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In atto le procedure preliminari per lo scambio di informazioni fiscali tra la Svizzera e l’Unione Europea

Il 26 ottobre 2004 la Svizzera e l’Unione Europea hanno concluso l’Accordo sullo scambio automatico di informazioni relative ai conti finanziari.
Tale Accordo è stato approvato dall’Assemblea federale il 17 dicembre 2004 ed è entrato in vigore il 1 gennaio 2017.
Dal 1 gennaio 2017, dunque, è iniziato tra i paesi europei e la Svizzera la raccolta delle informazioni finanziarie per tutti i conti ancora esistenti dopo il 31 dicembre 2016.
Ciò significa che i conti correnti e le posizioni chiusi entro il 31 dicembre 2016 non faranno parte dello scambio automatico di informazioni dal 2018. Ma ATTENZIONE. Questo non significa che tali conti non potranno essere controllati. Significa soltanto che non faranno parte di scambio automatico, ma potranno essere oggetto di ispezione SU DOMANDA delle autorità preposte (articolo 5 dell’Accordo).
Le ispezioni su domanda, peraltro, possono avvenire anche a partire dal 1 gennaio 2017 dal momento che è in atto, come detto, la raccolta e lo scambio delle informazioni tra un paese e l’altro. Chi non è in regola con il fisco del paese di residenza, dunque, deve essere consapevole che si trova già in una posizione “di pericolo” di essere, diciamo così,” scoperto” dal fisco.
Ma quali sono, in definitiva, le informazioni che saranno scambiate?
L’articolo 2 dell’Accordo, prevede che vengano comunicati, per ciascun conto dichiarabile:
il nome, l’indirizzo, il NIF (numero di identificazione fiscale), data e luogo di nascita del titolare del conto; il numero di conto , il nome ed il numero di identificazione dell’Istituto finanziario dichiarante; il saldo o il valore riportato sul conto (compresi eventuali contratti di assicurazione o contratti di rendita) alla fine di ciascun anno di riferimento o altro periodo di riferimento adeguato, o se il conto è stato chiuso, il saldo di chiusura del conto stesso. Per quanto riguarda i conti di deposito, anche gli interessi versati o accreditati nel corso dell’anno.
Per quanto riguarda le procedure applicabili ai conti di persone fisiche, la Sezione III dell’Accordo distingue tra “conti di poco valore” e conti di valore elevato” per quanto riguarda i conti “preesistenti” (dopo il 31.12.2016).
Per i “conti di poco valore” per verificare se vi siano conti in una delle giurisdizioni soggette a dichiarazione, viene anzitutto valutato l’indirizzo di residenza del titolare del conto stesso. Viene poi prevista una ricerca per via elettronica nel caso in cui l’Istituto finanziario tenuto a dare le informazioni non utilizza un indirizzo di residenza aggiornato del titolare del conto. L’Istituto finanziario dovrà allora eseguire la ricerca sulle banche dati elettroniche e, sulla base dell’esistenza o meno di uno o più indizi, si potrà valutare se la persona è residente fiscalmente in una delle giurisdizioni tenute a dare le informazioni. Quali sono questi indizi?
Ad esempio un indirizzo postale, una cassetta delle lettere, in una delle giurisdizioni tenute a dare informazioni. Oppure uno o più numeri telefonici un ordine di versamento permanente su un conto gestito in una di dette giurisdizioni, una procura o una delega di firma data ad una persona residente nella giurisdizione stessa. Insomma, basta un indirizzo in Italia, o un numero telefonico italiano o una delega su conto concessa ad un residente in Italia, per fare in modo che l’istituto finanziario italiano presso il quale è esistente un conto, sia obbligato a dare le informazioni previste nell’Accordo.
Per i “conti di valore elevato” sono previste procedure di “esame approfondito” che comprendono sia banche dati elettroniche sia banche cartacee. A questo proposito, per quanto riguarda i Buoni postali fruttiferi cartacei, che moltissimi ritengono non avere alcun collegamento con la Posta ove sono stati emessi ed ove vengono ritirati. Ebbene non è così. Le banche dati cartacee possono far risalire a Buoni postali emessi fino a 30 anni fa. Attenzione, dunque, a non commettere errori nel non dichiarare detti Buoni nella convinzione che non possano essere rintracciati.
Atteso che le informazioni non possono essere in questo numero esaustive come meriterebbero, il supplemento verrà pubblicato nel prossimo numero di maggio.
Avv. Alessandra Testaguzza

Il Centro Commerciale di Meyrin si veste del tricolore italiano

Benvenuti in Italia

Il Centro Commerciale di Meyrin si veste del tricolore italiano. Di Carmelo Vaccaro

 

Benvenuti in Italia. Il Direttore Laurent Baldacci, non poteva trovare un titolo più appropriato per annunciare un programma ricco di tradizioni folkloristici, culinarie ed esposizioni di leggende come le Fiat 500 e le famose Vespe, che Centro Commerciale di Meyrin offre, ai suoi clienti e visitatori, dall’8 al 20 maggio prossimo.

Il sito ospiterà molte attività ed animazioni che, per due settimane, farà riscoprire la storia e le tradizioni del Belpaese. L’evento di maggiore rilevanza sarà sicuramente quello dai ragazzi dell’Associazione “Gli amici della Vespa”, che sono chiamati ad allestire un’esposizione dove saranno presentate le Fiat 500 e una collezione di Vespe di rara uguaglianza, almeno in Svizzera.

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Oltre ai stand del Mercato artigianale “Marché artisanal” e diverse altre bancarelle d’espositori, tra i cui, una Mostra animazione-fotografica curata da Riccardo Galardi sui monumenti e bellezze italiane, anche la Società delle Associazioni Italiane di Ginevra (SAIG) avrà il suo stand al fine di presentare e far conoscere la piccola ristorazione, salato e dolce, di molte regioni italiane.

Un’altra attrattiva attesa di questo evento al Centro Commerciale di Meyrin, saranno i due gruppi folkloristici che saranno impegnati a divertire e stupire i clienti con le loro musiche e danze tradizionali.

Sabato 13 maggio, dalle 10:00 alle 18:00, si esibirà il Gruppo Folkloristico siciliano “Kerasos”.

Il progetto kerasos Sicilia canta e racconta, nasce nell’Agosto del 2012 a Zurigo. Dopo oltre 13 anni di esperienza in diversi gruppi siciliani come ballerino/coreografo, chitarrista, cantante, zufolista e tamburellista, Michele Siciliano si trasferisce in Svizzera, decide di creare un laboratorio di tradizioni siciliane che successivamente chiamerà Kerasos Sicilia canta e racconta.

Il costume della compagnia si rifà ai tempi dei nostri avi dove la Sicilia ballava e cantava suon di Friscalettu, Marranzano, Tamburello e tanti altri strumenti tradizionali.

Sabato 20 maggio dalle 10:00 alle18:00 il Gruppo Folk “La voce di Calabria

Il gruppo folk La Voce Di Calabria nasce nel 1996 per il volere di alcuni emigranti calabresi, tra i quali il Presidente Antonio Folino, residente nella città di Settimo Torinese (TO).

Il gruppo è composto da circa una ventina di persone, provenienti dalle 5 province calabresi, che hanno lasciato la propria terra per lavoro. Si sono ritrovati e riuniti dalla voglia di far conoscere le proprie tradizioni con i canti, i balli e le musiche della Regione Calabria.

Al pranzo degli anziani del quartiere: solo chi li vive questi momenti li può capire!

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di Carmelo Vaccaro

Prendersi cura degli anziani, per alcuni potrebbe significare un sacrificio e per altri, come nelle case di cure, un lavoro. Per altri ancora, stare loro accanto è un modo per ringraziarli di averci consegnato un mondo dove hanno fatto di tutto per preservare la sopravvivenza dei valori civili che ci hanno appreso, cercando di migliorare la realtà civile in cui viviamo. Anche che sia solo per questo, diventa un dovere per tutti noi difendere la dignità dei nostri anziani che, prima di noi e sempre per dovere, ci hanno fatto vivere nella tranquillità e nella pace.

Se la Società delle Associazioni Italiane di Ginevra SAIG, ha voluto fortemente realizzare questo primo progetto a favore degli anziani, non è per puro caso. Questo appuntamento mensile con gli anziani del quartiere non è solo un semplice pranzo dove si cucinano pietanze che fanno ricordare i sapori culinari della nostra Italia. No, niente affatto! Noi alla SAIG insieme ai responsabili di questi appuntamenti, Antonio Scarlino e Menotti Bacci, collaborati da Gino Piroddi, Francesco Decicco, Claude Romanato e, per la Città di Ginevra, Maritza Villegas, siamo gratificati dalle emozioni che ci impregnano al loro contatto, essere gratificati da quell’umile espressione rassegnata, da quella lacrima di gioia o quella di tristezza, solo chi vive questi momenti può capirne il vero significato.17799373_1483210315062971_6166627570826522541_n

Per questi motivi e sicuramente per la qualità delle pietanze offerte, la SAIG non riesce più a soddisfare la richiesta sempre di un numero crescente di adesioni. Pertanto, si propone di discutere per trovare una soluzione ed accogliere quanti lo desiderano a costo di raddoppiare gli appuntamenti mensili se le possibilità finanziarie della SAIG lo permetteranno.

Marzia Del Zotto, l’italiana dell’altra Italia

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Il mensile della SAIG, “La Notizia di Ginevra”, tiene a mantenere la rubrica “l’italiano dell’altra Italia” ai fini di dare spazio e valorizzare la nuova generazione di emigrati. Attraverso questa rubrica, la SAIG intende conoscere e far conoscere meglio, nonché capire quali sono le esigenze di questi giovani italiani.
Su questo numero, vi presentiamo una nostra connazionale e amica, Marzia Del Zotto, che oltre ad essere una professionista è anche impegnata nel sociale tra la nostra comunità ginevrina.

Marzia nasce a Budoia, un piccolo comune di poco più 2000 abitanti, in provincia di Pordenone, situato ai piedi delle montagne, nella zona dell’Alto Livenza, parte nord–est del Friuli Venezia Giulia. Dopo la maturità si sposta nel capoluogo regionale, Trieste, per frequentare l’università, laureandosi in psicologia sperimentale. Dalla montagna al mare il passo è breve, in una regione piccola ma caratterizza da molteplici paesaggi, ricca di tradizioni e differenti culture. Dopo la laurea si trasferisce nel capoluogo meneghino, dove alla fine del 2007 consegue il dottorato in neuroscienze linguistiche e cognitive all’Università Milano-Bicocca, specializzandosi in elettrofisiologia cognitiva. L’amore per la ricerca scientifica la porta a viaggiare un po’ ovunque, dall’Europa all’America, fino ad approdare nel settembre 2009 in Svizzera, proprio a Ginevra dove vive e lavora tuttora.

Marzia, come sei arrivata a Ginevra?
La scelta di Ginevra è stata una casualità. Quando si dice il destino! Non conoscevo questa città prima di ricevere l’offerta di ricercatrice all’Università di Ginevra. Veramente non conoscevo proprio la Svizzera. Precedetemene, ero approdata una sola volta in territorio elvetico all’età di 17 anni per un tour canoro a Berna. A quel tempo, la Svizzera non mi aveva granché colpito, anche se l’esperienza fatta con i miei amici era stata divertente e unica! Poi più nulla, finché nell’estate del 2009, mentre stavo aspettando la conferma di trasferirmi a Parigi, mi contattarono per offrirmi l’opportunità di lavorare proprio qui a Ginevra, per l’esattezza al reparto di neurologia dell’ospedale cantonale. Volevo tanto poter fare esperienza in un paese francofono e, sebbene stessi puntando alla Francia, mi sono ritrovata nella Svizzera romanda. Ho colto l’occasione! Dopo 8 anni trascorsi qui a Ginevra, posso dire che è stata un’ottima scelta!

Perché sei soddisfatta della scelta che hai fatto?
Adoro la Svizzera perché ci sono laghi e montagne stupende, i paesaggi sono bellissimi ed io amo molto il contatto con la natura! Mi diverte fare sport all’aria aperta, (hiking, correre in bicicletta, sport acquatici….). La Svizzera, in particolare la zona del lago Lemano, ti permette di fare tutto ciò in uno spazio ristretto in cui è facile e veloce muoversi. Mi piace Ginevra perché è una città internazionale, multilingue, offre molte opportunità di lavoro ma anche attività sociali e di divertimento. È piccola ma molto viva, come una grande metropoli. Quindi, è il posto ideale per tutti coloro, che come me, amano essere sempre “connessi” e aggiornati sulla vita mondana, fruendo allo stesso tempo della tranquillità e del benessere della natura.

Cosa fai a Ginevra?
In primis, lavoro nel campo della ricerca scientifica. Mi sono sempre occupata di elettrofisiologia cognitiva, un settore ben specifico delle neuroscienze, in cui si studiano i processi cerebrali da un punto di vista temporale e funzionale. In oltre, da un anno e mezzo ho cominciato un nuovo tipo di ricerca nell’ambito dell’ergonomia medica. Quest’ultimo è un settore in crescente espansione visto la fiorente produzione tecnologia di applicazioni, software e dispositivi utilizzati nell’ambito medico. La sfida interessante è unire la mia esperienza che proviene dalle neuroscienze cognitive con questo nuovo settore, trovando dei punti comuni che permettano la creazione di nuovi supporti utili al miglioramento della qualità delle cure mediche e del benessere fisico e mentale. Amo le sfide, odoro mettermi ogni giorno in gioco, non perché io sia una persona competitiva con gli altri. Al contrario, amo la cooperatività e il lavoro di squadra. Credo invece che accettare le prove della vita in modo positivo e dinamico ci permette di progredire, di evolverci per imparare ad affrontare e vincere timori e paure. Ci permette di andare verso il nuovo e l’ignoto con una giusta dose di coraggio e apertura mentale.
Oltre a ciò, faccio attività di volontariato, collaboro a diverse iniziative in ambito sociale e culturale, con diverse associazioni italiane e gruppi internazionali. Amo la multiculturalità, mettere in contatto le persone, farle incontrare, comunicare con loro (non a caso mi piace scrivere e fare interviste). Posso definirmi una persona attiva, anche se non iperattiva.

Come ti senti rispetto alla tua nazionalità? Italiana, svizzera o entrambe?
Mi sento prima di tutto italiana e …friulana. Vale a dire che credo in ciò che sono con valori ben radicati nelle mie origini, molto genuine e profonde. L’esperienza di viaggiare e di vivere in posti diversi, in Italia e all’estero, mi ha aperto la mente, mi ha fatto crescere, muovere verso gli altri per scoprire, conoscere, apprendere e comunicare! Mi rendo sempre più conto di quest’evoluzione ogni qualvolta ritorno nella mia terra natia. Mi sento cittadina del mondo, ma con una ben definita personalità, per alcuni aspetti, italiana e per altri, più specificamente, friulana. In ogni caso, mi sento ben integrata qui a Ginevra.

Siamo ai saluti finali, vorresti aggiungere qualcosa?
Ringrazio “La Notizia di Ginevra” per questo spazio concessomi e tutti quelli che ci leggeranno. Piccolo appello a tutti noi italiani: l’Italia è veramente un bellissimo paese, ricco di cultura, storia, tradizione bellezze artistiche e naturali! Affinché rimanga tale, siamo noi cittadini italiani che, in primis, ce ne dobbiamo prendere cura, rispettando le regole di una buona condotta di vita, valorizzando la tradizione ma allo stesso tempo rimanendo aperti ai cambiamenti sociali, politici e culturali.

A Roma la Plenaria del CGIE: tutto e niente come da manuale. Di Carmelo Vaccaro

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A parte qualche nota positiva come la relazione del Segretario Generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), Michele Schiavone e gli interventi di un paio di Consiglieri, tutto rimane fermo come l’acqua di un vecchio stagno che si sta prosciugando sotto gli occhi di milioni d’Italiani all’estero.
Il CGIE si è riunito a Roma da 29 al 31 marzo scorso, per discutere di importanti cambiamenti e modifiche basilari mirati ad un’auspicabile e quanto mai attesa dei Comitati degli Italiani all’Estero (Com.It.Es.) e del CGIE stesso.

Molti di noi si aspettavano delle proposte serie finalizzate a dei cambiamenti sostanziali per quanto riguarda i Com.It.Es. e, soprattutto, il CGIE. Niente da fare! Come da manuale, la “vacanza romana” per i 64 Consiglieri si è svolta senza sorprese o quasi, fungendo di fatto da semplice vetrina per qualche abbaiatore di professione e da occasione, molto opportuna, per mettersi in mostra da parte qualche parlamentare eletta all’estero. Solo un bla bla bla quotidiano sentito e letto da trent’anni a questa parte, sia pure con termini diversi, degli affabulatori di professione che tanto dicono e poco concludono. Adesso si ha la certezza e la conferma che nessuno (o, forse, molto pochi) vuole seriamente il cambiamento in rapporto ai tempi che corrono veloci. Il cambiamento per migliorare i servizi per gli italiani all’estero, per avvicinare i giovani ad interessarsi al sociale, per favorire l’accoglienza dei nuovi emigrati italiani o valorizzare l’Italia in tutte le sue sfaccettature.

Concordo pienamente con l’esordio del discorso d’apertura di Schiavone quando afferma: “La questione pregiudiziale è: l’Italia ritiene ancora importante il suo rapporto con gli italiani all’estero? Considera Com.It.Es e CGIE promotori del Sistema Italia all’estero?”. Ma è veramente quello che si vuole? Già! Perché proprio di questo si tratta: i governi italiani da qualsiasi parte politica essi provengano, vogliono riconoscere gli italiani all’estero come figli della Patria ed il loro importante ruolo nella promozione dell’Italia? Vogliono gli stessi governi riconoscersi un minimo di colpa per non aver impedito le ondate di emigrazioni italiane degli ultimi anni senza considerare le precedenti? Ed ecco che, partendo da queste domande, chi si aspettava un cambiamento di rotta a 360 gradi, come il sottoscritto e molti altri auspicavano, in occasione della Plenaria del CGIE, si è sbagliato su tutta la linea, purtroppo!

Nella proposta per la riforma dei Com.It.Es. presentata dalla Vice Segretaria CGIE, Silvana Mangione, scaturita da una raccolta di proposte ed idee dei vari protagonisti addetti ai lavori, non si fa nessun cenno di modifiche della consultazione stessa per eleggere questo importante organo, che dovrebbe essere vicino ai nuovi arrivati e d’appoggio all’associazionismo morente. La Mangione auspica un mantenimento delle funzioni attuali con qualche “caramellina” improvvisata.

Due delle tante proposte interessanti scartate a priori sono state quelle di eliminare i membri di nomina governativa ed istituire l’albo degli elettori sempre aperto. Quest’ultima proposta sarebbe stata interessante per l’elezione dei Com.It.Es., cui gli elettori si sarebbero iscritti solo una volta.

La mancata modifica della legge che regolamenta i Com.It.Es., ha favorito il palese distacco da parte degli iscritti all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero (AIRE), rispetto a questo organo, tra l’altro l’unico eletto direttamente dai cittadini italiani residenti all’estero. Nell’ultima consultazione del 2015, la partecipazione per il rinnovo dei Com.It.Es. è stata di appena un misero 4% mondiale. Malgrado ciò, ancora si persiste a mantenere uno status quo di rappresentanze che, stante una così bassa partecipazione al voto, non contano e non valgono niente agli occhi dei cittadini e delle istituzioni locali, né si può ragionevolmente sostenere che possano realmente essere rappresentativi per l’elettorato. A tutto questo si aggiunge una persistente e costante diminuzione dei fondi dedicati a quest’organo che non fanno che peggiorare la situazione e rendere ancor meno operativi sul campo questi comitati. Attualmente la legge sull’elezione dei Com.It.Es. prevede che l’italiano all’estero che vuole partecipare all’elezione dei membri dei Com.It.Es. deve iscriversi al Consolato di circoscrizione per ricevere il plico elettorale. Questa procedura non è la stessa prevista per le elezioni politiche e per i referendum, che prevede, invece, che le cartelle elettorali arrivino direttamente a tutti gli iscritti all’AIRE al proprio domicilio. Questa “discriminazione” diminuisce drasticamente il numero dei votanti alle elezioni dei Com.It.Es. perché la procedura rende più complicato votare.

Per quanto riguarda la modifica dei CGIE, al fine di ridurre i costi ed una migliore ripartizione geografica dei rappresentanti, possono ipotizzarsi alcune proposte, quali, ad esempio, le seguenti che la SAIG aveva proposto direttamente al segretario Michele Schiavone:

1) Il CGIE dovrebbe essere eletto non dalle associazioni e dai Com.It.Es. ma dai cittadini nella medesima consultazione elettorale dei COMITES

(l’associazionismo attuale non permette più una rappresentanza idonea all’importante ruolo di responsabilità cui è chiamata ad esprimersi)

2) I membri del CGIE non dovrebbero far parte dei Com.It.Es. (e viceversa): o Com.It.Es. e CGIE (l’attuale art. 10, co. 4 L. 286/2003 istitutiva dei Com.It.Es., prevede la sola incompatibilità a far parte del CGIE del solo presidente del Com.It.Es.).

(La stessa previsione di elezione del CGIE da parte dei Com.It.Es. giustifica l’incompatibilità dei membri (e non solo del presidente) a far parte di un organo che essi stessi hanno eletto)

3) I membri del CGIE dovrebbero essere uno per ogni circoscrizione consolare (riduzione dei membri = riduzione di spese) e uno per l’Ambasciata del Paese. Tale membro dovrebbe lavorare in sinergia col Com.It.Es., il Consolato e le autorità locali per dare maggiori attenzioni e ascolto alle esigenze degli italiani residenti all’estero;

(Un membro per ogni circoscrizione consolare coprirebbe meglio la realtà geografica degli italiani residenti all’estero: per fare un esempio concreto, in Svizzera la circoscrizione di Berna e Neuchâtel e Ginevra non godono di un membro di rappresentanza, pur essendone presenti ben 6. Dunque 4 circoscrizioni consolari oltre Berna, 6 membri del CGIE, ma due circoscrizioni sono scoperte)

4) Le riunioni dei membri del CGIE di ogni nazione dovrebbero riportare ai parlamentari eletti all’estero le problematiche che questi ultimi sarebbero tenuti a risolvere nel migliore dei modi in Parlamento (viene auspicata maggiore sinergia, maggiore coordinamento e, dunque, migliori risultati di quelli attuali).

Come sopra accennato, il vice segretario generale Silvana Mangione ha redatto una bozza di riforma cui hanno partecipato alcuni Com.It.Es. che tiene conto del cambiamento del tessuto dell’emigrazione, delle specificità nazionali, delle dimensioni territoriali e dell’incidenza della presenza di iscritti all’Aire, della capillarità della presenza a livello di organismo di base e la necessità che il CGIE sia organismo di raccordo e di sintesi.

Quindi, ha illustrato Mangione, “sono stati inseriti criteri per la composizione dei primi due livelli di rappresentanza: la massiccia presenza di italo discendenti che deriva dalla emigrazione tradizionale; la criticità di determinate situazioni politiche; la presenza di italiani in territori immensi; il grande numero esponenti della nuova migrazione, che “sono ormai dappertutto anche nei luoghi dove finora la presenza italiana non era stata rilevata”; e l’associazionismo, con la nascita di nuove forme di aggregazione legate alle nuove migrazioni”.

“Nell’ottica dell’attribuzione di maggiori poteri – sostiene Mangione – e più precisi incarichi al Com.It.Es., alla luce dei cambiamenti avvenuti nel tessuto delle comunità, si propone che il Comitato mantenga la sua natura di organismo di rappresentanza degli italiani all’estero nei rapporti con le autorità diplomatico-consolari italiane e con le autorità locali, nel pieno rispetto dei limiti posti dal diritto internazionale e dagli accordi fra Stati; e abbia tre funzioni principali: 1. Ombudsman – difensore civico della comunità nei confronti delle autorità italiane e, in collaborazione con il Consolato, nei confronti delle autorità locali, nel rispetto delle leggi locali, del diritto internazionale e degli accordi fra Stati; 2. Antenna del Sistema Paese, nella circoscrizione diplomatico-consolare al fine del coinvolgimento delle forze produttive e associative della comunità nella proiezione estera dell’Italia, anche in collaborazione con il nuovo progetto di promozione dell’Italia lanciato dalla Farnesina. In questo ambito, il Com.It.Es. deve agire anche come promotore dell’insegnamento e diffusione della lingua e cultura italiana, a supporto e in sinergia con gli enti gestori, le scuole e Università locali, partecipando, per legge, alla elaborazione del Piano Paese; 3. Centro di informazione, contatto e sostegno delle migrazioni e delle nuove mobilità. (fonte: http://laltraitalia.eu).

Praticamente, sono state raccolte alcune delle proposte ma di certo non quelle, ritenute altrettanto importanti, riguardanti il miglioramento e la sopravvivenza di questi organi, nonché le elezioni da parte dei Com.It.Es. e le incompatibilità/commistioni nei rapporti con i Com.It.Es. stessi.

Secondo quanto appreso dalle agenzie, non vi sono stati i cambiamenti sulla riforma dei Com.It.Es. e del CGIE che tutti ci aspettavamo, tutto rimane tale e quale senza poteri e finanziamenti supplementari e, soprattutto, la tematica di come vengono eletti questi due importanti organi di rappresentanza.

Si apprende inoltre, che il rappresentante di questo Governo, Vincenzo Amendola, Sottosegretario agli Esteri, si aspettava una proposta di un progetto di riforma specifica di questi importanti organi di rappresentanza delle comunità italiane all’estero. “Dopo un anno di un duro lavoro” – spiega Schiavone – “non vi è ancora modo di capire chi fa cosa” e “se non si cambia strada verso le nostre comunità all’estero ed i loro rappresentanti, altri decideranno il futuro del CGIE”. Sicuramente un percorso di dialogo c’è stato ma il presupposto di qualsiasi intervento è assicurare i fondi.

Infine va segnalata la componente del tutto insufficiente di molti dei parlamentari eletti all’estero, assenti ai lavori della Plenaria. Forse fuggiaschi per qualche altro impegno istituzionale più importante di questo? Non ci è dato saperlo. Quel che si sa è che i parlamentari eletti all’estero dovrebbero lavorare di pari passo con il CGIE per essere la voce in parlamento degli italiani all’estero. Di fatto, questa loro massiccia presenza si è vista poco, tranne qualcuno che ha presenziato solo per rivendicare la paternità di cose già risapute. Tuttavia, alcuni consiglieri, quali Paolo Brullo, Paolo Da Costa e Luigi Billè hanno cercato di distinguersi aprendo una discussione seria su queste tematiche, la loro voce, però, è stata subito spenta per proseguire in una direzione che già era indicata e che purtroppo conosciamo.

Come volevasi dimostrare, anche in questa plenaria del CGIE si è persa l’occasione di poter evitare l’imminente auto-distruzione dello stesso, stante la totale mancanza di volontà ed inefficienza nel difendere i diritti basilari degli italiani all’estero.
Con questo si vuol ricordare il ruolo importante degli italiani all’estero che tanto partecipano all’economia ed alla cultura del Bel Paese, con l’incremento del turismo, il pagamento le imposte sugli immobili in territorio italiano e poco sfruttati, l’aumento dell’esportazione dei prodotti italiani, la promozione culturale, la difesa della lingua italiana e delle nostre tradizioni.
Tutto questo viene deliberatamente ignorato o, ben che vada, trascurato. La rabbia nel constatare nel tempo di essere dimenticati e non valorizzati non fa che allontanare gli italiani all’estero da queste istituzioni miopi ai nostri reali problemi.

Ritornando alla domanda iniziale a tutti, CGIE, Parlamentari eletti all’estero e i vari governi di turno: vogliono, essi, ancora considerare e riconoscere veramente e fattivamente le esigenze e le problematiche degli Italiani all’estero?

Carmelo Vaccaro

La Regione Calabria al Corso di Cucina SAIG per una cena dai vari sapori primaverili

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Per ripercorrere la storia, le curiosità e le caratteristiche dei piatti che hanno reso grande la cucina tipica tradizionale italiana, bisognerebbe semplicemente andare indietro nel tempo quando l’Italia era ancora disunita. Ed è proprio nella sua antica storia che si evidenziano le diversità tra i diversi territori e, di conseguenza, anche sulle pietanze delle 21 regioni della nostra Penisola. In essa, si concentra la forza che unisce l’Italia, nelle tradizione culinarie e nella grande varietà di pietanze che racchiude l’immenso patrimonio di prodotti tipici locali. Tutto questo ha a che fare con la nostra storia che ha visto la nostra penisola, per centinaia di anni, spezzettata in piccoli Stati indipendenti, ognuno con la propria tradizione gastronomica e con le proprie specialità.17553601_1475212709196065_2746611748278638248_n

Nel secondo Corso di Cucina della SAIG dello scorso 30 marzo, la Regione Calabria è stata protagonista con diverse pietanze tradizionali poco conosciuti ma riscoperti dal cuoco dell’Associazione Calabrese di Ginevra, Gianni Zurzolo. Un cuoco principalmente specializzato a riscoprire le leggende culinarie della sua terra calabrese, come le pietanze eseguite in occasione del Corso.
Come primo piatto, Gianni Zurzolo ha proposto “Bucatini dei Carbonari Calabresi”. Si tratta di un sugo dai gusti tipicamente del Sud Italia a base di Pancetta o Guanciale di Maiale fatto rosolare insieme al sedano, aglio, cipolla pepe e peperoncino, a discrezione. Il tutto annegato in una passata di pomodoro, senza dimenticare la pioggia di formaggio pecorino.
Il piatto principale, annunciato ne “La Notizia di Ginevra”, ha fatto la sua entrata trionfante: Braciole alla Paprika con mandarini”.

Non potevano certo mancare le donne calabresi ad imporre la loro maestria nel realizzare i dolci che hanno trionfato in una cena ricca di sapori mediterranei e abbondante come usanze in molte case italiane. Di fatti, ad arricchire il Corso, un tipico dolce calabrese quale il Babà al Bergamotto, arrivato direttamente dalla Calabria, accompagnato da una crostata di marmellata e un Ciambellone allo yogurt.17629757_1475212755862727_3267441702034136078_n

Anche questa volta gli habitué del Corso hanno avuto modo di confrontarsi, ai fornelli, con delle pietanze ricche di storie, conforme all’idea della Società delle Associazioni Italiane di Ginevra (SAIG), di divulgare ricette delle regioni italiane il più possibile vicine a quelle originali. Troppo spesso, infatti, si spacciano per ricette tipiche regionali piatti che sono stati largamente riveduti e corretti ai fini di rivendicarne l’invenzione e la paternità.
Oltre ad essere ricca di ricette culinarie, anche nel territorio calabrese si produce una gran varietà di formaggi fatti con latte di mucca, pecora e capra.

Molte sono le regioni italiane che le hanno custodito e tramandato gelosamente le loro ricette alle giovani generazioni, molti di questi si trovano nei piccoli paesi, soprattutto nel Sud Italia dove prevalgono ancora le culture degli antenati.17634704_1475212642529405_7315303955820950625_n

Questo desiderio della SAIG di addentrarsi nel cuore più profondo di una cucina regionale fra le meno conosciute. Da molto tempo, infatti, la gastronomia italiana, antica e anche quella perfezionatasi col tempo, viene tramandata dagli italiani all’estero come cultura di uno dei popoli più ricco di storia culinaria al mondo. È innegabile che in questi ultimi anni si è sviluppata una sempre più crescente curiosità verso questa cucina antica, molto tradizionalista, che spesso stupisce per la ricchezza dei propri piatti ed altre volte sorprende per la sua semplicità.

La SAIG si riconosce in questo ruolo di mantenere e tramandare quelli che sono le ricchezze culinari, culturali e sociali della nostra cara Italia.

C.V.

Note a chiarimenti dell’interrogazione parlamentare del Sen. Claudio Micheloni.

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Di Alessandra Testaguzza e Carmelo Vaccaro

In riferimento alla notizia pubblicata su “l’altraitalia” il 24 marzo scorso e intitolata “Italiani in Svizzera. Valore locativo per gli immobili posseduti in Italia?”, circa l’interrogazione depositata dal Sen. Claudio Micheloni in Senato, si ritiene più che mai opportuno scrivere questa nota a chiarimenti di alcuni dei punti affrontati dal Sen. Micheloni.

Tramite la SAIG di Ginevra, difatti, come ormai noto a molti dei nostri connazionali residenti a Ginevra, la sottoscritta, di concerto con le istituzioni fiscali e sociali del cantone, segue questa materia da oltre un anno e mezzo e ritiene opportuno puntualizzare le argomentazioni sostenute al solo fine di favorire una migliore comprensione delle stesse, trattandosi di materia delicata ed anche non di semplice comprensione.

Il discorso va affrontato sotto un duplice punto di vista: quello fiscale e quello sociale, dal momento che si tratta di due argomenti diversi fra loro, anche se inevitabilmente connessi.

Anzitutto il profilo fiscale.
La Svizzera, a fronte delle auto-dichiarazioni dei suoi contribuenti che aderiscano all’amnistia fiscale messa in campo dal 2010, o che le inseriscano nelle dichiarazioni dei redditi stesse, applica delle tassazioni sui beni e redditi esistenti/percepiti in altri paesi.

E, dunque, per i beni immobili esistenti all’estero alcuni cantoni, fra cui quello di Ginevra, applicano innanzitutto il cosiddetto “valore locativo”, valore che il fisco calcola ed applica anche agli immobili in Svizzera. Tale valore locativo viene calcolato in base ad una percentuale convenzionale che a Ginevra è del 4,5% (a Zurigo è il 6%, in altri cantoni è del 4%) sul valore di mercato dell’immobile stesso. Inoltre, il valore di mercato viene aggiunto alla cosiddetta “fortuna”, la tassa patrimoniale che si applica sulla totalità del patrimonio.

Le imposte, quanto al valore locativo, sono federali (IFD) e cantonali (ICC) e vengono aggiunte ai redditi, proprio come se gli immobili fossero veramente affittati e producessero reddito.

Un esempio: se un immobile ha un valore di 100.000 franchi, il valore locativo per le imposte federali sarà di 4.500 franchi l’anno, mentre quello per le imposte cantonali sarà inferiore in quanto viene decurtato un 4% all’anno, fino ad un massimo di 10 anni (- 40%). Quindi su 100.000 il valore sarà, più o meno, di 2.700 franchi all’anno. I 7.200 franchi vengono aggiunti ai redditi percepiti in Svizzera (stipendi, pensioni, etc.). Ma questa operazione ha il solo scopo di stabilire il tetto imponibile totale (redditi svizzeri + valore locativo immobili in Svizzera e all’estero = percentuale impositiva), ma poi, per effettuare il calcolo finale di quante imposte verranno effettivamente pagate, la percentuale verrà moltiplicata escludendo il valore locativo da immobili all’estero. Significa che si pagheranno, forse delle imposte maggiorate, ma solo sui redditi svizzeri.

Stesso discorso per quanto riguarda la “fortuna”. Il valore di mercato dell’immobile all’estero verrà sommato a tutti gli altri valori (degli immobili in Svizzera, ad esempio, del denaro presente nei conti correnti, delle rendite, etc.) per stabilire, anche qui, il tetto impositivo, per stabilire, cioè, l’aliquota che poi verrà pagata. Ma una volta fatto questo, il valore dei beni immobiliari che siano all’estero (non anche del denaro, però, depositato in banche estere!) viene sottratto e si moltiplica la percentuale, maggiorata, per i beni in Svizzera (comprensivi anche, come detto, dell’eventuale denaro all’estero).

Un esempio: a Ginevra le percentuali sulla “fortuna” vanno dallo 0,34% per il primo scaglione (da 25.000 a 125.000 franchi di imponibile l’anno) all’1% per patrimoni che ammontano da 3.000.000 di franchi in su. Significa che se precedentemente il contribuente già pagava lo 0,34% all’anno (primo scaglione), e, a fronte della denuncia dei beni presenti all’estero, cambierà scaglione (il secondo scaglione va da 125.000 a 200.000 franchi), pagherà lo 0,38% (cioè uno 0,04% in più) sui beni in Svizzera (mobiliari e immobiliari) e sui beni all’estero (solo mobiliari).

Bisogna chiarire, poi, che si parla sempre di imponibile. Si deve, cioè, debitamente tenere conto delle deduzioni di imposta previste in ciascuno cantone. Per quanto riguarda Ginevra, ad esempio, una coppia di coniugi ha una deduzione di imposta annuale di 165.668 franchi. Significa che se questa coppia possiede una “fortuna” di 150.000 franchi in totale, non pagherà le imposte patrimoniali.

Considerando, ora, la Convenzione del 1976 intervenuta fra Italia e Svizzera per impedire la doppia imposizione ed evitare, quindi, che il contribuente paghi le imposte un due paesi diversi per gli stessi redditi o sugli stessi beni, è assolutamente corretto richiamarla in quanto, in effetti, si potrebbe profilare una doppia imposizione sui beni immobili, dal momento che viene prevista un’imposizione sia pure soltanto per stabilire la determinazione dell’aliquota.

Dal punto di vista di detta Convenzione va anche affrontato il discorso sulle pensioni erogate dall’INPS che vengono tassate in Svizzera, nonostante le stesse siano già tassate alla fonte. L’art. 19, difatti, prevede chiaramente che “le remunerazioni, comprese le pensioni, pagate da uno Stato contraente o da una sua suddivisione politica o amministrativa o da un suo ente locale, ….., ad una persona fisica che ha la nazionalità di detto Stato, …., sono imponibili soltanto nello Stato contraente da dove provengono dette remunerazioni”. Tuttavia dette pensioni vengono soggette ad imposizione fiscale in Svizzera e, come da nota scritta inviata recentemente alla sottoscritta dall’amministrazione fiscale cantonale di Ginevra, che conferma questa prassi, i contribuenti potranno poi richiederne il rimborso in Italia. Anche questo sarebbe un punto da chiarire in sede istituzionale.

E passiamo al discorso sociale per coloro che hanno beneficiato di aiuti da enti assistenziali senza aver dichiarato l’intero patrimonio posseduto anche all’estero e che oggi non sono in regola neanche con il fisco.

Dal 1 ottobre 2016 è entrata in vigore una norma penale che punisce il reato di truffa agli enti assistenziali (art. 148a CP, introdotto dal n. I 1 della LF del 20 mar. 2015 – Attuazione dell’art. 121 cpv. 3-6 Cost. sull’espulsione di stranieri che commettono reati, in vigore dal 1° ott. 2016 – RU 2016 2329; FF 2013 5163) , non solo con ammende o reclusioni ma anche con l’espulsione dalla Svizzera ( 5 o 10 anni) per chi non sia, o non sia anche, cittadino svizzero (art. 66 a, co. e CP, introdotto dal n. I 1 della LF del 20 mar. 2015 – Attuazione dell’art. 121 cpv. 3-6 Cost. sull’espulsione di stranieri che commettono reati, in vigore dal 1° ott. 2016 – RU 2016 2329; FF 2013 5163) .

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—-Art. 148a CP: “Ottenimento illecito di prestazioni di un’assicurazione sociale o dell’aiuto sociale. 1 Chiunque, fornendo informazioni false o incomplete, sottacendo fatti o in altro modo, inganna una persona o ne conferma l’errore, ottenendo in tal modo per sé o per terzi prestazioni di un’assicurazione sociale o dell’aiuto sociale a cui egli o i terzi non hanno diritto, è punito con una pena detentiva fino a un anno o con una pena pecuniaria.
2 Nei casi poco gravi la pena è della multa.”

Art. 66 a, co. e CP: “1a. Espulsione. a. Espulsione obbligatoria. 1 Il giudice espelle dal territorio svizzero per un tempo da cinque a quindici anni lo straniero condannato per uno dei seguenti reati, a prescindere dall’entità della pena inflitta: e. truffa (art. 146 cpv. 1) a un’assicurazione sociale o all’aiuto sociale, ottenimento illecito di prestazioni di un’assicurazione sociale o dell’aiuto sociale (art. 148a cpv. 1).
2 Il giudice può rinunciare eccezionalmente a pronunciare l’espulsione se questa costituirebbe per lo straniero un grave caso di rigore personale e l’interesse pubblico all’espulsione non prevale sull’interesse privato dello straniero a rimanere in Svizzera. Tiene in ogni modo conto della situazione particolare dello straniero nato o cresciuto in Svizzera.
3 Il giudice può inoltre rinunciare a pronunciare l’espulsione se il fatto è stato commesso per legittima difesa discolpante (art. 16 cpv. 1) o in stato di necessità discolpante (art. 18 cpv. 1)”.—-

Ciò significa che chi ha richiesto degli aiuti sociali senza dichiarare tutti i suoi beni oppure non ha comunicato di essere venuto in possesso di tali beni dopo aver richiesto gli aiuti, è passibile non solo di un procedimento penale con pedissequa condanna, ma anche, qualora non avesse nazionalità svizzera, di espulsione. Tutti gli stranieri residenti in Svizzera rischiano di essere espulsi se commettono uno dei reati previsti dall’art. 66a, 1a CP, ma la cosa peggiore è, a mio avviso, la mancata informazione circa l’entrata in vigore di queste norme che potenzialmente potrebbero arrecare un pregiudizio irreparabile a molte delle famiglie straniere residenti in Svizzera da svariati anni, che qui hanno lavorato e contribuito attivamente all’economia locale.

Il cantone di Ginevra ha previsto per i suoi residenti una procedura atta ad evitare problemi penali ed espulsioni per coloro che avessero inviato una domanda di regolarizzazione entro e non oltre il 31 dicembre dello scorso anno. Molti dei nostri connazionali a Ginevra hanno aderito a questa iniziativa, ma molti altri no. Va anche detto che, tra i connazionali residenti a Ginevra ce ne sono molti che hanno taciuto di possedere molti beni in Italia (si parla di patrimoni che superano il milione di euro) e che hanno usufruito per moltissimi anni di aiuti sociali senza averne, in principio, il diritto. Ora saranno costretti a restituire somme per almeno 7 anni (che diventano 15 se viene riconosciuta la truffa).

Al momento non si ha giurisprudenza sul punto. Vedremo come il Tribunale Federale interpreterà e applicherà questa normativa.

Bene fanno, intanto, le istituzioni italiane a farsi parte diligente per chiarire con la Confederazione elvetica se vi siano doppie imposizioni che appesantiscono, anche all’estero, la posizione fiscale dei nostri connazionali residenti fuori dai confini domestici e che già in Italia sugli immobili sono costretti a pagare l’IMU come seconda casa pur in presenza di un unico, ed uno solo, immobile.

Avv. Alessandra Testaguzza e Carmelo Vaccaro

Il Dr Filippo Scevola alla SAIG per parlare dell’obesità e malattie gastroenterologiche

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Nel quadro delle conferenze medicali programmate dalla Società delle Associazioni Italiane di Ginevra, SAIG, lo scorso 24 marzo il Dr. Filippo Scevola, ha spiegato quali sono i rischi a cui i soggetti obesi sono confrontati.

“L’obesità è una sindrome clinica caratterizzata da un eccesso di peso in relazione all’altezza ad eccessiva presenza di tessuto adiposo. L’eccesso di peso in relazione all’altezza viene definito dall’INDICE DI MASSA CORPOREA (BODY MASS INDEX).

La prevalenza dell’obesità è in rapido aumento nei paesi occidentali e rappresenta (direttamente o indirettamente) una delle principali cause di morte nella popolazione.

L’obeso viscerale ha una più alta probabilità di sviluppare malattie come il diabete mellito, l’ipertensione, la cardiopatia ischemica, disturbi respiratori ed anche malattie tumorali. Molte malattie del tratto gastro enterico sono in stretto rapporto con l’obesità ed il sovrappeso.

Le più comuni sono la steatosi epatica, la cirrosi, la litiasi biliare. Anche il reflusso gastro esofageo e l’alterazione della motilità esofagea sono in relazione con il sovrappeso del paziente. L’adenocarcinoma del cardias e dell’ esofago distale sono spesso una conseguenza della patologia da reflusso.

Esiste inoltre un rapporto tra malattie infiammatorie, cancro del colon e sovrappeso.

Negli ultimi 30 anni, l’obesità in bambini ed adulti è diventato un fenomeno sempre più evidente e preoccupante nel mondo sviluppato. Scienziati e ricercatori in cerca di una risposta a questo aumento considerevole del disturbo sono sempre più convinti che si tratti di una malattia complessa e multifattoriale provocata da diverse cause.

Se alcune di queste cause sono più evidenti, come per esempio troppo cibo o poco esercizio fisico, ci sono molte altri fattori scatenanti che sono da prendere in considerazione ancora oggi poco noti.
Negli ultimi anni per esempio si è pensato che alcuni microrganismi presenti nel microbiota intestinale possono essere una tra le cause dell’obesità.

La maggior parte di questi batteri sono divisi tra firmicutes e bacteroides, la cui funzioni principali nell’intestino sono quelle di contribuire a modificare la struttura degli alimenti ingeriti in maniera che il corpo li possa digerire.

Esiste pertanto una relazione tra aumento ponderale e comparsa di malattie gastrointestinali.
Esiste inoltre uno stretto rapporto tra aumento ponderale e flora batterica intestinale. Le alterazioni della flora batterica possono determinare la comparsa di un aumento ponderale.
I grassi e gli zuccheri sono responsabili di queste alterazioni e quindi del sovrappeso.
Il trapianto di microbiota ( cioè di feci ) potrà essere una risorsa nella cura di diverse patologie fra cui l’obesità.”

Dopo le chiari spiegazioni la SAIG ha ringraziato il conferenziere e la presenza del Dott. Francesco Artale di cui è affidata la conferenza del venerdì 13 ottobre sul colesterolo e malattie cardio-vascolari.