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La “Carmen” di Silvia Priori a Ginevra per la XVIII Edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo.

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Arriva la “Carmen” di Silvia Priori a Ginevra per la XVIII Edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo.

Si è rivelato vincente il progetto “La culture italienne s’invite à Vernier” (La cultura italiana s’invita a Vernier), organizzato dalla Società delle Associazioni Italiane di Ginevra -SAIG- per il 2018. Per la realizzazione di questo progetto, che si chiude con la Carmen di Silvia Priori, determinanti sono stati la partecipazione della Città di Vernier, del Consolato Generale d’Italia a Ginevra e dell’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo (IIC).

Dopo il Concerto de “I Violinisti in Jeans” il 14 aprile, “La Compagnia Primo Sole” con la pièce “Filumena Marturano” il 19 maggio, “L’Opera dei Pupi Siciliani” della Famiglia Puglisi il 22 settembre, la performance del trio femminile del “Teatro Blu”, che ha infiammato e deliziato, il modico pubblico sia pur competente accorso per assistere all’esilarante spettacolo, ha chiuso la maratona culturale nella Città di Vernier.

A presentare gli eventi sopraccitati, tutti svoltisi alla Salle des Fêtes des Avanchets, il Coordinatore della SAIG, Carmelo Vaccaro con la presenza del Console Generale d’Italia a Ginevra, Antonino La Piana.

Un monologo eseguito magistralmente dall’attrice Silvia Priori, accompagnato dalle note della “Carmen” di Georges Bizet cantate dalla mezzosoprano, Tania Pacilio ed interpretate attraverso la danza dalla ballerina di flamenco, Maria Rosaria Mottola. Un trio coordinato ed espressivo che ha letteralmente brillato sul palco, scarsamente addobbato ma riempito dalla passione e professionalità degli elementi in scena.

Dopo un emozionante tour europeo in Italia, Svizzera, Germania, Francia, Austria, Slovenia è arrivata a Ginevra la Carmen di e con Silvia Priori che vede la regia di Kuniaki Ida e la partecipazione della ballerina Maria Rosaria Mottola e la mezzosoprano Tania Pacilio.

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Carmen è un personaggio possibile, non è uno stereotipo di donna, ma una persona conscia della propria sensualità traboccante, della propria personalità. Sarà la prima donna protagonista che dirà al pubblico “Carmen libera è nata, e libera morrà”.

“ Diserta, vieni via con me, la vita errabonda, all’ aria aperta, come tetto l’ universo, come legge la propria volontà ma soprattutto la cosa più inebriante: la Libertà, la Libertà!”
Lo spettacolo racconta la storia di un amore gitano che nasce, cresce e muore in cuori ardenti ed impetuosi e che tocca i vertici più alti della drammaticità. In un mondo fatto di zingari, di osti e di contrabbandieri, Carmen è un personaggio rivoluzionario, fuori da ogni schema sociale, un cavallo sciolto, un’ anima inedita, vera e aderente fino alla morte a sé stessa e al suo anelito verso la libertà, conscia della propria sensualità traboccante e della propria personalità. Una donna moderna, dunque, che si impone e non subisce, che si propone, forte e decisa al pubblico.

La Carmen di Bizet, fin dalla sua prima rappresentazione, suscitò subito forti perplessità; anzi, ancor prima, durante la preparazione, fu duramente ostacolata per i temi forti, l’immoralità della protagonista e la fine tragica. Ma ciò non fermò Bizet: convinto della bontà di ciò che stava facendo, portò a termine la sua Carmen così come lui l’aveva in mente. Ed ebbe ragione, perché, anche se non subito, ma di li a poco, Carmen fu molto apprezzata proprio per il maggior realismo della storia: questa è l’opera che apre le porte alla corrente Verista, che mirerà a rappresentare storie più attinenti alla vita ‘vera’, riferimenti a fatti di cronaca, personaggi più realistici e dotati di complessità psicologica.

La stessa ambientazione della storia immaginata dall’autore, la Spagna della Carmen non è solo un semplice sfondo su cui ambientare la vicenda o un elemento di colore locale, ma il terreno ideale in cui far muovere personaggi tanto forti; niente meglio delle sonorità latine può trasmettere l’energia degli istinti e delle passioni, con tutta la loro carica, bellezza e verità.

Carmen è una donna come poche: zingara (e perciò un’outsider, una persona che vive ai margini della società e della legalità), bellissima, passionale, incantevole. Ma il suo fascino, più che da una sensualità sfacciata ed esibita, viene da quello slancio vitale fortissimo, dall’amore smisurato per la libertà e l’indipendenza personale; non bada alle regole e ai ruoli sociali, non ha alcuna soggezione verso l’autorità, anzi, spesso se ne fa apertamente beffe. La musica di Bizet enfatizza il suo esprit moqueur, il suo modo di fare irridente, il suo vivere nell’attimo, come se la vita fosse leggera, leggerissima, tanto da poterla passare così… di slancio, come in una corsa a perdifiato, senza esitazioni, senza compromessi… e con tutti i rischi che ciò comporta.

Carmen è, dunque, uno spettacolo, innovativo, che insieme a “Butterfly” e “Traviata” compone la trilogia di Teatro Opera, appositamente creata da Silvia Priori per avvicinare il pubblico alla grandiosità e alla bellezza dell’opera lirica. Lo spettacolo, che ha una durata di circa un’ora ed è attualmente in tournée nei più bei teatri europei, è un emozionante connubio tra recitazione, danza, musica e canto lirico. In scena tre talenti che insieme alle più belle arie di Bizet, creano situazioni di grandissimo impatto emotivo, estremamente coinvolgenti.

La serata a Ginevra non ha deluso il pubblico che ha potuto assistere ad una performance che convince anche i puristi dell’Opera. La commistione di diverse tipologie di interpretazione crea nuove emozioni ed un innovativo punto di vista sull’Opera classica che tutti conosciamo. Una reinterpretazione convincente ed emozionante che arriva al cuore di chi assiste, in una maniera più diretta, in chiave moderna, come moderna è la Carmen immaginata da Bizet.

“XVII Settimana della Lingua Italiana nel Mondo” a Ginevra

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22829760_1694192207298113_8131547904981670282_oCiak, si mangia: Pane, cinema e fantasia alla SAIG per “XVII Settimana della Lingua Italiana nel Mondo” a Ginevra

di Carmelo Vaccaro

Ciak, si mangia. La SAIG nel suo programma, in occasione dell’edizione di quest’anno della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo dedicata al cinema, ha inserito anche una serata dedicata al cibo. L’evento si è svolto nei locali della SAIG lo scorso 20 ottobre, dove sono stati invitati alcuni amici della Società delle Associazioni Italiane di Ginevra, per celebrare l’evento annuale, anche per mettere in valore le prelibatezze culinarie italiche nel cinema.

Oltre ad alcuni presidenti delle associazioni aderenti alla SAIG quali Antonio Scarlino Ass. Regionale Pugliese, Menotti Bacci Ass. Lucchesi nel Mondo, Francesco Decicco Ass. Calabrese e al Coordinatore Carmelo Vaccaro, a presenziare la serata è stato il Console Generale d’Italia, Antonino La Piana, che ha rilevato l’importanza della collaborazione di tutti affinché si possa essere uniti per rappresentare meglio l’Italia all’estero, anche attraverso questi importanti appuntamenti come la Settimana della Lingua Italiana nel Mondo.

La realizzazione delle pietanze di questo particolare momento è stata affidata a Lisette e Menotti Bacci e a Roberto Corona che si sono eseguiti in una sinfonia in cucina, dove hanno preparato dei piatti in armonia con la stagione. Come entrata è stata presentata una “Terrine di cinghiale sul letto di rucola con cipolle Borettane”, seguito dal piatto principale, “Cinghiale in umido con le olive alla toscana e polenta tartufata” e, per terminare un delizioso dolce, “Panna cotta ai lamponi”. Naturalmente il tutto servito rigorosamente con vini tipici italiani.

Le pietanze delle regioni italiane sono state da sempre p22829048_1694192137298120_3264951298918712232_orotagoniste del cinema italiano. Inoltre, il cibo nel cinema ha rappresentato anche la fame oltre ad avere raccontato la voglia di solidarietà dell’Italia durante e, soprattutto, dopo la fine della guerra. Il cibo nel cinema ha anche messo in risalto la auten22815201_1694192100631457_4320609657169154662_ntica arte di arrangiarsi al meglio e sopravvivere alle tante avversità superate, tutti insieme, nei momenti più difficili della storia dell’Italia unita.

Il cibo per noi italiani è cultura e non solo gastronomica regionale o italiana, perché esprime le origini nativi, del ricordo dei vari sapori e di tanti desideri acquisiti negli anni esportati dalle emigrazioni nel tempo, il quale ha valorizzato costume e tradizioni di una gastronomia che è qualità, oltre ad essere commercio. La domanda è che c’entra questo col cinema? C’entra e come se c’entra! Basta pensare al forte legame che da sempre il cinema italiano rileva tra il racconto e il cibo in tavola. Dai film e nel corso dei decenni, le tradizioni gastronomiche del nostro Paese sono stati raccontatati, più di quelle raccontata nelle varie opere letterarie, nel profondo e costante modificarsi delle tradizioni gastronomiche, il costume e la storia dell’Italia

Con questa particolare cena condivisa da amici e collaboratori della Società delle Associazioni Italiane di Ginevra e, nella medesima occasione la SAIG ha voluto dare importanza al cibo nel cinema italiano, molto apprezzato nel mondo per la sua creatività e innovazione.

Carmelo Vaccaro