizzera, Vincenzo Bruzzese.

Come accennato, particolarmente apprezzate, come sempre, le pietanze offerte, tratte dalla cucina tradizionale calabrese e servite da uno stuolo di volontari e volontarie.
L’animazione folcloristica e musicale nei due giorni è stata assicurata dal Gruppo “La Voce di Calabria”, che si è esibito in un variegato repertorio spaziante di folclore regionale e dai classici della musica regionale italiana ai brani di successo contemporanei. Non poteva mancare la tradizionale tombola con l’assegnazione di premi anche pregevoli ai fortunati vincitori.

I momenti salienti della domenica 4 dicembre, sono stati intonati dai balli del Gruppo che si sono inoltrati dal pomeriggio fino all’arrivo di Babbo Natale per la consegna ai più piccoli delle strenne natalizie che ha rappresentato il momento più significativo della pomeriggio.

Ancora una volta il Presidente Isabella e il comitato dell’Associazione Calabrese sono riusciti a raccogliere intorno all’emblema sociale un ampio numero di corregionali e simpatizzanti rappresentativi di tutte le generazioni, a dimostrazione della vivacità dell’Associazione e dei forti vincoli e sentimenti di appartenenza caparbiamente radicati in quanti identificano le proprie origini nella punta estrema dello Stivale.

Questo sono ancora i valori e i segni di un’appartenenza ai valori regionali che si distingue nel panorama l’associazionismo italiano all’estero.
Questi sono ancora le virtù che gli italiani all’estero tendono a tramandare affinché il nostro tricolore sventola sopra l’onesta di quella cultura delle nostre origini.
Questo siamo noi italiani all’estero.
Questo sono io e fiero di appartenervi!

Carmelo Vaccaro

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Intervista al Console Generale di Lugano, Min. Plen. Marcello Fondi

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Il 14 novembre 2016, una delegazione della SAIG ha iniziato un viaggio in Svizzera per incontrare la rappresentanza diplomatica italiana in Svizzera partendo da Lugano, in Ticino, per proseguire poi per Basilea, Zurigo, Berna ed infine Ginevra. Le interviste sono state realizzate per “La Notizia di Ginevra e i video per ciaoitalia.tv.
Nei prossimi mesi, la SAIG proporrà tutte le interviste dei nostri rappresentanti istituzionali, allo scopo di conoscerli e capire meglio gli obiettivi che intenderanno raggiungere.

Come prima tappa, a Lugano, la SAIG è stata ricevuta dal Console Generale d’Italia a Lugano, Min. Plen. Marcello Fondi, il quale ha iniziato la serie delle interviste programmate.

Come prima tappa, a Lugano, la SAIG è stata ricevuta dal Console Generale d’Italia a Lugano, Min. Plen. Marcello Fondi, il quale ha risposto ad alcune domande.

La prima riguardava la possibilità che il Consolato di Lugano potesse interfacciarsi e collaborare con la SAIG con lo scopo di collocare dei monumenti, anche in Canton Ticino, in riconoscenza alle emigrazioni degli italiani in Svizzera.

Nel Cantone di Ginevra, difatti, da alcuni anni sono stati apposti, su iniziativa della SAIG e su specifica autorizzazione delle istituzioni locali, alcuni monumenti in ricordo dei sacrifici degli italiani in Svizzera.

Il Console Fondi, dopo aver ringraziato la SAIG per l’iniziativa, ha risposto sul punto dicendosi assolutamente d’accordo con l’iniziativa proposta, e che il Consolato di Lugano si farà parte attiva con le istituzioni locali affinché queste ultime concordino a mettere a disposizione uno spazio adeguato in città. A Lugano od anche a Bellinzona o a Locarno si potrebbero in effetti, secondo lui, collocare dei simboli che riordino a tutti l’epopea italiana in Svizzera. Tanto più, ha sottolineato il Console, che nella realtà a Lugano non esiste qualcosa di simile da poter utilizzare anche durante le cerimonie commemorative (come, ad esempio, il 4 novembre) e ove deporre una corona nelle occasioni ufficiali. Attualmente si utilizza l’ospedale italiano per questo tipo di iniziative e, dunque, che ben venga l’apposizione di un simbolo di tale genere.

Successivamente al Console è stato chiesto quali differenze rileva tra le esigenze dei connazionali residenti in Eritrea, ove il Ministro è stato Console in precedenza, e quelle dei residenti in Svizzera, data l’enorme diversità ambientale. In Eritrea il Console Fondi ha conosciuto una collettività italiana davvero molto specifica e peculiare rispetto alle comunità italiane esistenti nel resto del mondo. In Eritrea, infatti, risiede ancora un migliaio di connazionali molto coraggiosi ancorati a dei valori ancora molto importanti e che rimangono in eritrea perché lì hanno investito tutto il loro progetto di vita. Sono coloro i quali attraverso la storia tra l’Italia e l’Eritrea, ma anche attraverso le dinamiche della storia africana, hanno deciso comunque di rimanere ad Asmara a testimoniare un’emigrazione che ormai data 1878. Una comunità molto solida che vive in difficoltà crescenti data la crisi che attraversa da tempo il continente africano. Ci ha riferito di aver ritrovato famiglie eritree che vivono in Svizzera o che vi transitano per raggiungere altri paesi europei, trovando tutto questo molto significativo.
Al Console Generale è stato poi chiesto se, data la prossimità di cultura e l’identità di linguaggio in Canton Ticino, gli italiani che risiedono in questo Cantone si trovano ad affrontare meno difficoltà di inserimento sociale e nel mondo del lavoro rispetto ad altri Cantoni. Secondo il Console certamente la lingua italiana come fattore comune agevola tutti i processi di inserimento e di integrazione dei connazionali che continuano ad emigrare in Svizzera ed in particolare in Canton Ticino e, quindi, dal punto di vista dell’integrazione esistono minori difficoltà. Tuttavia, per paradosso, poiché il Ticino è una terra di frontiera con l’Italia, questo comporta una serie di problematiche che richiedono delle soluzioni ed una costante azione di mediazione tra la comunità italiana e quella svizzera. Inoltre il Canton Ticino deve tutelare il suo mercato del lavoro, il welfare e in questo senso ci sono delle difficoltà di inserimento dei lavoratori italiani perché se questo afflusso di lavoratoti provenienti dall’Italia fosse indiscriminato, il sistema del welfare cantonale, ma anche l’andamento del mercato del lavoro ne soffrirebbero creando problemi sia per i ticinesi che per gli italiani, quindi, da una parte abbiamo una maggiore facilità di integrazione dal punto di vista culturale e linguistico ma sul piano dei rapporti di lavoro, forse in Ticino la situazione è, al contrario più complessa che in altri cantoni della Svizzera.

Passando a parlare della sua formazione professionale, gli è stato chiesto se il fatto di essersi laureato alla LUISS Guido Carli di Roma abbia positivamente o meno influito sulla sua successiva brillante carriera. Il Console ci ha riferito che essendosi laureato in questa Università all’inizio degli anni 80, ha avuto l’opportunità di usufruire dei programmi messi a disposizione in termine di approfondimento degli studi, ma anche di agevolazione dei processi di apprendimento. Essendo un piccola università c’erano ottimi rapporti fra studenti e corpo docenti e un’importante vita sociale dentro l’ateneo che aiutava. Quindi in effetti, il Console ci ha confermato di essere convinto di dovere molto agli studi compiuti presso la Guido Carli di Roma anche se questo non significa che in Italia non esistano altri centri universitari di eccellenza nei quali si può studiare con attimo profitto.

Come ultima domanda è stata posta la questione relativa alla possibile futura apertura di un tavolo di discussione tesa al miglioramento dell’attuale normativa sulle rappresentanze elette all’estero (CO.MI.TES e CGIE) per meglio adattarla alle moderne esigenze degli italiani residenti all’estero e per fare in modo che tale rappresentanza sia presente in maniera più uniforme e meglio distribuita. La problematica sarebbe capire se le rappresentanze in Svizzera potrebbero, secondo il suo parere, collaborare ad una tale riforma dando l’impulso affinché le parti interessate e competenti possano arrivare una normativa più adeguata.

Il Min. Plen. Fondi, dopo aver premesso che anche recentemente vi sono state alcune riforme in questo campo e che spetta al Parlamento italiano provvedere a questo con il contributo dei parlamentari eletti all’estero, crede che sia dovere degli uffici consolari illustrare alla classe politica italiana se determinati meccanismi normativi e regolamentari hanno prodotto gli aspetti sperati. La collaborazione in questo senso è fondamentale tenendo anche presente che in Svizzera la rete consolare è diffusa e importante che raccoglie informazioni che provengono da una collettività che ormai spera il mezzo milione di connazionali, e, quindi può fare molto da questo punto di vista. Tutto è perfettibile ed anzi dovremmo fare una riflessione su questa istanza in modo che gli uffici consolari, sotto il coordinamento dell’Ambasciata d’Italia a Berna, si facciano promotori, perché no, di questa riflessione assieme agli altri operatori degli attuali organismi rappresentativi della collettività.

La delegazione SAIG si è congedata dal Console Generale d’Italia a Lugano, Min. Plen. Marcello Fondi, ringraziandolo fervidamente per l’ospitalità.

CVAT

Quelli dell’Aperitivo Italiano ai fornelli del Corso di cucina della SAIG

Ancora una volta la SAIG ha organizzato una serata all’insegna del buon cibo. Protagonisti di questa avventura culinaria sono stati due siciliani doc, Raoul Derito, già presidente dell’Associazione Quelli dell’Aperitivo Italiano, e Fabrizio Ingarsia, un architetto con la passione della cucina.

Per l’occasione, al corso della SAIG, hanno preparato una personale interpretazione dei condimenti per la pasta aglio, olio e peperoncino e per la pasta al tonno. Entrambe le ricette derivano da due classici della cucina italiana ma sono state rivisitate sulla base delle esperienze culinarie dei due siciliani che hanno una lunga esperienza nell’organizzazione di serate enogastronomiche.

Niente più della permanenza all’estero di un italiano con la passione della cucina può dar luogo alla creazione di nuove interpretazioni dei nostri principali piatti attraverso nuovi abbinamenti per creare sempre nuove suggestive note di sapori. Questo corso, organizzato dalla SAIG, che vede la partecipazione assidua di oltre una ventina di persone, a farla da padrone sono state maggiormente le ricette a base di pasta, passando da classici tipi di pasta dalle diverse regioni italiane, sino ad arrivare ad reinterpretazioni locali di ricette originariamente della nostra Patria.

Base comune per entrambe le ricette è l’olio d’oliva extravergine italiano con il quale soffriggere alcuni spicchi d’aglio. Dado vegetale, pomodori secchi e birra doppio malto sono gli ingredienti per la pasta aglio olio e peperoncino.
Per la pasta al sugo di tonno sono il trittico verde costituito da sedano, capperi, aglio e cipolla che la rendere particolarmente profumata e la cottura del filetto di tonno col vino bianco. Per completare la ricetta, spolverare la pasta con pecorino piccante ed una pioggia d’origano.

La bontà della torta all’arancia, (del pasticciere improvvisato, Claude Romanato) del tiramisù (eseguito dall’altro pasticciere improvvisato, Roberto Corona) e dei ravioli alla ricotta della specialista pasticciera, Giuseppa De Cesare, hanno accompagnato la serata al suo termine. I partecipanti hanno lasciato la sala soddisfatti. Da premettere che dei studi fatti sull’argomento, hanno evidenziato che non si mangia solo per placare la fame ma anche per soddisfare le proprie emozioni, infatti, il cibo dona benessere e predispone ad un atteggiamento mentale positivo.

“Fin dai tempi antichi il cibo veniva usato per festeggiare, calmare, per alleviare la noia e la depressione e, come consolazione nei momenti di tristezza ed angoscia. Se ci dovessimo interrogare sul perché frequentare un corso di cucina, se si ha già la passione ed internet offre tanti materiali informativi, la prima risposta è che la cucina non è una cosa semplice, non è improvvisazione ma è fatta di tanta esperienza. Teoria e pratica sono inseparabili: la teoria è alla base della conoscenza degli alimenti, le attrezzature, le leggi e le corrette pratiche, cosa importante se non ci si vuole limitare a seguire le ricette altrui e non crearne delle proprie. Accanto alla teoria c’è sempre la pratica e l’importanza dell’imparare facendo.”

Rapportarsi con pentole e fornelli, lavorare con gli ingredienti, ci aiuta a gestire la nostra manualità. Avere a disposizione un insegnante consente di sottoporre eventuali dubbi e chiarirli subito, come si fa abitualmente durante i questi corsi della SAIG, la quale, non si ha la pretesa di creare degli chef stellati ma di divertirsi in cucina, il fatto di farli insieme è ancora più bello e divertente. Si dice che cucinare sia come amare o ci si abbandona completamente o si rinuncia. Nessuno rinunci allora!!!! Quindi arrivederci al prossimo appuntamento per alleviare la noia e nutrire, oltre che il corpo, anche lo spirito.

Raoul Derito

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